Nuova musica al Lirico [di Franco Masala]

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Senza intervallo e con la mascherina regolamentare calata su metà viso, il ritorno della musica nel Teatro Lirico di Cagliari ha segnato un franco successo, fortemente supportato dai 200 spettatori ammessi ad assistere al concerto inaugurale dopo sette mesi di stasi forzata. Grande aspettativa per l’attesa riapertura anche se sminuita dal dispiacere di una grande platea forzatamente semivuota come da DPCM vigente.

Sugli scudi la nuova composizione del giovane musicista oristanese Gabriele Cosmi (classe 1988) su commissione del Lirico, già applaudito nel giugno 2019 in un’altra prima assoluta (Edipo ha lasciato Tebe). Nella nuova cantata Le Troiane per soprano, coro e orchestra Cosmi si rifà all’epos della guerra di Troia, cogliendo le dolenti donne della città nel lamentarsi della sorte iniqua che colpisce tutti i vinti.

L’incipit è straordinario: un rullìo di timpani rarefatto su un tremolo d’archi che cresce via via fino ad un tutti fragoroso e precede gli interventi solistici del soprano (la attenta e partecipe Joo Cho) che intona frasi in neogreco, atte a rendere il dolore dell’addio.

Frasi intonate per impersonare “le voci delle donne sopravvissute, consapevoli che il mondo che sino a quel momento hanno conosciuto è finito, distrutto dai falsi eroi greci”.  Le Troiane si sviluppano poi su un tessuto sonoro e vocale del coro non in contrasto con la voce del soprano ma tale da divenire parte fondamentale del pezzo fino all’esplosione finale che Cosmi governa magistralmente, fornendo una prova estremamente convincente del suo talento.

Massimo Zanetti ha diretto con convinzione e passione la nuova composizione che ha visto l’orchestra impegnata e consapevole insieme con il coro istruito da Giovanni Andreoli.

Il pezzo di Cosmi era incastonato tra due sinfonie “sovietiche” che non avevano nulla a che fare con il regime ma sottolineavano il carattere ironico dei due musicisti, filtrato attraverso il richiamo dichiarato a Franz Joseph Haydn (curiosamente evocato anche da Cosmi): Sergej Prokof’ev e Dmitrij Šostakovič, rispettivamente con la n. 1 “Classica” (1917-18) e la n. 9 (1945).

Decisamente più riuscita la esecuzione della prima con gesto elegante e fluido mentre l’altra sinfonia è sembrata meno centrata soprattutto sul versante grottesco che rimane una delle principali cifre stilistiche di Šostakovič e che Zanetti ha reso in modo meno brillante del dovuto.

Successo notevolissimo anche per Cosmi, giustamente acclamato dal pubblico esiguo (per forza di cose). In chiusura il maestro Zanetti ha rivolto al pubblico alcune parole, invitandolo a sostenere la cultura, vero e proprio faro in questi tempi grami, poiché “sembra che in questo paese se ne stiano scordando”.

* Antonio Canova, Ecuba e le donne troiane offrono il peplo a Pallade Atena, 1790-92 (Gipsoteca di Possagno) ©

 

 

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