La crisi ucraina vista dall’Armenia [di Ani Manukyan]
In questi giorni siamo tutti in ansiosa attesa di scoprire come finirà la rivoluzione in Ucraina. I piccoli stati, soprattutto quelli fortemente legati alla Russia, devono affrettarsi a leggere quel che succede e a trarne indicazioni utili. L’Ucraina è un paese dove avvengono cose paradossali, però facilmente comprensibili se si guarda alla sua storia. Un paese storicamente vicino alla Russia nonostante la parte occidentale sia stata prima austroungarica e poi polacca. L’Europa, in maniera ideologica, crede di poterlo dividere in occidente filo europeo ed oriente filo russo negando, in fin dei conti, lo spirito nazionale ucraino che ha una sua unitarietà. L’unico risultato che alla fine si otterrà sarà invece la Repubblica Autonoma di Crimea, che con molta probabilità finirà con l’aderire alla Federazione Russa. Come dicono i russi: “E’ arrivato il tempo di riprenderci il dono che avevamo fatto per sbaglio all’Ucraina durante il periodo dell’URSS, nel 1954, quando Krusciov ha letteralmente regalato la Crimea all’Ucraina”. In quei tempi si era trattato solo di un fatto amministrativo, un territorio che cambiava appartenenza dentro la federazione sovietica. Da allora però la penisola appartiene all’Ucraina e l’ha seguita anche quando, nel 1991, venne dichiarata l’indipendenza. Tornerà fra non molto, invece, ad essere di nuovo Russia. E’ un territorio di cui i russi sentono la nostalgia e la mancanza: un luogo di vacanze, dove sono vissuti i grandi della letteratura e delle arti, un territorio che è sempre stato russo nell’immaginario collettivo. La Crimea, dal suo canto, è stata luogo di dominazioni a partire dai tempi remoti: dai Cimmeri ai Bulgari, dai Greci agli Sciti, dalla Rus di Kiev ai greci Bizantini, dai Turchi ai Mongoli, dall’Impero Ottomano all’Impero Russo, dall’URSS all’Ucraina. E la fine non s’intravede ancora. L’incertezza di questi mesi è diventata importante per tutta la regione, ma soprattutto per un paese del Caucaso Meridionale come l’Armenia. L’Armenia è un paese piccolo, di antica civiltà cristiana, circondato da paesi islamici come la Turchia, l’Azerbaigian – con cui ha un conflitto territoriale – e l’Iran. Solo la Georgia, un paese anch’esso piccolo, è amico dell’Armenia. Per noi armeni, in virtù dei grandi rapporti storici, è stato naturale allearci con la Russia militarmente ed economicamente. L’Armenia, in virtù delle strette relazioni con la Russia, se la Crimea venisse persa, ovvero se quella penisola fosse interdetta ai russi, rischierebbe i pochi e limitati diritti di import-export attraverso il Mar Nero nella zona che attualmente viene gestita dai russi. L’Armenia non ha nessuno sbocco sul mare e quindi deve rivolgersi a quei paesi che possono dargli una mano. Fra questi la Russia, la Georgia e la Turchia, che condividono il Mar Nero con tutto il suo grande e importante traffico marittimo e con una logistica essenziale per tutti. Per la Russia la Crimea non può essere una penisola qualsiasi, a cui poter rinunciare facilmente. Per la Turchia, invece, si tratterebbe di un’occasione per allargare la propria sfera d’influenza sostenendo il diritto territoriale dell’Ucraina per la Crimea. In tal modo si marginalizzerebbe la presenza russa ed il controllo sul Mar Nero. Per l’Armenia questo significherebbe perdere un importante sbocco sul mare, attualmente fornito dai russi. La Turchia ha le frontiere bloccate con l’Armenia ormai da quasi 100 anni, si rifiuta di riconoscere lo sterminio degli armeni compiuto dai turchi negli anni della Prima Guerra Mondiale. Farà di tutto, come già fa, per ostacolare l’accesso al mare dell’Armenia. Noi armeni siamo un po’ come l’Ucraina, con il corpo verso l’Est (la Russia) e con la testa verso l’Ovest (l’Europa). Ultimamente anche l’Armenia è entrata a far parte dell’Unione Euroasiatica o del cosiddetto Spazio Economico Comune, ideata e gestita dai Russi, proclamata dal presidente Vladimir Putin. Anche una parte considerevole del popolo ucraino, quello del Maidan, era contro le scelte del presidente russofilo, contro l’Unione Euroasiatica, preferendo immaginarsi in Europa. Oggi anche la popolazione armena non è d’accordo con la scelta del suo governo. Pensa che in questo modo si chiudano le ultime porte verso l’Europa di cui il popolo armeno si è sempre sentito parte integrante. Ancora una volta le scelte dei governi non coincidono con le aspirazioni dei popoli. È pur vero che la posizione dell’Armenia è molto delicata: siamo amici dei Russi, li sentiamo fratelli, ma allo stesso tempo siamo europei. Sarebbe bello se Europa e Russia potessero vivere in amicizia e fratellanza. Così noi non ci sentiremmo divisi. * Ani Manukyan ha 24 anni, vive a Yerevan. Laureata in Lingue con Master in Traduzioni presso la “Yerevan State Linguistic University After Valery Brussov”. Parla russo, inglese, italiano, francese e rumeno. Esperta di storia dell’arte armena, lavora come guida turistica freelance. |
Quoto: ” sarebbe bello se Europa e Russia potessero vivere in amicizia e fratellanza. ”
Anche per gli Europei sarebbe un’opportunità per uscire dalla crisi economica e culturale in cui ci troviamo. Ci sono grandi mercati, a est di Berlino! E popoli con storia e civiltà a noi sconosciute, ma di grande interesse.