Parigi, façadisme all’orizzontale per i dintorni di Notre Dame [di Jean-Francois Cabestan]
https://ilgiornaledellarchitettura.com/20 luglio 2022. Gli esiti del concorso per il ridisegno delle aree esterne alla cattedrale, vinto dal gruppo guidato dal belga Bas Smets. PARIGI. A due anni dalla Missione Île de la Cité e del progetto di riconfigurazione del sito affidato dal presidente François Hollande a Dominique Perrault e Philippe Bélaval, il disastro che ha colpito Notre-Dame il 15 aprile 2019 è sembrato a molti un’occasione per reagire. Se le decisioni prese nel luglio 2020 in merito al monumento sono viziate da timidezza e una forma d’incapacità d’inserire l’intervento sull’edificio nelle dinamiche del nostro tempo, la questione delle aree che circondano la cattedrale, rilanciata dalla comunità scientifica, ha finalmente attirato l’attenzione del Comune. Il 27 giugno sono stati annunciati i risultati della consultazione per il ridisegno, avviata nell’autunno 2021 sotto forma di dialogo competitivo tra quattro gruppi finalisti: ha vinto quello guidato dall’architetto paesaggista belga Bas Smets. Vedremo se con questa scelta la proprietaria Città di Parigi si dimostrerà meno arretrata dello Stato, a cui invece appartiene la cattedrale. Un po’ di dibattito. Storici, architetti, specialisti ed esperti provenienti anche dall’estero si sono riuniti all’Istituto Nazionale di Storia dell’Arte per discutere dell’integrazione della cattedrale nel suo contesto urbano e, più in generale, del destino di tutta l’isola nell’ampio quadro del Grand Paris. Nel giugno 2021, come nell’aprile 2022, è emersa una notevole convergenza a favore di un processo di densificazione dell’intorno del monumento, privato in epoca haussmanniana della sua rete di collegamenti con il tessuto dell’isola sventrata, violentemente trasformata in città amministrativa. Senza necessariamente ricorrere, come altrove, al pastiche della ricostruzione postbellica, il grande vuoto di un piazzale mal definito sembrava dover lasciare spazio a un pezzo di città, capace di restituire il suo significato al monumento orfano e di rafforzare il carattere domestico dell’isola disertata dai suoi abitanti. Secondo Jean-Michel Leniaud, specialista del patrimonio al livello internazionale, questo luogo poteva ospitare un museo dell’Opera del Duomo che, costruito ex novo lungo la Senna, non solo avrebbe decongestionato il monumento, ma avrebbe anche presentato le ricche collezioni disponibili in tutte le cattedrali d’Europa. Tra le poche voci erano dissenzienti, quelle dell’architetto Christophe Amsler e dello storico Nott Caviezel, entrambi svizzeri. Sorpresi dal punto di vista delle loro controparti non solo francesi, ambedue hanno invitato il pubblico a riconoscere la qualità dell’impronta haussmanniana che contraddistingue così fortemente l’ex capitale dell’Illuminismo, diventata Ville lumière nell’Ottocento. Le grandi prospettive, la rete stradale e la connessione dei monumenti sono, secondo loro, parte della bellezza di Parigi: sarebbe un passo indietro non tenerne conto. Sophie Descat, membro della Commissione nazionale per i monumenti storici, è stata una dei pochi partecipanti indigeni a lodare alcune qualità del vuoto prima dell’incendio. Accogliere e migliorare la fruibilità. Le proposte dei quattro finalisti hanno molti punti in comune, legati alla natura della commissione, alle procedure di consultazione e al margine di manovra molto limitato a disposizione. In sostanza, l’obiettivo era quello di migliorare la fruibilità delle aree esterne al monumento, assicurando allo stesso tempo una buona accoglienza ai visitatori di una delle cattedrali più visitate al mondo. Accanto alla cripta archeologica, che occupa la metà settentrionale del piazzale, un ex parcheggio a due piani di fronte alla banchina meridionale è stato trasformato in una sorta di anticamera del monumento. Questi dati sono stati accompagnati da miglioramenti significativi: da un lato, l’abbandono delle rampe di accesso al parcheggio e della via adducente, la quale passava di seguito davanti all’Hôtel-Dieu; dall’altro, l’indecorosa discesa alla cripta, che assomigliava all’entrata di una qualsiasi stazione della metropolitana. I quattro progetti finalisti si differenziano per la quantità di vegetazione a terra, la relativa accessibilità degli spazi piantumati e l’allusione più o meno marcata al mondo sotterraneo. Se le chiome di tripli o addirittura quadrupli filari di alberi oscurano invariabilmente la Prefettura e l’Hôtel-Dieu, l’organizzazione delle masse verdi cede più o meno apertamente alle ambizioni apertamente vegetalizzanti della Municipalità. Il façadisme all’orizzontale – tra l’altro tipicamente francese – che aveva sconfitto il progetto di Rem Koolhaas al Forum des Halles ha così avuto la meglio sulla tramoggia (Michel Desvigne), il fossato (Jacqueline Osty) e l’abbassamento della riva della Senna (Antoine & Dufour), immaginati dagli altri candidati per riunire il sottosuolo con lo spazio pubblico all’aperto. Una proposta chiara che riduce uno spazio troppo dilatato. Dando un senso di pace, la proposta vincente ha il merito di essere chiara nelle sue intenzioni. La passeggiata piantumata a sud si estende come voleva Perrault per tutta la lunghezza della banchina disponibile, e l’ex giardino recintato Jean XXIII si fonde con essa. La galleria sotterranea, generosamente illuminata lato Senna con aperture sobrie, dà, come tutti i progetti concorrenti, accesso alla cripta. Le scale di accesso ad essa sono ridotte al minimo e il loro orientamento è volutamente estraneo all’antica geometria del sito, come risultato del desiderio d’istituire una passeggiata architettonica e un’inquadratura significativa del monumento. Guidato dalla volontà di stringere uno spazio precedentemente troppo dilatato, il piazzale assume caratteristiche profondamente parigine nel suo nuovo carattere interiorizzato. Per il futuro, si spera che questa ingegnosa organizzazione possa sopravvivere meglio dello sconosciuto e sfortunato progetto progressivamente “disossato” di Hermant e Jouve del 1969, nonché allo stato di fatto che prevale da 50 anni. La realizzazione è prevista tra il 2024 e il 2028. * Immagine di copertina: scorcio sulla facciata della cattedrale, all’uscita Est della galleria (© Bas Smets) Jean-Francois Cabestan: Architetto di formazione, storico dell’architettura e del recupero degli edifici, insegna all’Université Paris 1 Panthéon-Sorbonne e gira l’Italia da molti anni per interesse sia del suo patrimonio urbano ed architettonico sia per osservarne le strategie di restauro
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