La Misericordia di Emma Dante [di Franco Masala]
Dopo l’opera al Lirico anche la grande prosa ritorna al Massimo si Cagliari con la debita liturgia che ormai ci accompagna da mesi e mesi: distanziamento, igienizzazione delle mani, mascherina. L’occasione è ghiotta e riguarda lo spettacolo di Emma Dante – Misericordia – che dopo il debutto immediatamente precedente il grande lockdown del 2020 ritorna finalmente a girare per l’Italia, coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano. La regista siciliana costruisce una vicenda asperrima, fatta soprattutto di suoni e di situazioni più che di parole. Al centro è un bambino menomato cresciuto da tre prostitute, compagne della madre morta di parto che sublimano in questo trovatello il loro innato desiderio di essere donne e madri. Superato l’impatto iniziale con un grammelot che mescola il siciliano all’italiano, l’azione si dipana su una scenografia scarna attraverso gesti, bisbigli appena percettibili, dispetti accompagnati da musiche e luci (di Cristian Zucaro) provenienti anche dalla platea. Lo spettatore è ampiamente coinvolto nella vicenda del bambino che finalmente partirà per una casa d’accoglienza dove avrà “finestra, sole, termosifone” tali da portarlo a quella vita “normale” agognata dalle tre prostitute, costrette in un basso angusto e buio. Quasi a dimostrare che la maternità non è solo biologica ma dipende anche da chi i figli li cresce. Insomma è la “misericordia” che diventa amore anche in situazioni precarie e marginali. Le tre attrici, facenti parte della storica Compagnia Costa Sud Occidentale di Emma Dante – Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi – sono strepitose nel rendere la sguaiataggine e l’aggressività ma anche la tenerezza delle tre donne alle prese con il danzatore Simone Zambelli, bravissimo negli scatti meccanici della sua disabilità o nella ritrovata infantilità, senza una parola che non sia soltanto e significativamente “Mamma”. Uno spettacolo insomma da non perdere e tale da farci riflettere soprattutto a posteriori quando l’azione appena vista sedimenta e cova nell’intimo dello spettatore. *foto MasiarPasquali © |