Il decoro, l’ethos e la politica [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione sarda 29 luglio. La città in pillole. Decoro urbano è espressione che frequenta i discorsi dei decisori di qualsiasi rango. A guardare gli spazi pubblici, ci si interroga se la usino consapevolmente. Vero è che contiene una potenza eirenica come poche altre espressioni, ridotte da pratiche di governo a vezzi linguistici. Scivola senza intralci e, come il latinorum di manzoniana memoria, pare restituire autorità a chi la usa.

A maggior ragione ove si pensi che decoro, in origine, era sostantivo intrinseco a pratiche linguistiche assai specializzate. In larga sintesi, significava selezionare e usare precise combinazioni di parole in vista del genere letterario scelto.

Ma, per quanto si possa retrodatare, l’origine in questione è solo l’altro ieri ovvero nel tempo in cui la scrittura, specie quella alfabetica, formalizzò queste e altre regole. È ieri, infatti, quando Aristotele raccolse quelle linguistico-letterarie, ampliandone talvolta il senso, nella sua Poetica. Trasgressioni comprese.

Non era forse il secondo libro di questo capolavoro, quello in cui si tematizzano riso e commedia, focus di In nome della rosa di Umberto Eco? Quanto bene fa intendere questo maestro che il decoro non è solo stile o estetica ma anche ethos, il cui significato, dal più antico, luogo in cui si vive, si amplia a modalità del vivere e, certamente, del dire. Infine, è nell’ Etica nicomachea che Aristotele dirà irreversibilmente che è la politica la scienza pratica che costruisce l’architettura attraverso cui si governa la polis cercando, sempre, l’equilibrio tra interesse privato e bene comune.

Una giusta mediazione, i cui denominatori sono decoro ed ethos.

Costruire o selezionare parole e usarle in forme appropriate; abitare bene un luogo; agire comportamenti non lesivi dell’interesse comune: un’unica archè delle attività umane che oggi crediamo essere ambiti diversi. La città e la politica sono luoghi privilegiati e sintesi di un percorso di millenni, difficili da quantificare, per arrivare al “giusto mezzo” di cui tratta Aristotele.

Quanto accade a Cagliari nel centro storico, ormai periferia senza regole, e nei boschi, fonte di ricchezza nel passato e oggi deprivati di manutenzione, racconta della diffusa perdita di decoro e di ethos.

Ma le responsabilità hanno pesi differenti e se chi governa, di qualsiasi campo, usa le parole più alte delle fiamme e sempre a posteriori, come scrive Ivan Paone, non ha solo bisogno di ripassare un vocabolario ma di chiedersi se è idoneo; per scomodare ancora una volta Aristotele.

 

Lascia un commento