La giunta Solinas vuole varare un piano triennale per cancellare le regole costituzionali [di Graziano Bullegas]

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L’audizione presso la IV Commissione Consiliare sul Ddl 108 ha evidenziato la solitudine di questo governo regionale che in “nome del popolo” vorrebbe cancellare il sistema che regola l’urbanistica in Sardegna e con esso lo stesso paesaggio sardo e la bellezza delle nostre città e paesi.

Oltre alle associazioni ambientaliste, che hanno duramente criticato il provvedimento, si è registrata una sonora bocciatura anche dall’ANCI, dagli Ordini degli ingegneri e degli architetti, dai periti agrari, dalla Cna Costruzioni e dagli stessi albergatori e naturalmente da molti tecnici ed esperti di cui in questa rivista c’è una vasta e documewntata rassegna. Sono rimasti veramente in pochi a sostenere queste pericolose scelte urbanistiche.

Le Associazioni ambientaliste hanno messo in luce le numerose illegittimità, anticostituzionalità e criticità presenti nella norma presentata dalla Giunta Regionale ed emendata dalla Commissione.

Piuttosto che una legge per la “…. riqualificazione ed il recupero del patrimonio edilizio esistente, disposizioni per il governo del territorio … Misure straordinarie urgenti a seguito dell’epidemia da Covid-2019” appare una norma ben elaborata per raggiungere nei tre anni di vigenza la completa distruzione del nostro patrimonio abitativo, del paesaggio, e delle aree più sensibili dell’isola: le coste, i centri storici, le zone a tutela integrale, le campagne.

Non avevamo mai visto raccolti nella stessa proposta di legge tante assurdità urbanistiche e cosí numerosi motivi di palese illegittimità. Sembrerebbe che i legislatori regionali abbiano fatto una ricerca accurata di tutte le peggiori leggi esistenti in materia edilizia e le abbiano condensate nella norma in discussione.

Ricordiamo, solo per citare alcuni obbrobri urbanistici, l’articolo 1) che è di fatto un incentivo per le lottizzazioni abusive nelle campagne, l’art. 2) che grazie agli incentivi volumetrici fino al 50% consentirebbe la realizzazione di milioni di mc di nuovi volumi in qualsiasi luogo, perfino sulla battigia, riducendo gli standard urbanistici e rendendo sempre più invivibili le nostre città. Per non parlare poi delle misure anticovid utilizzate per giustificare ulteriori aumenti volumetrici nelle strutture ricettive.

Gli artt. 2) e 3) inaugurano il mercato dei volumi consentendo la libera compravendita di crediti volumetrici da ubicare anche a centinaia di metri di distanza.

L’intera norma rappresenta un salto indietro in materia urbanistica di quasi un secolo, anche rispetto alla legge urbanistica del 1942 e alle norme più recenti della Regione Sardegna: il Decreto Floris 2266/1983, la Legge urbanistica 45/1989, la Direttiva delle zone agricole 228/1994 e non ultimo il Piano Paesaggistico Regionale del 2006.

Si tratta di norme che prevedono uno sviluppo ordinato e armonico delle nostre città, che adottano misure per rendere i nostri paesi più vivibili e per tutelare il nostro paesaggio e il patrimonio ambientale e culturale. La legge in discussione pretende di cancellare, in un sol colpo, tutte queste norme e di riportare l’edilizia ad una sorta di deregulation urbanistica.

Insomma, un vero e proprio piano triennale finalizzato alla cancellazione delle regole di cui non si conoscono appieno i devastanti effetti sul territorio. Per questo motivo sosteniamo che la legge venga assoggettata a Valutazione Ambientale Strategica, come impone la normativa europea.

Siamo certi della illegittimità della legge in approvazione e chiederemo al governo di impugnarla. Resta purtroppo anche la certezza sui danni al territorio e al paesaggio, soprattutto quello costiero, che questa norma causerà nel suo periodo di vigenza prima della bocciatura e sui contenziosi legali che ne conseguiranno.

 

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