La sorprendente intuizione di Schliemann sui lingotti di rame [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 17 febbraio 2022. La città in Pillole. Era il 25 maggio del 1864. Alle 20 si imbarcò nel piroscafo Moncalieri per Cagliari e Tunisi. Come sempre combina due o tre cose contemporaneamente. Fare affari, cercare uno spicchio di acqua, di mare o termale, e trovare sfogo, ovunque, alla compulsiva ossessione verso il mondo antico. Il suo nome è Heinrich Schliemann. Mercante e finanziere; poliglotta e viaggiatore indefesso; scavatore irriducibile di Troia e di Micene. Forse falsario. È infatti tornato in auge, il dubbio che la maschera di Agamennone, da lui rinvenuta a Micene nel 1876, non sia nient’altro che un falso costruito a sua immagine e somiglianza. Memorabilium di una passione che ha cambiato l’archeologia e la sua narrazione. Il Museo di Atene non ne consente l’analisi chimico – fisica che direbbe parole definitive. Quella maschera funeraria sarebbe, nel caso di un falso, ancora più fascinosa e, più ecclettico e irriverente, il supposto committente. Il 27 maggio 1864, il piroscafo Moncalieri approda a Livorno. La città non regge il confronto. Il porto di Genova gli sembra il più bello del mondo con imbarcazioni di ogni tipo. Nel pomeriggio, la partenza verso la nostra isola con la stessa nave. Navigazione tempestosa e approdo non a Cagliari, come credeva, ma a La Maddalena,” proprietà del grande generale Garibaldi”. Secondo un itinerario per le vie d’acqua, già noto a Federico Visconti che lo descrisse nel 1263, costeggiò la Sardegna orientale. Tappe fugaci a Terranova (Olbia) e nel pomeriggio a Tortolì. Finalmente Cagliari alle 5 del mattino del 29 maggio. Quattro giorni contro i 12 del primo viaggio di A. La Marmora nel 1819, in compagnia di L. De Prunner, direttore del Museo di storia naturale e di antichità di Cagliari. Schliemann dà un giudizio impietoso o ironico sulla città. La statua di Carlo Felice gli pare di “un qualche pirata”. Ma non coglie le cose in corso: il Piano Cima, approvato nel 1858, e l’espansione oltre le mura; la messa in opera di Piazza del Carmine; e nel 1859 l’inaugurazione del Museo nei locali dell’Università. Per G. Spano, che ne descrive le Sale nella Guida del 1861, una “festa nazionale”. Schliemann lo visitò. E. Pais, direttore quando la sede fu spostata a Palazzo Vivanet, scrive dell’interesse di Schliemann verso i pani ox-hide di tipo egeo che aveva già incontrato nei luoghi micenei. Ri-conosce ciò che aveva visto. Scoperte notevoli nel libro di Massimo Cultraro: L’ultimo sogno dello scopritore di Troia (edizionidistoriaesstudisociali), presto a Cagliari. |