Transizione ecologica. Il nuovo nome di un nuovo ministero [di Sergio Vacca]

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Nei programmi del governo Draghi è previsto che il 37% dei fondi del Recovery Plan siano destinati all’ambiente, con un indirizzo innovativo, ricalcato nella nuova denominazione del Ministero della Transizione Ecologica.

Va preliminarmente ricordato che l’Italia è un paese ambientalmente fragile, che fece nel passato scelte politiche i cui riflessi ancora oggi si riverberano sul tessuto territoriale, sull’urbanistica, in un termine sull’Ecologia. Questo anche perché il miracolo economico del nostro paese si basò sull’edilizia, sul trasporto su gomma, con conseguenze speculative su aree edificabili e traffico.

Non solo, le scelte di politica energetica furono basate troppo a lungo sull’uso di combustibili fossili; solo negli ultimi anni è stata rivolta l’attenzione verso le fonti energetiche rinnovabili. Inoltre, fino ad oggi, convenienze di carattere economico, ma particolarmente di altro genere, hanno tenuto artificiosamente separate materie, ovvero politiche, sinergicamente compatibili, limitando ad un generico – e mai approfondito – concerto con la sostenibilità ambientale di una data iniziativa o politica.

All’atto della presentazione dei nuovi ministri, è stato manifestato da numerosi esperti di tematiche ambientali un iniziale scetticismo, a cui è seguita una maggiore attenzione al messaggio sotteso dalla nuova denominazione del Ministero. Transizione verso una maggiore integrazione tra ambiente ed attività antropiche, ovvero una maggiore attenzione verso le ricadute sulla qualità dell’ambiente di molte politiche, dalle energetiche, ai trasporti, a quelle industriali, delle infrastrutture, agricole, del mare e via elencando.

Considerate da sempre separatamente, la fondamentale unione tra le politiche ecologiche ed energetiche,  impone un modello comportamentale decisamente innovativo, basato su sinergie fino ad ora inesplorate nelle prassi ministeriali. Non solo, viene affidato al nuovo Ministero il compito di sovrintendere alle iniziative interministeriali che abbiano riflessi sull’ambiente.

Verranno ricomprese nel nuovo Ministero, perciò   in un unico quadro politico-amministrativo,  ecologia ed energia,  rendendo quindi stabilmente istituzionale il governo del rapporto tra l’uomo e la domanda energetica che esprime ed i comparti ambientali che caratterizzano il suo habitat, la qualità della vita che ne deriva e le modificazioni climatiche sempre più incombenti. Una grande sfida che il nostro Paese, buon ultimo tra i paesi economicamente avanzati, si avvia ad affrontare.

Una considerazione sul nuovo ministro. Scienziato e manager, professore di Fisica dovrà guidare la transizione energetica del Paese verso le emissioni zero. Qualche obiezione è stata posta nei confronti della cultura scientifica del ministro. Speciosa, verrebbe da dire. Rappresenta la migliore espressione accademica, un tempo appannaggio delle Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali, vere agorà, nelle quali potevano interagire scienziati delle diverse discipline di base. Ottima scelta!

*Già Professore di Scienza del Suolo dell’Università di Sassari. Sindaco di Milis

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