Pagliacci encore…[di Franco Masala]
Sono passati ormai due anni e più da quando il teatro Lirico di Cagliari si chiuse con la quinta recita di Pagliacci in occasione del primo lockdown da COVID-19. Dopo un periodo travagliato – anche di spettacoli stop and go – riprende l’attività teatrale senza mascherina o altri presidi sanitari nella speranza di un definitivo ritorno alla (quasi) normalità. La breve stagione estiva ri-comincia – inopinatamente – con il capolavoro di Ruggero Leoncavallo, peraltro di casa nei teatri cagliaritani fin dal dicembre 1893 con un battage pubblicitario che impegnò il direttore, Marcello Vinelli, a presentare il libretto e l’opera su L’Unione Sarda con grande dovizia di particolari. Sulla scia della fortuna del Verismo in musica, già veicolata da Cavalleria rusticana di Mascagni a Cagliari fin dal febbraio del 1892, anche il capolavoro di Leoncavallo cominciava la sua storia. Singolarmente, sia la prima edizione del 1893 sia la seconda nel 1899 fecero spettacolo a sé senza il tradizionale abbinamento che, successivamente, dal 1903 al 2009 vide insieme il dittico Cav/Pag, come si usa abbreviare, secondo una prassi consolidata in tutto il mondo. Ciò non aveva impedito, naturalmente, altre soluzioni come il fatto che le due opere erano state rappresentate nella stagione del 1899 consecutivamente ma in serate diverse, o, soprattutto, che nella seconda metà del Novecento Pagliacci venisse abbinata a opere di Ennio Porrino (Gli Orazi nel 1951 e L’organo di bambù nel 1979) prima di tornare da sola, preceduta da brani sinfonici di Puccini e Mascagni, nella produzione di Franco Zeffirelli nel 2013. La vicenda del pagliaccio che recita la vita con la morte nel cuore fino alla duplice tragedia finale gode di grande popolarità e consente, di volta in volta, attualizzazioni o edizioni filologiche a fronte di una partitura che sfoggia anche raffinatezze che, a confronto con la solita Cavalleria, passano in secondo piano. Consoliamoci dunque con l’ennesima occasione per apprezzare la scrittura del musicista napoletano. Ben diciassette edizioni, dunque, metà delle quali nel secondo dopoguerra. Non si può dire che se ne sentisse la mancanza ma forse su tutto ha influito la possibilità di utilizzare l’allestimento dell’Ente “Marialisa De Carolis” di Sassari che dovrebbe riprendere un percorso di collaborazione travagliato e mai realmente decollato. Dal punto di vista vocale Sergio Escobar tiene la scena con vocalità piena come forse i più si aspettano per il ruolo di Canio, rinunciando a finezze espressive che già decenni fa la lettura di Herbert von Karajan ci ha rivelato. Il giovane soprano Anastasia Bartoli dona sensualità a Nedda con voce timbrata e sicura, costruendo progressivamente il personaggio nonostante, ahimè, una dizione piuttosto oscura. Dei due baritoni la palma va alla vocalità solidissima di Ernesto Petti che esalta la bella e scandita esecuzione del prologo e dà a Tonio la giusta perfidia, mentre Leon Kim sfoggia alcune eleganze vocali quale Silvio. Christian Collìa canta efficacemente la rischiosa serenata di Arlecchino. Il direttore Domenico Longo eccede in effetti sonori coprenti il canto mentre pare più a suo agio nel “finto Settecento” della recita, giustamente antitetica alla tragedia finale. Le scene spartane, ai limiti dell’indigenza, sono curate dall’Accademia di Belle Arti di Sassari (Michele Iaquinto, Andrea Gennati, Cristina Cherchi e Virginia Zucca) come i sobri costumi di Luisella Pintus. La regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi, che si vale delle luci di Andrea Ledda da un’idea di Tony Grandi, è decisamente tradizionale ma rinuncia a certi dati del libretto che vanno dalla grancassa al somarello alla cena dei commedianti, e semmai abusa, come ormai invalso da tempo, di giocolieri e saltimbanchi che trasformano lo spettacolo dei “4 guitti 4” in una serie di controscene talvolta ridondanti. Pubblico non numerosissimo e rinforzato da un gruppetto di scalmanati inneggianti alla compagnia che ha tenuto su gli applausi finali. Pagliacci dramma in un prologo e due atti libretto e musica Ruggero Leoncavallo Teatro Lirico di Cagliari giovedì 23 giugno, ore 21 venerdì 24 giugno, ore 21 sabato 25 giugno, ore 21 lunedì 27 giugno, ore 21 martedì 28 giugno, ore 21 mercoledì 29 giugno, ore 21 giovedì 30 giugno, ore 21 |