Oggi è la World Water Day – Giornata mondiale dell’Acqua [di Sergio Vacca]

Coghinas-Muzzone-Diga-U41425870690WGB--835x437@IlSole24Ore-Web

World Water Day, Giornata mondiale dell’Acqua è stata, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. Viene  celebrata ogni anno il 22 marzo con l’obiettivo evidenziarne l’importanza, la necessità di preservarla e di  renderla accessibile a tutti. Il tema di quest’anno tende ad approfondire lo stretto legame esistente  tra l’acqua ed il cambiamento climatico ed a ribadire l’importanza della riduzione degli sprechi, volontari o connaturati nel sistema dell’approvvigionamento e della distribuzione.

Due temi importantissimi per la nostra isola. La disponibilità della risorsa è assicurata in Sardegna, prevalentemente dai laghi artificiali, 32 dei quali appartenenti al Sistema Idrico Multisettoriale, gestito direttamente dalla Regione attraverso l’Ente Acque della Sardegna, sugli oltre 40 complessivi, alcuni dei quali appartenenti ad ENEL e ad altri organismi.

La stretta dipendenza climatica dell’approvvigionamento idrico, ancor prima che i cambiamenti climatici mostrassero drammaticamente oggi la loro influenza, fu alla base della riforma del Comparto acque dell’isola, voluta nella XIII Legislatura.

Ante 2006, infatti, i 32 invasi erano gestiti da diversi organismi, quali ESAF, Consorzi di Bonifica, Consorzi Industriali  ed Ente Flumendosa, ognuno dei quali adottava una propria programmazione nell’utilizzo delle risorse, che, nonostante una programmazione generale di livello regionale, non teneva conto della molteplicità degli usi dell’acqua a valle di ogni serbatoio.

Succedeva, ad esempio, che l’uso irriguo, a fine stagione, lasciasse l’invaso semivuoto e perciò non in grado di continuare a soddisfare altri usi, compreso il potabile.

La riforma si articolò su due livelli, uno di programmazione in capo ad un nuovo organismo, previsto dalla Direttiva  comunitaria sulle acque, la 2000/60, l’Agenzia del Distretto Idrografico, il primo ad essere istituito in Italia; un secondo, operativo, attraverso la creazione dell’Ente Acque della Sardegna, al quale fu attribuita la gestione unitaria di 32 invasi, che costituirono il Sistema Idrico Multisettoriale Regionale e perciò dei circa 1300 milioni di metri cubi annualmente invasati.

Il sistema delle utilizzazioni fu definito attraverso tre tipologie di organismi, i Consorzi di Bonifica per gli usi irrigui, i Consorzi Industriali per l’approvvigionamento di quel settore, mentre il sistema potabile e della depurazione vide la creazione di una società pubblica, a gestione privatistica, Abbanoa, le cui quote sono di proprietà dei Comuni e della Regione. Fin qui, in estrema sintesi, la riforma.

Lo schema soddisfa certamente alcune esigenze fondamentali: la programmazione e l’unitarietà delle gestioni per settori. ENAS accumulo e grande distribuzione, Consorzi di Bonifica ed Industriali, utenti di ENAS, distribuzione capillare nei rispettivi settori, Abbanoa, sempre utente di ENAS, distribuzione alle utenze civili e depurazione.

Il settore che prese immediatamente l’avvio fu quello della gestione degli invasi, attraverso l’unificazione di opere e personale provenienti dall’Ente Flumendosa e dai diversi Consorzi, oltreché dall’ex ESAF. Ai Consorzi, deprivati degli invasi, rimase, appunto la distribuzione; il problema più rilevante si riscontrò nell’unificazione operativa dell’ESAF e delle diverse gestioni comunali.

A distanza di circa 15 anni, la riforma può dirsi, se non compiuta, certamente in una fase avanzata della sua realizzazione. Il settore potabile e della depurazione manifesta certamente carenze rilevanti. Vuoi per la diversità delle tipologie di opere di potabilizzazione, distribuzione e depurazione, aggregati, ma anche dei sistemi di gestione, che non possono dirsi risolti ancora oggi.

Quella che sembra essere carente è la cultura dell’acqua, profondamente legata alla cultura del fare. Gestioni diverse, in quanto affidate a commissionari diversi, non riescono a garantire una gestione con criteri unitari in tutta l’isola: qualche punto di eccellenza, ma complessivamente molta mediocrità.

Riguardo – ad esempio – alla depurazione ed alla possibilità del riuso dei reflui, emerge profonda incultura e molta improvvisazione nelle azioni realizzate ultimamente, che, non tenendo conto di ricerche estremamente approfondite sul rapporto refluo/suolo realizzate dall’Ente Flumendosa negli anni ’90 del 1900, può comportare danni gravissimi alla risorsa suolo, fino all’estremo della desertificazione.

Da rilevare, inoltre, il grave problema delle perdite delle reti di distribuzione, particolarmente potabile, che supera di più di tre volte il limite delle perdite (fisiologico) a livello europeo. Abbanoa, in realtà, si trova in una condizione assai difficoltosa, legata allo stato delle reti ereditate dalle gestioni precedenti, sulle quali, tuttavia, da tempo interviene per la loro sostituzione.

Il punto ad oggi. Programmazione, almeno triennale, delle risorse idriche, assicurata dall’Agenzia del Distretto Idrografico, che emana direttive precise ad ENAS per la gestione ottimale degli invasi. Programmazione, sempre a cura di ADIS, anche per i settori delle utilizzazioni, con assegnazione annuale delle relative quote. Pur con talune discrasie, il sistema, nel suo complesso, sembra funzionare.

Potrà funzionare anche nell’ipotesi di una estremizzazione dei cicli climatici? L’incognita è rappresentata dalla costanza degli afflussi meteorici. Certamente può variare la distribuzione nell’arco di un anno idrologico o pluriennale; sotto questo profilo il sistema sardo appare sufficientemente resiliente, in quanto il numero degli invasi, con il possibile incremento dei volumi complessivi di invaso, attraverso il completamento di alcune opere in cantiere o in fase avanzata di progettazione, sembra poter mettere a riparo da crisi future e di vasta portata.

Tuttavia, la riparazione delle perdite delle reti, costituirà    un importante recupero di risorsa idrica.

La programmazione ed il miglioramento della gestione della risorsa idrica e delle opere, accanto all’incremento delle conoscenze sulla risorsa e sulle diverse fasi della sua gestione consentirà di non perdere, ma anzi di incrementare, quel grande patrimonio culturale realizzato nei decenni dalle Università sarde, dai Centri di Ricerca ma anche dagli Enti operativi.

*Sindaco di Milis. Già Professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari e già Presidente di ENAS

Lascia un commento