Atlantika [di Sergio Vacca]
C’era una volta Atlantide. Ma forse era la Sardegna. E’ il titolo di un articolo apparso sulla pagina culturale della Nuova Sardegna di alcuni giorni addietro, in cui si dà conto di una conferenza che il ricercatore del CNR e divulgatore scientifico Mario Tozzi ha tenuto ad Alghero. Studiando i nuraghi della parte meridionale dell’isola, afferma Tozzi, è possibile che la Sardegna venne devastata da un terribile tsunami, causa, sempre secondo Tozzi, di una catastrofe che avrebbe distrutto la civiltà nuragica. Tozzi cerca di dare veste scientifica alle ipotesi della possibile coincidenza di Atlantide con la Sardegna, avanzate dal giornalista e scrittore Sergio Frau, che al mito dell’isola di Atlante ha dedicato gran parte della sua recente attività pubblicistica. In una conversazione con Biancamaria Bruno su “Lettera Internazionale” (II trimestre, luglio 2010), dal titolo Le prime Colonne d’Ercole, Sergio Frau afferma “… come dicono le memorie d’Oriente, quest’isola d’Occidente può aver subito uno Schiaffo del Mare che ne cambiò la storia trasformandola, da paradiso che era, in un inferno di fango e di mal’aria ”. Tozzi, nel corso di una trasmissione televisiva, avendo sullo sfondo la Reggia nuragica di Barumini, affermò, roteando il martello da geologo, che l’interrimento della reggia fu causata dallo tsunami. Avanzata come ipotesi da Frau, una leggenda di questo tipo può anche risultare piena di fascino; espressa da un ricercatore del CNR risulta, eufemisticamente, alquanto bislacca. Scrissi tempo addietro alcune considerazioni, che ripropongo sinteticamente, sui miei dubbi che una causa esogena – lo Schiaffo del Mare, appunto – possa aver avuto sull’isola effetti di portata tale da sconvolgere l’assetto geomorfologico della gran parte delle pianure dei Campidani di Cagliari ed Oristano ed effetti sugli apparati collinari della Marmilla e della Trexenta. I miei dubbi sono legati ad osservazioni effettuate tra gli anni ’70 e ’90 del secolo trascorso, quando, nel corso degli studi per la Pianificazione delle risorse idriche della Sardegna, unitamente ai Maestri Angelo Aru e Paolo Baldaccini, lavorai alla caratterizzazione, alla cartografia ed alla classificazione dei suoli di gran parte delle aree pianeggianti della Sardegna, che avessero attitudine ad una utilizzazione agraria sotto irrigazione. In particolare, avendo aperto e studiato in quelle aree molte decine di profili pedologici[1] non ho trovato nelle zone ad occidente del Flumini Mannu di Samassi, caratterizzate geologicamente – come affermato da Giuseppe Pecorini[2], professore emerito di Geologia dell’Ateneo cagliaritano – da “coltri alluvionali, ora prevalentemente ghiaiose, ora limo-argillose o sabbiose, ben costipate, addensate, ferrettizzate ….. per pedogenesi antica…” alcuna traccia di anomalie geochimiche o di depositi fossiliferi, che possano far pensare ad un’ingressione marina di grandissima potenza. Queste osservazioni sono state effettuate in aree poste a quote sul livello del mare dell’ordine di poche decine di metri; ovviamente questo non può escludere che localmente, nelle vicinanze della linea di costa, a quote topografiche inferiori, possano essersi verificate anche in epoca “storica” importanti ingressioni marine. Le imponenti colate di fango, che hanno ricoperto molti degli insediamenti nuragici – a cui Sergio Frau fa riferimento nei suoi scritti e che evidenziò con belle immagini in una mostra fotografica tenuta nel 2010 a palazzo Boyl di Milis – sono di origine continentale; legate all’erodibilità dei suoli, ad esempio, delle colline della Marmilla, all’erosività delle piogge ed al grande disordine idraulico nelle aree collinari e pianeggianti, prodotto anche dagli incendi boschivi fatti, a partire dal pre-nuragico, per conquistare terre alla pastorizia. Né va ovviamente trascurata l’azione accumulatrice di sedimenti fini e finissimi ad opera dei venti. La spessa coltre di sedimenti che ha ricoperto fino agli anni ’50 del secolo trascorso la Reggia nuragica di Barumini, che – è appena il caso di sottolinearlo – è posta ad una quota sul mare di oltre 230 metri, è originata dall’erosione, trasporto e sedimentazione delle formazioni sedimentarie mioceniche sovrastanti l’area archeologica studiata da Giovanni Lilliu. Non è perciò ipotizzabile un evento che possa aver trasportato imponenti quantità di sedimenti da quote più basse per azione delle acque marine. Riguardo poi alle effettive capacità che onde di tempesta e tsunami possano trasferire masse d’acqua ingenti e movimentare blocchi di rocce o sedimenti terrigeni a lunghe distanze dalle coste, alcuni risultati significativi sono emersi da uno studio recentemente condotto dal Prof. Vincenzo Pascucci dell’Università di Sassari nell’area dell’Argentiera, NW dell’isola. Gli eventi più importanti, verificatisi verosimilmente cinquemila anni A.C., hanno riguardato lo spostamento di poche decine di metri di blocchi embricati verso il mare, del peso complessivo di circa 22 tonnellate, provocato da onde di tsunami altre poco meno di 7 metri e onde di tempesta di circa 26 metri. Nulla, evidentemente, che potesse raggiungere quote simili a quelle della Reggia nuragica di Barumini. Il fascino delle teorie di Sergio Frau può certamente colpire l’immaginazione ed entusiasmare. Ma la spiegazione di fenomeni naturali – annoverando tra questi la copertura di manufatti sotto spesse coltri sedimentarie – va assolutamente ricondotta negli alvei delle discipline che li studiano. E questo è il dovere principale di chi studia e – forse ancora di più – di chi divulga. [1] Scavi (sezioni di suolo), normalmente realizzati con l’ausilio di un escavatore fino alla profondità di alcuni metri, che permettono di controllare l’orizzontazione (divisione in strati) dei suoli ed il campionamento dei diversi orizzonti (strati di suolo).
