Ripensare il nostro futuro [di Graziano Milia]

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L’Unione Sarda 21 marzo 2020. Commenti. Nei giorni scorsi mi è capitato di scrivere su questo giornale di come questa pandemia possa imprimere un’accelerazione al declino della nostra civiltà occidentale.

Pensavo soprattutto all’incredibile capacità di questa parte del mondo di ritenersi, in un pianeta profondamente mutato, ancora superiore, quasi invincibile sino al punto di farsi avvolgere in un’incontrollabile e mostruosa ansia di onnipotenza.

Dopo aver scritto ho temuto di essere stato inopportuno e forse ho anche sperato di avere esagerato. Non era così, purtroppo. Anche noi, come Achille siamo vulnerabili. Anche noi come l’eroe omerico nell’essere immersi nel fiume Stige, le cui acque rendevano invulnerabili, siamo stati sorretti per un tallone che, quindi, invulnerabile non è.

Ebbene, anziché prenderne atto e reagire con il ragionamento ci facciamo travolgere rifugiandoci in illusorie e generiche parole d’ordine alla “andrà tutto bene”, sperando di garantirci un ordinario e ordinato ritorno alla normalità. In realtà così non sarà. Tutto sarà diverso anche solo per il fatto che la nostra generazione, al contrario di quelle che ci hanno preceduto, ha un rapporto con la morte molto più soccombente.

Molte cose saranno diverse, come il tenore economico e i livelli di democrazia, altre saranno uguali ma peggioreranno ulteriormente come la distribuzione del reddito: molti di più saranno ancora più poveri e pochi saranno ancora più ricchi.

Occorre pensare all’emergenza ma occorre anche avere la capacità di pensare al dopo senza cinismo, perché di cinismo questa società non ha bisogno.

Ripensare il futuro, con umiltà e con lucidità, solo così l’“andrà tutto bene” avrà un senso compiuto. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di politica. È sconfortante sentir dire “la politica in questo momento si faccia da parte”. Certo, deve sottrarsi alla polemica e alle logiche di parte strumentali ma non deve abdicare al suo ruolo e alla sua vera natura che risiedono nel programmare soluzioni, generando, se necessario, sommovimenti culturali o financo ribellioni. Purché, come scriveva Pier Paolo Pasolini rivolto ai giovani del ’68, lo sappia fare “con grazia”.
*PH.D. In Cultura e Storia medievale  del Mediterraneo occidentale

 

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