Idroelettrico sì. Nel rispetto delle regole e dell’ambiente [di Sergio Vacca e Nicola Sechi]
In due articoli, comparsi su L’Unione Sarda il 24 agosto ed il 21 settembre, un opinionista ha commentato un progetto, redatto da Electricité de France, più nota come EdF, la holding francese dell’energia elettrica, che intende operare in Sardegna, unitamente alla società italiana Edison, per la produzione idroelettrica attraverso un sistema di sollevamento in quota delle acque del Lago Medio Flumendosa. Alla quota di 490 metri sul livello del mare, avverrebbe lo stoccaggio dell’acqua in un invaso della capacità di tre milioni di metri cubi, da realizzare attraverso imponenti sbancamenti. Il successivo rilascio avverrebbe attraverso una condotta forzata, connessa ad una centrale idroelettrica, dove l’acqua verrebbe turbinata per produrre energia. Ad una quota, variabile con il livello del Lago Medio Flumendosa, l’acqua scaricata dalla centrale verrebbe reimmessa nell’invaso, per essere successivamente risollevata a quota 490 e quindi ulteriormente rilasciata. Un ciclo continuo di prelievo/rilascio/turbinamento. Si pongono, a questo punto, due ordini di problemi, il primo di natura giuridica, il secondo ambientale. Riguardo agli aspetti giuridici, è importante far riferimento, in primo luogo, allo Statuto della Regione Sardegna, Legge Costituzionale 26 febbraio 1948, n. 3, che all’articolo 3, punto L, sancisce che la Regione ha potestà legislativa primaria in materia dei “Diritti demaniali sulle acque pubbliche”, mentre, al successivo articolo 4, punto E: la Regione è autorizzata ad emanare norme legislative sulla “produzione e distribuzione dell’energia elettrica”. Occorre tuttavia far riferimento ad una norma più recente, la legge regionale 19/2006, che detta “Disposizioni in materia di risorse idriche e bacini idrografici”. La legge disciplina perciò funzioni e compiti primari per il governo delle risorse idriche, sotto il profilo quantitativo e qualitativo, attraverso una serie di azioni mirate alla razionalizzazione del funzionamento dell’intero comparto. Competono, per questi motivi, alla Regione, articolo 4, punto C, il coordinamento delle attività attuate e da attuare ai fini del perseguimento degli obiettivi fissati dalla pianificazione regionale in materia di risorse idriche, tutela delle acque e difesa del suolo. La Regione si è dotata di conseguenza di uno strumento di indirizzo politico, rappresentato dal Comitato Istituzionale, articolo 7, che definisce i criteri, metodi, tempi e modalità per l’elaborazione del Piano del Distretto Idrografico della Sardegna. Al fine di garantire l’unitarietà della gestione delle attività di pianificazione, programmazione, regolazione nei bacini idrografici della regione è stata istituita l’Agenzia regionale del distretto idrografico. Infine, per assicurare la gestione operativa, la manutenzione delle infrastrutture, degli impianti e delle opere del sistema idrico multisettoriale regionale, è stato creato l’Ente Acque della Sardegna. Si tratta dell’organismo che gestisce i 32 invasi, le relative dighe di ritenuta e le opere di distribuzione, comprese le centrali idroelettriche, tra i quali – è appena il caso di ricordarlo – il Lago del Medio Flumendosa, la diga a Nuraghe Arrubiu e la galleria per il trasferimento dell’acqua al vicino Lago Mulargia. A margine, va ricordato che nella parte distale del lago, rispetto alla diga, esiste un impianto di pompaggio di grande portata per l’alimentazione potabile di molti comuni del Sarcidano. La Valutazione di Impatto Ambientale, che le società hanno presentato al Ministero dell’Ambiente e della Transizione Energetica, purtroppo – come da prassi invalsa- hanno più un carattere giustificativo dell’opera, che di vera e propria analisi e valutazione degli impatti. Il progetto in esame, che prevede lo spostamento di volumi di acqua dal bacino inferiore a quello superiore e viceversa, non comporterebbe – ad avviso dei proponenti l’opera – attività che possano causare il deterioramento dello stato dei corpi idrici interessati. Cercando di entrare nel merito del rapporto progetto/ambiente, lo studio di VIA si limita all’analisi della normativa del Piano di Tutela Ambientale Regionale, non rilevando, a dire degli estensori, elementi in contrasto con le opere in Progetto. Si tratta di un approccio di comodo, che tralascia del tutto gli aspetti ecologici