Quis fuit horrendos primus qui protulit enses?(1)Divitis hoc vitium est auri, nec bella fuerunt Faginus stabat cum scyphus ante dapes…(2) [di Franco Mannoni]
Tibullo dice bene: maledetto il giorno in cui nella vita dell’uomo fu introdotto l’uso delle armi. Il poeta dell’amore e della bellezza, individua nella bramosia di ricchezze e di potere l’origine della guerra. E non sbaglia, nell’apparente semplicità del suo poetare, anche se rapportiamo il particolare al generale, il piccolo caso alla grande dimensione. Anche noi, cittadini del ventunesimo secolo, possiamo ricorrere a pensieri semplici e basilari per spiegare e opporci alle correnti che, attraverso la competizione per realizzare beni e accumulare primati, creano il conflitto e preparano la guerra. Pur tenendo presente l’avviso circa la complessità che caratterizza la rete dei problemi che avviluppano la vicenda quotidiana. È ancora il poeta latino a ricordarci che “Divitis hoc vitium est auri, nec bella fuerunt, Faginus ristabat cum scyphus ante dapes…La lotta, la sopraffazione, la guerra, l’omicidio sono radicati nel cuore dell’uomo, sono elemento costitutivo del suo essere sulla terra? Si può dare una o l’altra risposta alla domanda. Ma neanche dalla risposta affermativa può discendere una condizione di ineluttabilità della violenza e della guerra. Perché se è vero che dentro la psiche di ciascuno, come dentro la psiche collettiva, è acceso lo scontro fra eros e tanatos. Se è pur vero che all’interno di ciascuno si annida, evidente o occulto, operante o controllato, il seme del male, tuttavia queste forze trovano temperamento e gestione ad opera di sentimenti, principi e regole che il percorso della civiltà ha costruito. Così la natura, l’esperienza, i lasciti hanno creato i canali entro i quali la volontà, il desiderio, la bramosia sono incanalati e condotti. “Hoc est vitium divitis auri … ammonisce il poeta. I grandi cambiamenti nella storia sono stati innescati da bramosia, da logiche di potenza e altro. Ma sono stati bilanciati spesso da sistemi di pensiero che ne hanno costituito la motivazione e/o la giustificazione. Quando il temperamento non ha funzionato, allora si è scatenata la violenza e la guerra. Se guardiamo all’esperienza vissuta in un tempo recente, considerato, a torto, esente da guerre, riscontriamo la contraddittorietà fra i proclami di pace e l’esercizio reale della guerra come focolaio permanente. Dopo la fine del secondo conflitto mondiale abbiamo conosciuto la guerra in Corea, nel Vietnam, nell’Afganistan, in Iraq, in Siria,nelle Falkland e in numerosi ma non irrilevanti episodi minori. Il lungo periodo di pace ha riguardato invece l’Europa e l’Occidente in genere e la Russia. Gli Stati Uniti, la NATO e la Russia hanno continuato però a praticare fuori da casa propria. Nel mentre il progresso tecnico, l’apertura dei confini agli scambi, la mondializzazione dei mercati hanno proceduto secondo l’ideologia sviluppista. Hanno fatto i loro passi, dominati dal pensiero liberista, la competizione fra aree e sistemi, il dominio del business sui diritti, la società del rischio,le disuguaglianze. Quale equilibrio poteva garantire, a lungo termine, un sistema nel quale la lotta per prevalere nel progresso tecnico, per impadronirsi di risorse scarse e rare, per controllare la finanza e gli scambi rappresenta la caratteristica? Un sistema nel quale la democrazia delle istituzioni è divenuta sostanzialmente minoritaria? Il nocciolo del male, presente come una tara nell’animo umano, diviene ipertrofico nel potere privo di contrappesi democratici e scatena la smania di dominio. Nec bella fuerunt…non ci furono guerre quando una semplice ciotola di legno stava sulle mense! La minaccia nucleare agitata sciaguratamente dal despota russo ci richiama, nella sua scelleratezza, ai fondamenti del nostro vivere, nel ventunesimo secolo, in un pianeta la cui stessa sopravvivenza è messa in forse. Come si tengono insieme i temi dell’uguaglianza, della democrazia, della solidarietà e della pace! Dobbiamo ricomporre il mosaico frantumato in un pensiero lungo, nella visione di una cosmologia della convivenza e non del dominio. E su questo la civiltà occidentale, nella sua tragica decadenza ha mancato . Che le masse oggi nelle piazze per manifestare contro la guerra e i genocidi possano dare lo slancio per un nuovo inizio, che parta dal rifiuto della guerra e del sistema del quale il conflitto si alimenta? 1. Chi fu il primo a inventare le orribili armi? 2. Questo è colpa del ricco oro. Non ci furono guerre/ Finché una tazza di legno di faggio era posta dinnanzi alle mense.
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