Cagliari del popolo [di Pier Giorgio Testa]
Potevamo immaginare che il Calcio italiano sarebbe stato, prima o poi, parassitato dalle esigenze del liberismo economico di oltreoceanica provenienza? Sì e, se non l’abbiamo previsto, abbiamo sbagliato, perché sono rimasti pochi i settori della vita dell’uomo dell’Occidente ricco e stucchevolmente grasso, che non sia stato individuato come occasione per ulteriormente ingrassare a vantaggio di pochi lucratori e in grave antitesi con i molti, ma inascoltati, che sono attaccati ai cosiddetti “valori morali”, oggi sempre più messi in discussione se non, direttamente, irrisi. Perché non è possibile a chi dallo Sport vuole speculare, essere obbligato a rispettare, come si dice oggi, “lacci e lacciuoli”, che derivano dal fatto che le squadre, non dipendono da quelle potenti Banche internazionali, le quali vorrebbero decidere chi , quando e come far giocare, in funzione dei guadagni, piuttosto che l’impegno a tenere in considerazione le esigenze del pubblico dello Sport più popolare. Ma il danno maggiore, i fautori della Super Lega, sembrano volerlo rivolgere alla Nazionale, che non potrebbe più convocare i (pochi) calciatori italiani dalle squadre di club più ricche, proprietarie dei giocatori più pagati: così, quella che è sempre stata, la partecipazione ansiosa di tante persone, neanche tanto interessate al calcio, ma che ancora sperano in una bella figura dell’Italia e del suo sport, non ci sarà più. D’altra parte molti tifosi di quelle squadre più titolate, dichiarano di far tifo per la propria squadra e non per la Nazionale. Ben diversa fu la povera squadra del Cagliari del 1970 che era la squadra dei sardi, amata in ogni angolo della regione, con un’intensità eguagliata solo dalla popolarità del Napoli di Maradona; alla vittoria del suo unico scudetto, si fu trascinati dall’orgoglio isolano. Riva, adottato dai sardi, non si allontanò più dalla squadra che gli diede notorietà e che lo “prestò”, come per altri suoi giocatori, alla Nazionale, che fu vice campione del Mondo del 1970. La protervia di chi crede che tutto abbia un prezzo e che tutto può essere comprato è possibile che si sgretoli davanti alla mancanza di entusiasmo e di tifo popolare che sarà la caratteristica delle sole squadre della Super Lega: speriamo che sarà chiaro per tutti che, assistere ad una loro partita, sarà eccitante come fare un prelievo al Bancomat, soprattutto per quanti non vorranno accettare le logiche dello strapotere dei soldi, che di sportivo, non sembrano avere proprio nulla. E l’entusiasmo non si vende né si compra.
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