I linguaggi dei gruppi dirigenti [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 9 settembre 2021. La città in pillole. In queste pagine Mario Sechi ha posto un quesito essenziale quanto potente. Cosa sia oggi la sardità e cosa si intenda ogni volta che un esponente delle classi dirigenti, vi faccia riferimento. In particolare, i decisori politici che, pro tempore brevi, occupano ruoli decisivi. Per alcuni il tempo si fa di lunga durata, una specie di fine politica mai; e ruoli e funzioni, non smettendo, si identificano con i destini personali. Un feudalesimo che agisce le regole di quello storico, ma occultato da un denominatore che accomuna, senza distinzione, tutti i decisori. Consiste in un’invarianza linguistica, abitata da due sintagmi quasi escatologici: sardità e identità. Per venirne a capo, è d’obbligo chiedersi perché non esistano studi su come si formino in Sardegna i gruppi dirigenti e sui loro linguaggi, in cui le retoriche sardo centriche e identitarie abitano indisturbate. Forse perché sono fonti di capitalizzazioni, monetaria e politica. Non ci sono settori, dai festival alle sagre o gruppi, formali o informali, in cui non agiscano potenti. Due studi della Fondazione di Sardegna ne evidenziano la dimensione ma anche l’implicita contraddizione che, argomentata, forse può rispondere al quesito di Sechi. L’erogazione di risorse pubbliche e private nei settori della cultura e dei beni culturali, di fatto, più che produrre beni e servizi per costruire una comunità educante, l’unica a garantire progresso e democrazia, tiene in piedi un sistema autoriferito. Welfare camuffato che spesso non solo deforma il passato ma soprattutto perpetua lo stato di perenne sviluppo del sottosviluppo. Un esempio eclatante? Gli attuali finanziamenti e narrazioni sui nuraghi che precipitano monumento e il periodo di riferimento nel grottesco, e ne mettono a rischio conservazione e tutela. Sono in realtà fuori terra che hanno attraversato le contemporaneità degli ultimi 3500 anni subendone l’influsso. Per superare il disagio delle semplificazioni che la complessità storica oggi subisce, si suggerisce, per chi non può recarsi a Londra, di entrare nel sito del British Museum. Vi campeggia “Nero. The man behind the myth” con un bellissimo ritratto di Nerone. Il prestito del Museo di Cagliari è emblema di un’importante Mostra, del distanziamento dalla pandemia, del ribaltamento degli stigmi su un imperatore romano. A proposito di sardità e di identità, quella è la terapia. Abbiamo bisogno di consapevolezza; di superare sprechi, stigmi e determinismi storici. Sardità e identità significano futuro. |