ed in particolare quelli limnologici specifici del corpo idrico. Un aspetto tra i vari che non sono stati considerati è quello delle dinamiche termiche e delle idrodinamiche che si instaurano nel processo di prelievo e reimmissione che ovviamente alterano in termini significativi tutto il quadro con effetti a cascata sulle componenti biotiche. In questa continua movimentazione idrica, ad esempio, potrebbero essere interessati gli strati limnici contenenti alghe come la specie Planctotrix rubescens, che trasferiti in superficie concorrerebbero a determinare un forte degrado qualitativo, che potrebbe poi essere ovviamente trasferito al Lago Mulargia, con conseguenze senz’altro negative sull’approvvigionamento idrico potabile della Sardegna meridionale. A questo proposito è utile ricordare quanto successo negli anno ‘80 quando quest’alga proliferò talmente tanto da generare gravi problemi di erogazione dell’acqua. Molti ricorderanno il Lago Mulargia divenire di colore sangue, dovuto proprio alla eccessiva presenza di Planctotrix rubescens che manifesta un colore rosso mattone e l’allarme con i relativi problemi derivanti per gli usi potabile e non solo. In conclusione il riferimento, unicamente bibliografico affrontato nella VIA, a generiche tabelle estratte dal Piano di Protezione Ambientale, nulla hanno a che vedere con le dinamiche ecologiche e con lo stato trofico dei laghi Flumendosa e Mulargia, oscillanti in termini dinamici tra la mesotrofia ed una moderatissima eutrofia e talvolta, come negli anni ’80 succitati, di eutrofia conclamata. Vengono proposti in forma tabellare i giudizi definitivi sull’incidenza potenziale delle azioni di progetto, riguardanti sia la movimentazione e la turbinazione delle acque ed eventuali spandimenti accidentali, ovviamente riferiti dallo studio di VIA come “non significativi”. Si tratta di una conclusione che in prima istanza si può imputare ad una chiara incoscienza scientifica ecologica degli estensori della VIA ed in seconda istanza ad una dimenticanza calcolata nella speranza che nessuno se ne renda conto. Infatti un’attività di valutazione di impatto ambientale sulle acque del Lago Medio Flumendosa, con riflessi anche sul Lago Mulargia, realizzata su base bibliografica e nessuna analisi delle implicazioni limnologiche dei due laghi, non ha indiscutibilmente alcuna base scientifica, protesa viceversa, come pare dalla lettura dei report annessi, unicamente alla giustificazione dell’opera. Da un punto di vista strettamente ecologico ed ambientale si tratta dunque di rifare ex novo la valutazione di impatto analizzando in termini adeguati i reali impatti limnologici e se il caso formalizzando forme di mitigazione adeguate, se possibili, per evitare eventuali crisi trofiche e riflessi negativi sulla qualità dell’acqua. In conclusione, va in primo luogo osservato – in termini procedurali – come un’attività di progetto di tale importanza non possa essere valutata esclusivamente attraverso la VIA, bensì debba essere assoggettata più correttamente ad una procedura di Valutazione Ambientale Strategica. Gli aspetti più significativi da valutare attengono, tuttavia, alla scarsa o nulla considerazione, dimostrata con questa proposta italo-francese, della potestà di governo della Regione Sardegna; è appena il caso di richiamare in tal senso la sua competenza primaria, sancita dallo Statuto Regionale, legge di rango costituzionale, nei campi delle acque e della produzione dell’energia elettrica. Anche in termini ordinamentali, la Regione Sardegna, con i suoi organi e gli organismi operativi preposti, realizza la gestione delle risorse idriche, in forza della LR 19/2006, avendone precisa e conclamata competenza e riconosciuta cultura anche in campo internazionale nella fondamentale materia della qualità delle acque, che viceversa appare essere fortemente carente nella società proponenti il progetto. * Già presidente dell’Ente Acque della Sardegna ** Già Professore Ordinario di Ecologia, Università di Sassari |
Come non condividere quanto ben evidenziato nella nota degli amici Nicola e Sergio. Ancora una volta viene fuori un progetto, sull’onda della permanente crisi energetica, che riguarda la Sardegna da parte di potenti soggetti internazionali che sulla Sardegna, più che su altre regioni italiane, hanno una attenzione, ma una accoglienza particolare, più o meno esplicita, più o meno nascosta.
