Identità, eredità, appartenenza [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 14 dicembre 2021. La città in pillole. Alla domanda su come definire Cagliari e la Sardegna, sovviene a chi abbia la volontà di interrogarsi, la frase di Hannah Arendt: «Mi sento quella che sono in realtà, “una donna che viene da lontano”», contenuta in una lettera del 1950 a Martin Heidegger. Cosa c’entrano Cagliari e la Sardegna? Apparentemente nulla. In verità tanto. Le implicazioni della frase, infatti, riguardano tutti. Non essendo strettamente autobiografiche, comprendono persino il destino della filosofa. Si potrebbe trovarvi un nesso con l’indimenticabile Trieste è una donna di Umberto Saba e con l’altrettanto celebre declinazione, ogni città è una donna; o con Roma de Il pianto di un’escavatrice di Pier Paolo Pasolini, in Le ceneri di Gramsci; e, infine, con Le città invisibili di Italo Calvino. Hannah Arendt, in verità, riproponeva al suo antico amore e maestro, da cui l’avevano divisa percorsi ideologici e di vita, i temi dell’identità personale e dell’appartenenza. Nel suo caso, l’ebraismo. Lo fa, a partire da sé e dalla realtà, effettivamente, agita. La consapevolezza di sé e del percorso, umano e intellettuale, le consente di interpellare nodi irrisolti, suoi e dell’umanità, passati e contemporanei. La rinascita, nel secondo dopoguerra, per avere senso, necessitava di uno sguardo, lucidamente differente, finanche sugli orrori di cui anche lei fu vittima e complice Heidegger. Sguardo che rese possibile la ripresa del loro rapporto e di scrivere, Eichmann a Gerusalemme: resoconto sulla banalità del male. Cronaca del processo, tenutosi nel 1961 a Gerusalemme, contro un efferato nazista, con aspetto e comportamenti da ligio cittadino. Ecco perché la frase di Arendt non si riferisce alla banalità della sua o di una qualsivoglia autobiografia ma a quanto ciascuna possa essere generativa nel ricostruire le genealogie precedenti nei luoghi riconosciuti dalla comunità. Quelli dove si creano le appartenenze. Di conseguenza, interrogarsi su come definire Cagliari o la Sardegna significa poter dare valore alla loro reale eredità, che viene da lontano e che traccia una traiettoria che tutto problematizza. Solo così non ci si discosta da quel che si è realmente e che chiamiamo identità o da ciò che si ritiene essere appartenenza. Identità e appartenenza discendono da solide pratiche di relazione con la complessità. Ogni scorciatoia è, per citare Aldo Rossi, funzionalismo ingenuo o bulimia falsificante. Attualmente sembra di ravvisarli in molti atti della pianificazione e delle decisioni, cagliaritane e regionali. |