Sindaci in galera? [di Pier Giorgio Testa]
L’orrore che il ministro ha destato nei politici, mediati dai loro giornalisti, nel pronunciare queste parole la dice lunga sulle colpe, che hanno e hanno avuto nell’ultimo sessantennio amministratori di livello diverso, nella trasformazione dell’Italia in “ex Bel Paese”. Se non si fossero così offesi e indignati, avrebbero mostrato forse di non aver avuto le colpe, che il ministro sembra attribuire loro, accuse forse espresse in modo un po’ rozzo; ma neanche coloro che hanno permesso la distruzione del Paesaggio sembrano dei raffinati appartenenti al Cenacolo degli Scipioni, visto che hanno sempre brigato e continuato a brigare perché nessuna legge, che venisse promulgata fosse in grado di obbligarli alla denuncia degli abusi, all’interruzione delle edificazioni e alla distruzione delle stesse; ci mancherebbe: basta girarsi dall’altra parte! Ma se a guardarsi intorno nel territorio nazionale è possibile verificare l’universalità di tale fenomeno, si potrà ipotizzare che, “Declaratis declarandis”, cioè che la Repubblica difende il proprio patrimonio artistico e naturalistico, poi in fretta si potrà passare alla realizzazione del consenso elettorale e chissà, forse, di qualche mazzetta (?) , attraverso concessioni edilizie non concedibili o attraverso la tolleranza nei confronti di interventi urbanistici assurdi, ma sempre fonte di lauti guadagni sia in termini di soldi sia in termini di potere politico. Che in Italia il consenso e quindi il potere si sia realizzato utilizzando il Territorio come una cava da consumare è un fatto ormai assodato! Se così non fosse, perché alcuni, quasi tutti, i partiti più o meno dichiaratamente, chiederebbero, per i sindaci, la liberazione da “Lacci e lacciuoli?”, come i reati connessi con l’Ufficio amministrativo, che impediscono di avere le mani libere di continuare con le malefatte, così ben accettate da una subcultura liberista strisciante che, in nome della “Libertà” di fare e guadagnare tutto il possibile, tenta di andare contro le leggi di difesa della propria identità culturale e in difesa della salute di ognuno, che uno Stato si è voluto dare. Ma anche in questo caso l’intellighentia nostrana sembra non voler mettere naso e impegnarsi, ignorando o volendo ignorare che tale disinteresse metterà in dubbio anche la propria possibilità di esprimersi e quindi di esistere. |