Di corsa [di Franco Masala]
In principio fu Filippide a percorrere quei 42,195 km (di oggi) da Maratona ad Atene per comunicare la vittoria sui Persiani nel 490 a. C. Poi, nel 1960, fu Abebe Bikila a tagliare il traguardo a piedi nudi alle Olimpiadi di Roma, le prime televisive della storia italiana. Oggi sono più di 35.000 gli italiani che nel 2013 hanno concluso una maratona per il solo piacere di farlo. Una gara di corsa che prevede un solo vincitore e numerosissimi altri runners che partecipano per provare se stessi, per condividere momenti gioiosi, per scacciare tristi pensieri. Non tanto per una medaglia d’oro quanto per un trionfo personale di antieroi per i quali la corsa non è stata vana. Del primo maratoneta – essenzialmente legato alla leggenda – e dell’umile militare etiope, oltre che di molte altre storie, tratta Marco Patucchi nel suo Maratoneti – Storie di corse e di corridori, riedito in versione tascabile da Baldini & Castoldi e corredato da una ricca bibliografia, quasi impensabile per i non addetti ai lavori. E’ una galleria di personaggi – uomini e donne – che sfilano nel loro cammino agonistico e umano in momenti difficili o esaltanti, che rimandano a tutti quegli oscuri runners che popolano strade e parchi all’inseguimento di un sogno e di un riscatto personale. Patucchi, giornalista economico di Repubblica, ama correre e, quindi, la sua testimonianza è partecipata in prima persona attraverso un racconto che fila agile (è il caso di dirlo !) e piacevole anche per chi non ha mai corso una maratona.
Si intuiscono la fatica, il dolore fisico, ma anche la felicità di avercela fatta. E non importa il tempo maturato o migliorato, non importa la sequenza degli allenamenti, magari strappati al tempo libero o agli affetti. Rimane la soddisfazione di aver vinto una prova con se stessi prima ancora che con gli altri. Si può allora considerare la maratona come una metafora della vita che contiene tutto: l’euforia degli inizi, la speranza di giungere alla fine, lo stallo della resistenza fisica, il pensiero della rinuncia, o, al contrario, la voglia di osare sempre di più. Significa che la corsa e la fatica non sono state inutili.
* Fotografia di Benedetto Mameli ©
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http://www.runnersworld.it/io-sono-un-runner-maurizio-baglini-runners-4072
tra le persone più varie che corrono la maratona c’è un noto pianista
La maratone di Roma, svoltasi domenica 23 marzo sotto una pioggia incessante ha rispecchiato esattamente quello che ha scritto il prof. Franco Masala (Si intuiscono la fatica, il dolore fisico, ma anche la felicità di avercela fatta).