Musiche di fine stagione [di Franco Masala]
Cancellata definitivamente la stagione di concerti e d’opera 2020, la Fondazione Teatro Lirico annuncia gli scampoli di fine stagione, ridisegnando completamente la sequenza degli spettacoli. Questa volta al chiuso del teatro per soli 200 posti a serata “ma si sta lavorando affinché la capienza possa aumentare, senza però alterare le norme di sicurezza”. Fermo restando il problema ancora vigente dell’uso di luoghi per spettacolo al chiuso, è lecito spendere alcune parole sul cartellone. Per Autunno in musica 2020 sono programmati cinque concerti e tre serate d’opera ma non uno degli interpreti previsti in origine è stato confermato al pari delle musiche completamente sostituite, se si esclude la nuova composizione in prima assoluta del giovane oristanese Gabriele Cosmi, già applaudito nella stagione 2019 (la cantata Le Troiane, per l’inaugurazione del prossimo 9 ottobre). Ritorna Anna Tifu con il concerto di Šostakovič, ci sono Respighi, Haydn e Prokof’ev e l’oratorio profano Das Paradies und die Peri di Schumann ma è sparito Brahms e non c’è nessun Beethoven nonostante il 250° anniversario dalla nascita, universalmente celebrato. Il concerto con Schumann è a chiusura di stagione e sostituisce il Gala di fine anno previsto e probabilmente farcito di musiche più leggere e adatte alle festività, anche se funestate dal COVID-19. Analogamente, in campo lirico cartellone completamente nuovo anche se non si sentiva la necessità dell’ennesima Traviata, per di più in forma di concerto per le note ragioni. Novità a metà, e questa volta in forma scenica data l’esiguità di trame e personaggi, le due opere novecentesche di Gian Carlo Menotti, Il telefono e La Medium (rispettivamente già a Cagliari nel 1966 e nel 1953 con la grande Gianna Pederzini) mentre si tornerà alla forma di concerto con La vedova allegra, operetta celeberrima di Franz Lehár, anche questa assente da pochi anni – 2015 – seppure in una pessima esecuzione che chiuse malamente la gestione Spocci. Non è dato sapere se questa volta saranno svolte anche le parti recitate, non essendovi alcuna precisazione al riguardo. A programma svelato sarà lecita qualche domanda. Considerata la quarta edizione di Traviata in un decennio, non sarebbe stato molto meglio riprogrammare la Luisa Miller soppressa, assente dal 1967 e con un organico simile a quello del capolavoro verdiano, se il problema riguardava le masse corali e orchestrali sul palco come è stato detto? Era proprio impossibile recuperare il complesso Europa Galante di Fabio Biondi? Non si poteva inventare qualcosa riguardante la musica barocca che richiede in genere pochi esecutori? O puntare su opere che non richiedono il coro (un titolo per tutti: Il matrimonio segreto di Cimarosa) o lo hanno in modo ridotto? Quello che sembra mancare è un progetto coerente e di ampio respiro pur con tutti gli aggiustamenti che impone il momento drammatico che stiamo attraversando ma che dura ormai da parecchio tempo. Molti teatri italiani hanno rimodulato le stagioni con proposte anche innovative. Uno scatto di inventiva sarebbe gradito pure a Cagliari per accogliere le aspettative di chi non vuole soltanto titoli di cassetta ma un respiro più ampio. Intanto, dopo mesi e mesi, è finalmente comparso ma soltanto a stampa – e non dalle parole dirette del sovrintendente Colabianchi – un doveroso ringraziamento agli abbonati che hanno rinunciato al rimborso oltre all’annuncio “che l’uso dei voucher relativi al 2020 è consentito, a partire dalla Stagione 2021, esclusivamente per il rinnovo degli abbonamenti”. Era ora. *Gabriele Cosmi ©
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