Prove di (ri)partenza [di Franco Masala]
A due anni dall’interruzione forzata per la pandemia il Teatro Lirico di Cagliari ha presentato la stagione lirica e di balletto e quella concertistica per il 2022. Come di consueto l’inaugurazione – prevista per il prossimo 28 gennaio – è affidata a un titolo raramente frequentato ma assai fortunato negli anni Trenta del secolo scorso grazie anche alla magistrale interpretazione della diva Claudia Muzio: Cecilia di Licinio Refice, singolare figura di musicista religioso fortemente attratto dal melodramma. Potrà essere interessante ascoltare questo lavoro, affidato al direttore Giuseppe Grazioli, con la regia di Leo Muscato e la protagonista Martina Serafin, wagneriana doc. Tutte le altre opere appartengono alla gloriosa tradizione italiana con l’eccezione di West Side Story di Leonard Bernstein, finalmente recuperata dalla stagione 2020 e oggi di grande attualità per l’omonimo remake cinematografico di Steven Spielberg. In una giusta combinazione di titoli popolari e occhio al botteghino si passa da La sonnambula di Bellini a Manon Lescaut di Puccini attraverso L’elisir d’amore donizettiano e Ernani, capolavoro giovanile di Verdi che torna finalmente a Cagliari dopo quasi settant’anni di assenza. Qualche interesse viene dalle messe in scena comprendenti la regia di Michele Mirabella per Donizetti, già vista qualche anno fa, e la versione “sciistica” di Bepi Morassi per La sonnambula proveniente dalla Fenice di Venezia mentre le compagnie di canto non presentano nomi particolarmente risonanti. Piuttosto si potrebbe lamentare la latitanza totale di cantanti sardi di cartello. È vero che nemo propheta in patria ma non vorremmo che un Francesco Demuro, un Piero Pretti, un Matteo Desole (che stanno mietendo successi un po’ dappertutto) cantassero poco o nulla nella loro terra. E il pensiero va a Bernadette Manca di Nissa, presente una sola volta nell’Orfeo gluckiano del 1989 e assente per il resto nonostante una grande carriera internazionale. Il balletto previsto è il Romeo e Giulietta di Prokof’ev con il complesso di danzatori del Teatro dell’Opera di Kazan, che sarà interessante mettere a confronto con l’immediatamente successivo musical di Bernstein, derivati dalla matrice comune della tragedia di Shakespeare. Torneranno finalmente anche le presentazioni dei singoli titoli, affidate a nomi di sicuro richiamo e notissimi soprattutto agli ascoltatori di Rai Radiotre, da Giovanni Bietti a Carla Moreni. La stagione concertistica si aprirà l’8 gennaio prossimo con la Messa dell’Incoronazione di Mozart per proseguire fino a dicembre con un’alternanza di programmi sinfonici e concerti solistici per i quali peraltro non vengono indicati nel dettaglio i singoli brani e, addirittura, per i concerti da camera neppure i compositori. Non guasterebbe forse un’attenzione maggiore verso gli spettatori, fortemente penalizzati dalle vicende degli ultimi due anni che hanno visto un calo drastico delle presenze in teatro con vuoti imbarazzanti in sala, anche in occasione di proposte tutt’altro che disprezzabili come l’ultimissima Fille du régiment. È pur vero che purtroppo la diminuzione di spettatori riguarda un po’ tutti i teatri (e i cinema) italiani ma occorreranno strategie precise e una buona campagna pubblicitaria per recuperare e riprendere il filo interrotto con il pubblico al fine di riportare o portare per la prima volta a teatro il numero maggiore possibile di spettatori. Anche perché sono previsti almeno sette turni di abbonamento più gli spettacoli per ragazzi e varie repliche che sarebbe triste vedere a teatro semivuoto. *Stefano Maderno, Cecilia (Roma, Santa Cecilia in Trastevere) |