Coronavirus in Sardegna, dopo 21 giorni il disastro è nelle cose [di Vito Biolchini]
Ok, riordiniamo le idee e proviamo a fare il punto della situazione. Siamo chiusi in casa dall’11 marzo, ma era il 7 marzo quando il presidente Solinas chiedeva lo stop degli arrivi e della partenze dalla Sardegna: quindi è da almeno 21 giorni che l’emergenza Coronavirus è chiara all’amministrazione regionale. Dopo 21 giorni, gli operatori della sanità sarda hanno ancora gigantesche difficoltà a reperire mascherine e altri dispositivi di protezione individuale. Ieri, ad esempio (lo racconta l’Unione Sarda di oggi) la Assl si è limitata a consegnare alla Casa della Salute di Villacidro la bellezza di due mascherine. Due. I tamponi: dopo 21 giorni la Sardegna ne ha fatti circa 4200. Solo Basilicata, Valle d’Aosta e Molise ne hanno eseguiti meno di noi (il dato è riportato da Sardinia Post). Ospedali Covid, la Regione ha individuato sei strutture dedicate esclusivamente alla cura dei contagiati. Ma oggi l’Unione Sarda scrive che, a 21 giorni dall’inizio dell’emergenza, “non tutto sta filando liscio, se alcuni medici nei territori segnalano – ovviamente in forma anonima – che finora in alcune delle strutture previste dal piano «non è ancora stato predisposto nulla»”. Anche al tanto decantato Mater Olbia, che sta cercando infermieri di rianimazione e anestesisti su Linkedin (altro che “Siamo pronti”). Eppure stasera in conferenza stampa il presidente Solinas ha avuto l’ardire di dichiarare che “il Mater Olbia è pressoché pronto”. Emergenza Case di riposo: mentre alcune situazioni emergono in tutta la loro drammaticità (Casa Serena e San Nicola a Sassari, Bitti, Sanluri) dopo 21 giorni la Regione non ha ancora un piano. Ieri l’assessore alla Sanità Nieddu ha fatto l’ennesimo generico annuncio per poi limitarsi a dire “Gli anziani teneteli dentro le Rsa e se proprio qualcuno dall’esterno deve entrare, controllategli la temperatura”. Oggi sull’argomento il presidente Solinas non ha dato alcuna risposta concreta. Sul fronte della comunicazione, la Regione continua ad essere opaca. Dopo 21 giorni si rifiuta di dare i dati dei contagiati comune per comune; non ci dice in quali ospedali e territori gli operatori sanitari si sono contagiati; si rifiuta di darci i dati relativi a quanti tamponi sono stati fatti provincia per provincia; si rifiuta di dirci come finora sono stati spesi i soldi (il presidente Solinas tre giorni fa aveva promesso che ce lo avrebbe fatto sapere “al centesimo”, ancora non abbiamo visto nulla). Come se non bastasse, nella sua pagina Facebook la Regione continua a fare soprattutto propaganda. Dopo 21 giorni, solo da oggi i sindaci hanno un numero dedicato per poter comunicare direttamente con la Regione. Dopo 21 giorni non è ancora operativo un Comitato scientifico in grado di supportare la Regione nelle sue scelte. Qualche giorno fa è stato annunciato quale presidente l’infettivologo di chiara fama Stefano Vella, seguito dall’ortopedico sassarese Carlo Doria (che ci fa un ortopedico?). Oggi il presidente Solinas ha buttato in pasto all’opinione pubblica due nomi di rilievo come quelli del il farmacologo Luca Pani e del genetista Francesco Cucca. Ma fanno parte del Comitato scientifico? E il Comitato scientifico quando inizierà a lavorare? Intanto per fortuna ci sono state 586 assunzioni di personale sanitario. Questo è un dato positivo. La Regione ha costituito tre unità di crisi, una regionale e due locali, ma di queste ultime chi conosce l’esatta composizione? Intanto gli operatori sanitari sono costretti al silenzio perché altrimenti rischiano un procedimento disciplinare. Parleranno però ai magistrati, perché sulla gestione dell’emergenza in Sardegna sono al lavoro già tre procure per quattro inchieste (due a Sassari, una a Cagliari, Lanusei). Questi sono, a mio avviso, i fatti salienti. Conclusione: dopo 21 giorni di Coronavirus, in Sardegna il disastro è nelle cose.
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