L’insularità e la farina gramsciana [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 4 novembre 2021. La città in pillole. Capita che in un amen accadano molte cose. Persino in contemporanea, nel centro del potere e nelle periferie dell’impero. Non sempre nello stesso ordine. Conferma quanto labirintico sia il destino individuale e collettivo. Per cercare di carpirne ritmi e tempistiche, i possibili paralleli sono i brani musicali. In particolare le sintassi e paratassi del Jazz. Non tanto con l’andante, l’andantino, il largo, o l’adagio quanto con l’andamento denso di estemporaneità.

Scopriremo che più appare improvvisato e naturale, tanto più è pianificato e consolidato, grazie a mille tentativi e prove precedenti, che è linguaggio universale.

Marguerite Yourcenar, maestra di narrazioni, ci soccorre, in tal senso, raccontando la storia di Michel De Crayencour in Quoi? L’éternité. Dalla vicenda del padre capiamo quelle vorticose delle classi dirigenti agrarie che, nel corso dell’Otto /Novecento, si inurbano in tutta l’Europa. Sardegna e Cagliari, comprese. Canovacci che si replicano con la stessa traiettoria: politica, editoria, intrapresa privata. Cambia la scala.

Due saggi, su due sardi, ne sono conferma perché capovolgono paradigmi storici e storiografici sull’isola. Il primo è Il Diario politico di F. Cocco Ortu (1922-1929)(a cura di M. Pignotti), Edizioni dell’Orso, 2021, che sarà presentato, venerdì 5 novembre, alla Fondazione di Sardegna da E. Trogu.

Il secondo, Gramsci and the Ancient World, Edizioni Routledge (a cura di E. Zucchetti e A. M. Cimino), ci rassicura circa modi e contenuti dei Dialoghi, organizzati il giovedì dal Museo archeologico nella Basilica di San Saturnino, ispirati a quelli fondati da R. Bianchi Bandinelli che, con la sua scuola, nel pensatore sardo ebbe un saldo riferimento storiografico.

Nel Dialogo di giovedì scorso G. Paulis, grazie al profondo scavo nell’onomastica relativa a Torchitorio, ha sostenuto che, tra IX e X secolo, in Sardegna una classe dirigente locale, di origine militare, costruisce l’organizzazione che chiamiamo giudicati. Usano greco, latino, sardo e non sono fuori dal mondo.

Intanto nel Senato inizia l’iter per l’inserimento del principio d’insularità in Costituzione. Farina sarda, macinata con modalità gramsciane oltrepassando l’autoriferimento di certa classe dirigente, tentata ancora dalla “modernità passiva”, strada maestra per il sottosviluppo.

Sappiamo agire spesso, ieri come oggi, come intelligenza collettiva consapevole, senza piagnistei, abitando le pari opportunità che non è slogan femminista ma Costituzione. Facciamolo sempre.

Lascia un commento