[2] AAVV, Sardegna l’uomo e la pianura, a cura di Angela Asole, Banco di Sardegna, pp 79-86 |
Abbiamo letto con interesse il tuo articolo; Carlo vari anni fa aveva letto il libro di Sergio Frau; al di là delle affermazioni su uno tsunami, del quale anche lui dubitò, i corposi materiali studiati da Frau intorno ad una possibile indicazione della Sardegna come Atlantide rimandano ad una teoria affascinante che vide allora l’interesse dello stesso Lilliu, anche contro il parere di molti archeologi.
Meno male, ci voleva qualcuno che lo dicesse chairo chiaro! Grazie Sergio
Fa parte dell’uomo fantasticare e ipotizzare scenari apocalittici attraverso cui sostenere delle tesi ardite , se si è anche uomini di spettacolo questo diventa un automatismo funzionale al proprio ruolo .
Fa parte dello studioso ricercatore formulare ipotesi e cercarne la puntuale conferma .
Come è evidente la realtà è cosa molto diversa dalla fantasia e tu Sergio hai fornito a chi ti legge la vera chiave di lettura per interpretrarla con supporto di dati di fatto. Atlantide , seppure sia esistita (del che dubito!) non era la Sardegna.
Grazie!
Io mi chiedevo se non fosse mai stato trovato un pesce fossile, un gamberetto o una stella marina nei dintorni della reggia di Barumini? Immagino che uno tzunami di tali dimensioni oltre a traghettare detriti si sia portato dietro anche un po’ di fauna marina. Se nel fango appiccicato alle pietre nuragiche non è stato trovato nemmeno un po di sale marino come è possibile affermare con tanta forza l’esistenza dello tzunami?
Se dobbiamo per forza scegliere una tesi di fantasia da sostenere in televisione, io apprezzerei la versione che vede responsabili gli alieni del fango sui nuraghi. Mi pare che entrambe le teorie abbiano la dignità e scientificità adatta per il “Kazzenger” di Crozza.
Caro Sergio,
ma chi te lo fa fare a perdere tempo con le fantasie di Tozzi?
Ignazio
grazie per aver reso comprensibile l’argomento anche ad una profana ed ignorante in merito. La tua chiarezza è esemplare e ne ho tratto beneficio imparando qualcosa di nuovo,logico ed interessante.
E’ chiara l’inesperienza nel capo degli tsunami dell’estensore dell’articolo. Confondere tsunami con onde di tempesta è piuttosto grave. La salinizzazione dei terreni non è un problema. Testimonianze recenti a riguardo provengono dal Giappone, dove in seguito allo tsunami del 2011, la desalinizzazione naturale dei terreni è avvenuta nell’arco di circa tre mesi. Chi non ha fatto studi appositi nel settore tsunami difficilmente troverà qualcosa, infatti in Sardegna ci sono sedimenti che appartengono a tsunami che sono stati male interpretati. Ci sono testimonianze molto chiare le quali ci informano che Cagliari è stata di “recente” (non voglio dire quando) colpita da un maremoto con un run-up da 3 a 5 metri. Ebbene, i depositi di tale tsunami, male interpretati, hanno generato un accanito dibattito fra studiosi dal quale non se ne esce più. Manca la cultura dello tsunami. Un esempio? Uno dei sunnominati studiosi sostiene che nel golfo di Cagliari non vi furono tsunami perchè le condizioni giaciturali dei sedimenti dei fondali non ne recano traccia. Ora, in qualunque manuale sugli tsunami la prima cosa che viene detta è che non è possibile cercare tracce di tsunami nei fondali marini perchè le forti correnti generate dal fenomeno alterano completamente la giacitura dei sedimenti e soprattutto perchè bisognerebbe conoscere perfettamente la stratigrafia dei fondali prima dell’evento. A Cagliari c’erano (e probabilmente ci sono ancora in qualche angolo della città) sedimenti posti in posizione anomala contenenti malacofauna intatta proveniente da vari ambienti (fondali sabbiosi, rocciosi, fangosi etc.) e frammenti di ceramica nuragica. Due secoli fa tali sedimenti destarono meraviglia per la loro anomala posizione (100 m s.l.m.) -fu immediatamente escluso si trattasse di resti di pasto- e costituirono un cardine per la nascente geocronologia, tanto che C. Lyell dedicò ad essi un paragrafo di un suo libro. Poi ci si dimenticò di essi, ma nessuno mai azzardò una spiegazione differente riguardo la genesi di tale anomalia sedimentaria. Non è l’unica anomalia e non voglio dilungarmi. Dire che non è possibile si sia verificato un megatsunami perchè chi, pur essendo un eminente geologo, è privo dell’apparato culturale necessario a trovarli è troppo riduttivo e fuorviante. Non so se Barumini fu sommersa dalle acque, ma le mie ricerche indicano che qualcosa accadde.