La pedagogia delle letture fondamentali [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda, 6 gennaio 2022. La città in pillole. Ci sono libri che vanno incontro al lettore per essere letti con urgenza. Una sorte che li ascrive alla categoria dei fondamentali. L’elenco ricostruirebbe mezzi e modi di un’educazione: dalla storia alle storie immaginarie; alle geografie di culture e civiltà. Di fatto, il paesaggio delle personali conoscenze e competenze.

Si scoprirebbe come si è formata la massima di queste: la competenza sentimentale e relazionale, grazie a cui le vite individuali interagiscono e consistono nella storia. Perché non siamo solo quello che mangiamo ma molto ciò che leggiamo e le pratiche di relazione che agiamo. Si potrebbe chiamarla pedagogia dell’immaginario da una parte e, dall’altra, del viversi come soggetti storici. Senza, la nostra materialità è un’incompiuta.

Avremmo mai ambizioni e desideri, se non ci fosse un sostrato di letture che non smette di pretendere di essere alimentato? Non è forse la lettura ciò che rende affollata qualsiasi solitudine? Saremmo altrettanto curiosi e problematici, senza? Perché più che dare risposte, la lettura interroga. È sostanza di ogni comunità che è educante, se si interroga.

Questi i pensieri grazie ad un libro, trovato per inciampo, in un Natale, ancora nell’attesa. Il titolo è Biografia di Gesù secondo i Vangeli, di Gianfranco Ravasi. L’autore, biblista e presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, è noto per le note, un riferimento rigenerativo, che scrive nel Sole24Ore.

L’approccio, per i tanti campi disciplinari abitati dall’autore, restituisce centralità alla storia degli eventi e della cultura materiale, non solo nel tempo della prima diffusione del Cristianesimo nel mondo giudaico, la cui rivolta contro Roma, tra il 66 e il 73, approderà alla distruzione del tempio di Gerusalemme e alla diaspora.

La biografia di Cristo e dei Vangeli dentro la storia e non in un astratto altrove, è lo sguardo del cardinale Ravasi, che, con gli strumenti dell’esegesi e dell’epistemologia, ricostruisce vissuto e contesto di un ragazzo che, con i suoi compagni, cambierà il mondo.

Ne ribalterà canoni e paradigmi. Oltre a Cristo campeggia, anch’egli interrogante e progettante, Paolo di Tarso che, tra il 44 e il 58, con viaggi e lettere sarà generativo di tante comunità cristiane. E la Sardegna? Non stava fuori dalla storia. Una conferma, materiale e simbolica, tra le tante, nella splendida coppa in vetro con Cristo benedicente, trovata ad Ittiri nel 1839, esposta nel Museo archeologico di Cagliari. Raffinata biblia pauperum da leggere con occhi diversi.

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