La pandemia e la lezione di Manzoni [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 13 gennaio 2022. La città in pillole. A due anni dall’inizio della pandemia, non sorprendano i mutati linguaggi e sentimenti anche nei media mainstream. Chi ha avuto un insegnante che lo abbia annoiato con la lettura de I Promessi sposi di Alessandro Manzoni, ringrazi. Perché, come da un romanzo di formazione che si rispetti, ha imparato a riconoscere comportamenti e antropologie nell’evenienza “imprevista” che tutti chiamano pandemia. C’è persino quel Don Ferrante, archetipo di ogni negazionismo e complottismo a venire. Di fatto, Manzoni pratica l’archeologia del presente. Non fu il primo ma tra i più efficaci. Lo fa attraverso lo scavo nel variegato vissuto di una città del Seicento. Vi si intravvede la baricentrica funzione dei luoghi di cura, tuttora, imprescindibili nel paesaggio urbano. Nell’ Origine del dramma barocco tedesco, Walter Benjamin, nel 1925, riconoscerà proprio a quella fase storica l’inizio della modernità, delle sue complessità e contraddizioni. Cagliari è un ottimo caso di studio. In altri termini, i luoghi che hanno curato centinaia di generazioni, sono stati se non generativi, certamente, centrali nella forma urbis dei diversi periodi. Ben prima del 1652 e del voto della Municipalità a Sant’Efisio, perché guarisse la città, che rappresenta negli effetti, malgrado l’apparenza, una soluzione di continuità rispetto a pratiche taumaturgiche di antica data. Di conseguenza, il ragionamento di Benjamin su Barocco e modernità, ben si attaglia ove si pensi che l’allegoria, attraverso cui il fenomeno esprime grammatiche e sintassi sorprendenti, è il paradigma, a Cagliari, di radicali trasformazioni urbanistiche, scientifiche, sociali. La laicizzazione dei luoghi di cura, nonostante il perdurare di pratiche salutifere tradizionali, porterà, ad esempio, al primo impianto del Lazzaretto di Sant’ Elia, completato con i Piemontesi. Ma pure alla messa in opera della chiesa di Sant’Antonio in Via Manno. Prese il posto di una preesistente, annessa all’ospedale medievale poi dismesso col trasferimento al San Giovanni di Dio ad opera di Gaetano Cima. Altre cliniche sorgeranno sull’antico asse viario, in uscita da Cagliari, a corona dell’Anfiteatro romano a formare un polo sanitario integrato alla coeva trasformazione dell’Educandato dei Gesuiti in Ospedale militare. Come nel passato Cagliari, per provare a consistere ancora nella modernità, necessita di nuovi luoghi pubblici che curino, in osservanza dell’art.32 della Costituzione, e di trasformare gli antichi in contenitori della memoria. |