Gramsci e il mondo antico [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 9 dicembre 2021. La città in pillole. Tempo fa, in queste righe, si è fatto cenno al libro: Gramsci and the Ancient World, E. Zucchetti e A. M. Cimino (a cura di). Editato da Routledge (London and New York), antica casa editrice, il cui catalogo comprende diverse declinazioni delle Scienze umane e pensatori come Lévi-Strauss, Russell, Popper, Wittgenstein.

Gramsci è nella Sezione Monographs in Classical Studies, a significare il nesso tra il pensatore e il mondo antico, e l’influenza del suo pensiero su molti classicisti che hanno usato categorie gramsciane nell’interpretare eventi, immateriali e materiali. I contributi sono in inglese, compresi quelli degli italiani, e ciò dà al libro una dimensione internazionale che ormai è una delle cifre del pensatore.

Tradurlo farebbe bene a chi lavora sul passato. Ai sardi che, quando siamo sull’orlo del baratro, rincorriamo un improbabile passato piuttosto che indagarlo al meglio e investire su tutela e manutenzione.

Farebbe bene, anche a chi, spesso immotivatamente, rinchiude Gramsci in un recinto troppo stretto. In apertura, i curatori, evidenziano che la data di edizione è quella del centenario del Partito Comunista, onde evitare dubbi sul dove, comunque, situarlo. Gramsci, nei tanti contributi, è indagato su punti di vista che sottendono fasi della sua vita poco esplorate.

Da dove nasca, ad esempio, l’amore per il mondo antico fino a voler fare il glottologo ovvero l’archeologo delle parole? Si tratta di approfondire il Gramsci sardo, ancora ancorato alla biografia, un autentico capolavoro, di Giuseppe Fiori. L’orizzonte non esaurisce il Gramsci liceale; la relazione con i docenti di Santu Lussurgiu e del Dettori; le biografie delle persone che inerirono nella sua formazione.

Una comunità educante strutturata, di cui libri e riviste, ritrovati fortunosamente ed esposti di recente al Dettori, pane quotidiano di un liceale di grandi letture e aspirazioni, sono la punta di un iceberg.

Che dire infine dell’incidenza di Gramsci su Bianchi Bandinelli, la sua scuola, i Dialoghi di Archeologia? Ci riguardano. L’archeologo insegnò a Cagliari nel secondo dopoguerra. Mario Torelli e Fausto Zevi, suoi allievi, furono chiamati, nei primi anni Settanta, da Giovanni Lilliu, nella sua cattedra.

Intanto il Museo archeologico, che il ministro Franceschini ha voluto autonomo, non solo per le sue collezioni ma, forse, perché è un fulcro di prestigiose genealogie scientifiche e intellettuali, ha voluto, con i suoi Dialoghi, riannodare fili spezzati per farsi comunità.

 

Lascia un commento