Il problema è sempre lo stesso: la produzione di energia è un problema che riguarda tutti, ma proprio per questo tutti dovremmo essere messi in grado di discutere nel merito e soprattutto potere decidere sulla base di valutazioni a 360 gradi, per poter comprendere tutti i risvolti che alla produzione di energia si pongono. In sostanza si tratta di decidere con la consapevolezza che quanto viene fatto è nell’interesse generale e in primis degli abitanti del luogo. La Sardegna è ormai un concentrato di imprese energetiche che la circondano dal mare e si spingono nelle montagne più alte de suo interno. ma non sappiamo quanta energia viene prodotta e dove a finire, stante il fatto che le esigenze della Sardegna sono ampiamente soddisfatte. Non è possibile, che in barba alle prerogative della Regione Sarda, si continui ad andare in questa direzione.Si tratta urgentemente di connettere l’energia con la democrazia, un aspetto che sinora è stato affrontato dai produttori in maniera rassicurante con valutazioni ai impatto ambientale fatti in casa, e dall’altro in chiave quasi terroristica: “se volete energia dovete rinunciare a qualsiasi tutela dell’ambiente”. Spero che oltre a Nicola e Sergio, che meritoriamente hanno sollevato il problema possano intervenire in merito con competenze specifiche.
Gli amici Nicola Sechi e Sergio Vacca su Sardegna Soprattutto sono intervenuti in merito al progetto redatto da Electricité de France, più nota come EdF, la holding francese dell’energia elettrica, che intende operare in Sardegna, unitamente alla società italiana Edison, per la produzione idroelettrica attraverso un sistema di sollevamento in quota delle acque del Lago Medio Flumendosa. La nota è estremamente illuminante e si rimanda a Sardegna Soprattutto per la visione dell’articolo.
Aggiungo qualche considerazione in merito.
Ancora una volta viene fuori un progetto, sull’onda della permanente crisi energetica, che riguarda la nostra Isola da parte di potenti soggetti internazionali che sulla Sardegna, più che su altre regioni italiane, hanno una attenzione particolare, ma anche una accoglienza benevola, più o meno esplicita o più o meno nascosta.
Il problema è sempre lo stesso: la produzione di energia riguarda tutti, ma proprio per questo tutti dovremmo essere messi in grado di discutere nel merito e soprattutto potere decidere sulla base di valutazioni a 360 gradi, per poter comprendere tutti i risvolti che dalla produzione di energia si pongono. In sostanza si tratta di decidere con la consapevolezza che quanto viene fatto è nell’interesse generale e in primis degli abitanti del luogo. La Sardegna è ormai un concentrato di imprese energetiche che la circondano dal mare e si spingono nelle montagne più alte de suo interno. ma non sappiamo quanta energia viene prodotta e dove a finire, stante il fatto che le esigenze della Sardegna sono ampiamente soddisfatte. E, come possiamo leggere sulla stampa di questi giorni, le sentenze della magistratura mettono in evidenza diversi illeciti milionari.
Non è possibile, che in barba alle prerogative della Regione Sarda, si continui a considerare la Sardegna e il suo mare luoghi di conquista. Si tratta urgentemente di connettere il binomio energia-democrazia. Un aspetto che sinora è stato affrontato dai produttori in maniera rassicurante con valutazioni di impatto ambientale fatti in casa, e dall’altro in chiave quasi terroristica: “se volete energia dovete rinunciare a qualsiasi tutela dell’ambiente”. Spero che oltre a Nicola e Sergio, che meritoriamente hanno sollevato il problema possano intervenire in merito tanti altri che hanno competenze specifiche.
Candho est chi sos Sardos, si no seus acallonaus chentza mancu ciorbedhu a pentzai, amus a cumprèndhere chi semus in busaca de s’Itàlia/Istadu italianu e a màscara tricolore in ogros àter’e comente sos Piemontesos/Savoia noll’ant posta in ogros!!!
Genti iscallada in totu is termovalorizadoris tricolori, seus fatus a cinisu chentza mancu nòmini e sangunau, fatus a regioni de tontesa.