Come ti soffoco la Sardegna dove se guardi i quattro mori vedi in dissolvenza Alberto da Giussano [di Carlo A. Melis Costa]
Se uno fa il monaco stilita nel deserto della Cappadocia e vive tra i ruderi appunto sopra una colonna dorica, allora basta sicuramente essere. Ma se uno vive in un consorzio umano deve anche comunicare le modalità del suo essere; altrimenti tutto si riduce a niente, come abbiamo imparato dalla favola di Hans Christian Andersen. Ho sempre accreditato Solinas di un furbo cinismo maggiore dei suoi caudatari, ciambellani e personaggi vari. Eppure, non dovrebbe aver scordato (vista anche la sua sfortunatissima avventura con la giunta Cappellacci) i rudimenti della industria del turismo e dei suoi tempi. Industria che ogni anno vive la sua fase organizzativa. al più tardi, nei mesi da gennaio a maggio. Prenotazioni, pacchetti, organizzazione di Tour operators crescono all’ombra dei mesi invernali e della prima parte della primavera. Sappiamo benissimo che il Covid-19 ha impattato in maniera assai lieve in Sardegna, nonostante il bizzarro paternalismo littorio di alcuni sindaci e il caos organizzativo della Sanità sarda e dell’assessorato che la governa. Gli stessi operatori della sanità hanno dimostrato la consueta professionalità e perizia che fa del sistema sanitario sardo uno dei migliori di tutto il territorio nazionale. Eppure, i messaggi che provenivano dalla politica regionale sarda, nella loro furia di declinarsi al contrario di quanto sostenuto dal governo del “traditore” Conte, hanno diffuso anche all’estero una sensazione di contraddittorietà, imperizia, confusione totale e caos primigenio che ha ulteriormente scoraggiato possibili turisti ed operatori. Non è difficile immaginare il tour operator che vuole fare arrivare turisti in Sardegna seguire di ora in ora con le mani nei capelli la serie caleidoscopica delle dichiarazioni provenienti da Villa Devoto. Soffia dunque un vento tetro, e si avvicina un odore di disastro su quella che oggi è la industria di maggior rilievo della nostra isola, con perdite globali stimate sino a 15 miliardi di euro, calo del il 13% del Pil secondo il World Travel & Tourism Council – Wttc, con ricadute apocalittiche sulla occupazione e drammatiche sul reddito della famiglie; e questo non certo perché vi è stata la pandemia che ormai regredisce in tutta l’Europa continentale e neppure perché siano state attuate le necessarie misure. La sensazione sgradevolissima, si ripete, è che il caos normativo e regolamentare sia stato generato al solo fine di andare a fronteggiare, controbattere in ogni modo la politica del governo nazionale. Non è in effetti la prima volta che i governatori leghisti danno l’impressione di ricevere istruzioni dirette da remoto dal casermone di via Belleri. Personalmente, provo un imbarazzo fortissimo nel vedere un assessore della sanità balbettare frasi tra il banale e l’incomprensibile con il distintivo di Alberto da Giussano all’occhiello. Se così veramente fosse (la speranza è l’ultima a morire) ci troveremmo di fronte al peggiore dei mali possibili, politicamente parlando. Cioè una dirigenza politica regionale che ubbidisce ai livelli centrali del partito cui aderisce, senza alcuna sollecitudine per le sorti del territorio che è stata chiamata a governare, senza nessuna visione o programma politico che non sia la tattica immediata. Io voglio sperare che Solinas voglia fugare questi dubbi. E voglia fugare anche un altro dubbio; dubbio che è ormai è vox populi. Che cioè l’ emergenza sanitaria sia giunta al momento opportuno a coprire manchevolezze ed incapacità per una giunta che non sembra avere nè strategia né visione politica. E che talvolta rivendica con orgoglio di essersi coperta di ridicolo. *Disegno di Carlo A. Costa |