Intellettuali e ambiente [di Pier Giorgio Testa]
Sono circa 50 anni che le richieste degli ambientalisti di tutto il mondo vengono eluse e deluse con argomentazioni, spesso diverse, ma sempre sostenute da un minimo comune multiplo: quello degli interessi economici da salvaguardare. Ma se gli interessi economici sono quelli che hanno fatto sì che, per tanto tempo, si è negato il ruolo dell’inquinamento industriale nel causare l’aumento del numero dei casi di cancro, oggi diffuso senza controllo, e che hanno brigato per far credere che i cambiamenti climatici non debbano intendersi dovuti all’azione parossistica dell’uomo, ma ad altre cause, talora davvero risibili, allora risulterà normale, perché prevedibile che a giugno abbiamo le temperature mai raggiunte prima, ma che verranno raggiunte l’anno prossimo, a sua volta superato dall’anno successivo, con le drammatiche conseguenze su ghiacciai, fiumi, laghi, boschi e, naturalmente sulla salute dell’uomo. Se fosse giusta questa premessa, l’ambientalismo, vox clamans in deserto, non sembra in grado di vincere alcuna delle sue cause, costretto a combattere, senza megafono, contro le logiche del petrolio, dell’industria, dello sfruttamento del territorio, logiche che oltretutto governano i mezzi di comunicazione e permeano la cultura politica della stragrande maggioranza dei partiti italiani, che riescono a far risultare gli ambientalisti, personaggi dalle idee bizzarre e isolati dal contesto sociale. Se qualcuno ne avesse bisogno basterà citare l’esempio della val di Susa dove a battersi contro i nuovi buchi nelle Alpi non sono famiglie, preti, imprenditori locali, intellettuali e scolaresche intere, ma pochi, quanto feroci, delinquenti. Quando poi, come capita di raro, si parla in qualche breve documento televisivo di siccità, si avanzano soluzioni inesistenti su come recuperare l’acqua dispersa, piuttosto che cercare di sovvertire quell’andamento che impedisce la formazione delle precipitazioni o, se si parla di tumori, si sostiene di fare prevenzione quando si scoprono nuovi casi, piuttosto d che lavorare per impedire la diffusione di cancerogeni. C’è quindi d’attendersi che in un futuro prossimo ad attivarsi contro il Cancro e contro la siccità saranno volenterosi imprenditori, che accetteranno di costruire nuovi ospedali oncologici e nuove dighe. Questo appare l’esito più probabile della vicenda se chi si occupa di difesa dell’Ambiente a vari livelli, continuerà ad essere tenuto solo, con temi che non sembrano accolti nel contesto intellettuale più ampio, il quale pare voglia tenersi intonso rispetto a tematiche reali e dense di conseguenze, evidentemente gravi per l’Umanità.
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