Le navicelle nuragiche verso casa [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 17 settembre. Le idee camminano sulle gambe di tanti e quando si incontrano generano buone cose. L’iniziativa “Le navicelle nuragiche verso casa”, promossa dal Sindaco di Bultei, Daniele Arca, dalle 10 al Centro culturale Aldo Moro, è coerente con quanto si decise alla prima riunione del CdA del Museo archeologico nazionale di Cagliari, Istituto autonomo del Ministero della Cultura col DCM 2 dicembre 2019, n 169, art.33 e operativo dal 9 novembre 2020 con la nomina del direttore Francesco Musolino e degli organi collegiali. Si è optato, da subito, per l’interazione con la città e con i restanti Comuni di cui il Museo è sintesi dal suo sorgere, 220 anni orsono, con reperti di tutta la Sardegna che, soprattutto per il Neolitico e il Bronzo, non hanno uguali. Di questo parlerà Francesco Muscolino nella Relazione “Il Museo archeologico Nazionale di Cagliari secolare sintesi della Sardegna”. Va sottolineato quanto sia innovativo il metodo adottato dall’Amministrazione di Bultei e dal Museo di Cagliari nel voler far incontrare la popolazione di Bultei con due celebri reperti, rinvenuti nel 1949 ed esposti, da allora, nel Museo cagliaritano. Per un giorno si vedranno da vicino i due capolavori. In particolare, la navicella definita a “protome cervina”, datata tra l’XI -X secolo a.C. e lunga ben 27 cm. Ritrovata a Bultei, in località Arzolas/Bonota, è nota per le raffinate decorazioni zoomorfe ma pure per i realistici caratteri costruttivi dell’imbarcazione raffigurata. Ribaltando un consolidato paradigma, oggi è, infatti, di evidenza che le popolazioni nuragiche solcarono i mari e furono vettori di metalli, merci, uomini, culture. Le navicelle in bronzo, per i contesti di rinvenimento, in Sardegna come in località extra insulari, sono, comunque, connesse alla sfera del sacro, preminente nel mondo antico. Quelle di Bultei furono ritenute assai rilevanti dal padre dell’archeologia sarda, Giovanni Lilliu e di quanto lo siano dirà Anna Depalmas nella Relazione” La navicella di Bonota, nel quadro della bronzistica della Sardegna”. Al primo Sardus Pater della Sardegna dobbiamo l’immensa lezione di scienza ma anche d’impegno che studiosi e intellettuali devono agire a favore della comunità. Per lui e per molti grandi dell’archeologia, come Ranuccio Bianchi Bandinelli che gli fu amico durante la sua docenza a Cagliari e nella cui azione culturale è oggi riconosciuta l’influenza del pensiero di Antonio Gramsci, le classi dirigenti devono svolgere una funzione sociale a favore del bene comune. Pratiche educanti che sono quanto, per mandato, devono fare le istituzioni pubbliche e, in particolare, i musei. Nell’incontro tra la comunità di Bultei e il suo passato, il focus è quest’ultimo. Luogo di molti sostrati, antropizzato da millenni, e presente nelle fonti letterarie ed epigrafiche, come pochi, nel periodo romano. Vi si praticava un culto ad Esculapio, divinità salutifera erede del punico Eshmun, esito di preesistenti pratiche taumaturgiche legate all’acqua. Ad Attilio Mastino il compito di parlare di “Esculapio e le Ninfe salutari delle Aquae Lesitanae”. Da Giovanni Francesco Fara in poi, il luogo e le sue centum fontes sono assai citati perché ancora in uso nel tardo antico, altomedievo, e in età giudicale. Finita l’età romana le antiche Aquae Lesitanae non smisero di essere baricentro per un millennio e, senza soluzione, fino ad oggi. “San Saturnino di Bultei: un luogo di “lunga durata””, è il tema che tratterà chi scrive, frutto delle ricerche e degli scavi, condotti tra il 1994 e il 1998. Un racconto del nesso tra Cagliari, luogo del martirio di Saturnino, seguito al quarto editto contro i Cristiani di Diocleziano ai primi del 304, e il territorio di Bultei/Benetutti in cui il titolo martiriale abita un trilobo nuragico, inglobato in un oppidum romano, in seguito, castrum bizantino e, infine, insediamento giudicale. Garantisce la continua renovatio loci. Emoziona che nella chiesa romanica del XII secolo, abbiano pregato San Saturnino di Cagliari Gonario di Torres che, come rex Sardiniae, campeggia nell’abbazia di Clairvaux nella gloria di San Bernardo; la giudicessa Adelasia, malmaritata ad Enzo, figlio di Federico II; Mariano e Eleonora d’Arborea.
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