Consorzi di bonifica e i cambiamenti climatici [di Sergio Vacca]

In un recente convegno,  riuniti a Cagliari, i responsabili dei nove Consorzi di Bonifica dell’isola, hanno lamentato le difficoltà economiche nelle quali si dibattono, attribuendole – leitmotiv di gran parte – ai ritardi del ristoro delle spese energetiche per il sollevamento irriguo.

E’ appena il caso di ricordare che il comparto Acque è governato dalla legge regionale 19 del 2006, che detta “Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici”. Si tratta dell’importante riforma che ha individuato un’unica Autorità di Bacino Regionale, “al fine di perseguire l’unitario governo dei bacini idrografici”, attraverso i propri organi, il Comitato Istituzionale e l’Agenzia del Distretto Idrografico della Sardegna.

Per quanto attiene all’utilizzazione delle risorse idriche, secondo le disposizioni contenute nell’articolo 11, “la Regione subentra nella sola titolarità di tutte le concessioni di acqua pubblica”. Individua, infine il gestore del Sistema idrico multisettoriale regionale, capo III, articolo 18, creando l’Ente Risorse Idriche Sardegna, successivamente Ente Acque Sardegna, ENAS, a cui affida la gestione unitaria del Sistema Idrico Multisettoriale Regionale.

Tra i compiti, in termini sistemici, la progettazione, realizzazione e gestione di impianti ed opere, ma anche la predisposizione dei programmi di intervento, con relativo piano finanziario, riguardanti il servizio di approvvigionamento idrico multisettoriale regionale. Inoltre, sono posti a carico di ENAS anche tutti i rapporti di carattere economico con gli organismi che rappresentano i diversi settori d’utenza.

Come conseguenza dell’applicazione della legge regionale 19, 20 dighe e relative pertinenze vengono perciò trasferite dai Consorzi e da ESAF all’Ente Acque, a cui, da quel momento, competono l’acquisizione di circa 100 dipendenti ex Consorzi ed ESAF, i costi di esercizio e manutenzione delle opere, il rimborso delle spese di energia per la messa in esercizio delle reti irrigue; calcolati a latere i mancati introiti per i Consorzi, relativi alla vendita di acqua potabile e ad uso industriale ed il costo per l’acquisizione di acqua irrigua, i vantaggi per i Consorzi sono stati calcolati, anno 2011, per una cifra pari agli 8 milioni di euro. Oggi certamente di molto superiore.

Un altro aspetto, che via via assume un’importanza straordinaria, è la modificazione dell’idrologia dell’Isola legata ai cambiamenti climatici. Infatti, le modificazioni dei parametri statistici delle serie idrologiche (precipitazioni e deflussi) non solo rendono più “incerte” e meno “robuste” le scelte pianificatorie, che sono alla base della progettazione di nuove opere, comprese le indispensabili interconnessioni fra bacini idrografici, ma hanno possono avere pesanti ripercussioni anche nella gestione stessa degli invasi.

Questo rende indispensabile da un lato una forte governance del sistema e dall’altro una gestione unitaria del Sistema idrico multisettoriale regionale, perché sia in grado di avere una visione unitaria e globale dell’intero sistema e  poter, in modo pro-attivo, operare “in tempo reale” le scelte gestionali più opportune (si pensi solo all’attivazione, normalmente molto costosa sul piano energetico, dei trasferimenti inter bacino).

Non è un caso, quindi, che dall’entrata in vigore della L.R. 19/2006 con la piena operatività dell’Autorità di bacino distrettuale e la gestione unitaria in capo all’ENAS, la nostra regione non abbia più sofferto, neppure negli anni 2016/2017 estremamente siccitosi, quelle pesanti restrizioni al comparto potabile, che hanno periodicamente caratterizzato gli ultimi due decenni dello scorso secolo e l’inizio del secolo in corso. Lo stesso comparto irriguo, anche nella difficile campagna irrigua 2017,  ha potuto contare in larga parte dell’Isola su dotazioni più che soddisfacenti.

Ultimo, ma non mento importante, l’aspetto della qualità delle risorse invasate, particolarmente per quelle destinate ad essere potabilizzate. Già l’Ente Autonomo del Flumendosa, a partire dalla metà degli anni 80 del secolo scorso, attivò un processo di controllo delle risorse, con campionamenti ed analisi delle acque, nel proprio laboratorio, sistema che fu fortemente implementato da ENAS con la realizzazione di piattaforme, localizzate in 18 laghi, dotate di sonde profilatrici per l’acquisizione dei principali parametri chimici, fisici e biologici, lungo tutta la colonna d’acqua dei laghi.

Tali parametri, trasferiti in automatico in laboratorio, vengono confrontati con le relative analisi, consentendo di riferire continuativamente ai gestori degli impianti di potabilizzazione di tutta l’isola le informazioni necessarie per l’ottimizzazione dei processi.

Una domanda è d’obbligo. I Consorzi chiedono che vengano riassegnate loro le dighe per riequilibrare i loro conti economici; tale richiesta, in termini di accelerazione delle rimesse loro spettanti per il ristoro dei conti energetici non può essere indirizzata agli organi competenti perché effettuino i pagamenti alle scadenze pattuite?

Infine, una considerazione, che sottende una sequenza di domande. Va anzitutto ricordato che la L.R. 19/2006, che recepisce la Direttiva Comunitaria 2000/60/CE (c.d. Direttiva quadro acque), indica nell’unitarietà della gestione la linea guida ottimale di governo della risorsa idrica in Sardegna, in quanto capace di contemperare le esigenze, contrastanti, che la stessa Direttiva impone, ovvero un uso sostenibile delle risorse idriche,  che consenta di soddisfare non solo le richieste degli utilizzatori ma anche di assicurare il raggiungimento o il mantenimento del buono stato di qualità ambientale dei corpi idrici.

Va osservato che ogni Consorzio ha una competenza territoriale limitata ed una visione delle problematiche inerenti la risorsa altrettanto limitata, in quanto riferita allo specifico settore irriguo; ne consegue che non essendo la gran parte di essi dotato di strutture, di personale e – come accennato – delle competenze necessarie, non sono perciò in grado di poter progettare programmi su base olistica, che riguardino il servizio di approvvigionamento idrico multisettoriale regionale.

Altrettanto per quanto attiene alla gestione integrata degli invasi e, soprattutto, dell’interconnessione tra gli stessi. Nessuna capacità, inoltre, di controllo e gestione della qualità delle risorse idriche destinate all’uso potabile. Non vanno infine sottaciuti i problemi relativi alla gestione delle acque degli invasi, in pendenza delle variazioni climatiche, ma anche per quanto attiene alla modifica, peraltro in atto, dei parametri necessari per le progettazioni di nuove opere.

Crediamo sia necessaria, da parte dei Consorzi una profonda riflessione su quelli che sono i loro compiti statutari, lasciando agli organismi specializzati di provvedere serenamente alle proprie funzioni.

* Già Professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari

** Già Presidente ENAS

One Comment

  1. Mario Pudhu

    Giustu! Milla bortas arrexoni tenit, Professori, e giusta sa conclusioni!

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