Il centro della città è un pessimo biglietto da visita [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 31 marzo 2022. La città in pillole. Ogni tanto bisogna fermarsi sulle vicissitudini insediative nella città, e sui modi in cui le istituzioni e la comunità la tutelano. Per viverci meglio. Non è così scontato, infatti, che una situazione non peggiori. Lo insegna la storia, passata e contemporanea.

Le distruzioni, in queste settimane, di quanto un tempo era il limes orientale dell’impero romano, non rassicurano affatto. Le terribili immagini di edifici storici, opere d’arte, o il sacrificio di quanti sono impegnati a proteggere la storia, non già di un popolo ma dell’umanità, riporta alla memoria quanto è accaduto, a Cagliari, con i bombardamenti.

Si credeva storia passata. Invece è un presente che si ripropone con le stesse modalità. Se è necessario guardare Cagliari e la Sardegna con sguardo riconoscente, per la fortuna di un tempo e di un luogo di pace, nondimeno, si deve stare in guardia per gli stravolgimenti che si prospettano per la terra e il mare di Sardegna. Malgrado le modifiche della Costituzione impongano uno sguardo diverso sui luoghi dove viviamo.

Mette conto ricordare che l’art. 9 della Costituzione, oltre a dire che “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, afferma, dall’8 febbraio 2022, che “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”.

Illustri giuristi sono impegnati, grazie alle attività del Museo archeologico nazionale di Cagliari, a spiegare i paradigmi che quelle parole capovolgono. Riguardano la relazione tra uomo, paesaggio, ambiente. Il primo, non più indiscusso padrone, e ciò è rafforzato dalla modifica dell’art.41 della Carta, relativo alla libera iniziativa.

Dovrà tenere conto della salute, dell’ambiente, e della dignità umana. Cosa urge perché diventino pratiche? Intraprendere una nuova pedagogia dei luoghi. Una pedagogia del prendersi cura, fondata sul senso che in larghe porzioni della città deve essere recuperato. Non solo nei luoghi periferici ma in quelli un tempo centro della città, stravolti di notte e di giorno.

Nelle banalizzanti narrazioni della città, anche definiti, biglietto da visita. Pessimo se la realtà sono stuoli di cormorani che lottano tra sacchi e bidoni della spazzatura. Scena quotidiana nel Corso, già Strada reale, in cui vissero Antonio Gramsci e Francesco Cocco Ortu. In ben altri paesaggi urbani.

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