Addio… per quanto? [di Franco Masala]
Tirava un’aria di smobilitazione l’altra sera al teatro Lirico di Cagliari durante il concerto diretto da Andrea Certa con pochissimi spettatori, non si sa se incapaci di far numero o di seguire musiche non consuete. La Suite n. 1 delle Antiche danze e arie per liuto di Ottorino Respighi si è dipanata elegantemente suggerendo il sogno del compositore bolognese di far rivivere l’antica musica italiana in pieno Novecento attraverso la concertazione del maestro Certa al suo debutto locale, a capo dell’orchestra. Si è poi aggiunto il coro (istruito da Giovanni Andreoli) per la Messa a quattro voci in La bemolle maggiore per soli, coro e orchestra di Giacomo Puccini, denominata anche Messa di Gloria in seguito a una controversia tra legittimi eredi del musicista e lo scopritore del manoscritto. Nonostante la sorella suora (e la composizione di Suor Angelica) e la carica secolare di organisti del Duomo di Lucca dei suoi avi, lo spirito religioso di Puccini è latitante e, pur trattandosi di un saggio di diploma scolastico (1880), abbondano le melodie liriche tipiche del Nostro. Vi è addirittura ciò che diventerà un autoimprestito: il Kyrie finale mutato nel Madrigale finto settecentesco del II atto di Manon Lescaut in uno straniamento totale che migra dalla religiosità alla frivolezza del boudoir della cortigiana parigina. Hanno prestato le loro voci alla Messa il nostro valente Matteo Desole e il baritono Giovanni Guagliardo che è sembrato un po’ affaticato rispetto ad altre prove positive. E adesso? L’ultimissimo, ennesimo DPCM mette il bavaglio a teatri, cinema e sale di spettacolo, cioè proprio quei luoghi che tra termoscanner, igienizzazione e distanza erano sicuramente i più ligi alle raccomandazioni. Di certo molto più dei frequentatori incalliti di piazza Garibaldi o del corso Vittorio Emanuele dove l’assembramento e i crocchi di persone sono all’ordine del giorno (e della notte). Perché lì sì e teatro e cinema no? Chissà invece le pressioni di parrucchieri ed estetisti su Conte, tra i pochi a poter aprire. Il che la dice lunga anche tra l’essere e l’apparire degli Italiani. Un fatto è sicuro. Non si potrà tornare a seguire ed eseguire musica dal vivo in tempi brevi e salta così anche l’annunciata Traviata di novembre che aveva un unico motivo di interesse nella presenza di Ekaterina Bakanova nel ruolo di Violetta. Ruolo che fu rivestito dalla bravissima (e bellissima) Rosanna Carteri nel 1963 al teatro Massimo accanto a un Luciano Pavarotti quasi imberbe. Piace ricordarlo a poche ore dalla scomparsa del grande soprano, ritiratasi precocissimamente tre anni dopo. *Rosanna Carteri nel 1964 © |