Voci di donna nel silenzio [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda3 aprile.2020. Il Commento. Chissà quanti hanno ascoltato, per interrompere il rumore di tanto silenzio, una canzone che, più di tutte, lo celebra. “The sound of silence” di Paul Simon che con Art Garfunkel fu colonna sonora di amori e di proteste. Scandì come un’antica metrica, nel 1967, Il Laureato con un giovanissimo Dustin Hoffman, interprete del maschio che accetta la fragilità come dimensione irrinunciabile di una mutazione antropologica con le donne intenzionate ad autodeterminarsi. Una sorta di squillo di tromba della rivoluzione in arrivo. Come non emozionarsi sentendo “ma le mie parole come silenti gocce di pioggia/caddero ed echeggiarono nei pozzi del silenzio”; quasi en pendant con quelle di Papa Francesco che invita a reimparare a piangere e a non avere vergogna di guardare “l’anima nuda”. L’assenza delle relazioni riposiziona infatti la gerarchia delle priorità perché, per dirla con Attilio Bertolucci, “assenza più acuta presenza” altro dalle ossessive prossimità o da quelle accondiscendenti e strumentali. E il silenzio, agito come ecologia del cervello disabituato al rumore dei pozzi del silenzio e dei sentimenti, consente, per proseguire con Simon, di ascoltare “diecimila persone, forse di più/ persone che parlano senza parlare”. Come non avere le vertigini nel confronto tra un pugno di giorni di clausura e milioni di persone che, da millenni e in diverse confessioni, scelgono vite claustrali abitandole con determinazione avendo la meglio sull’accanimento del chiacchiericcio, mondano e sociale, letale come un virus, per citare ancora Bergoglio. Un silenzio operoso che ha costruito le dense geografie del sacro e della bellezza, senza uguali, anche in Sardegna. Che dire del silenzio, più loquace e scandaloso se a deciderlo, definitivo e laico, è Emily Dickinson che fece della sua casa un eremo. Lo celebrò con una perenne mise bianca non tanto per estetica abbigliativa ma perché metafora di un foglio refrattario al chiacchiericcio ma disponibile a pensieri e mappe per non perdersi. Uno stilista italiano, prima dell’epidemia, ha inteso, con una sfilata monocroma, quanto fosse variopinto il bianco di quell’immensa poetessa. Bussola da interpellare, soprattutto oggi: “Non conosciamo mai la nostra altezza finché non siamo chiamati ad alzarci. E, se siamo fedeli al nostro compito, arriva al cielo la nostra statura” (Lettera al mondo). Quanta sottrazione nel suo silenzio eremitico ma quanta potente interiorità in cui si agitano il suo e insieme il nostro tempo, a tutta prima, disperato e in realtà a promettere rinascita perché non è solo un non-luogo afono. E’ silenzio pieno di voci referenti nuove mutazioni antropologiche in cui il femminile occupa il campo giusto. Voci di donne, protagoniste del recupero di senso, sono quelle che si sentono. Competenti e autorevoli. Autentiche e rassicuranti. Equilibrate e belle senza ammiccamenti. Mentre una narrazione machista invade i media con chiacchiericci militareschi e bellici, dismessi persino dai militari veri che stanno dando prova di umanità, efficienza, compassione, loro, le voci di donna, sono il controcanto dignitoso di una comunità di uomini e di donne reali. E’ voce di donna una virologa che da Miami, traccia la via d’uscita. E’ voce di donna una giornalista che da Pechino predica che basta copiare. E’ voce di donna sempre una giornalista che la domenica pone le domande giuste agli scienziati e interpella, senza genuflessioni, la politica. E’ voce di donna quella delle ricercatrici precarie che consentono ai loro capi di diventare personaggi televisivi. E’ voce di donna quella di dottoresse, infermiere, OSS, addette alle pulizie che affollano le corsie dei tanti lazzaretti. Nel terzo dopoguerra, per usare la narrazione machista, nessuna tornerà a casa. Non accadrà come alle infermiere, care ad Ernest Hemingway, nel primo dopoguerra o nel secondo dopoguerra a operaie e segretarie. La vera voce di donna oltre che merito e competenza è infatti autocoscienza della scala dei valori. Le tante voci di donna che stanno impedendo al silenzio di diventare incubo hanno infranto definitivamente il tetto di cristallo. Quello del mondo reale.
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