Ubaldo Badas, un omonimo da ricordare [di Maria Antonietta Mongiu]
L‘Unione Sarda 1° febbraio 2023. La città in pillole. “La morte è la curva della strada/morire è solo non essere visto”. I versi di Frenando Pessoa pretendono, invano, ogni volta di attutire l’assenza che la morte porta. Si fanno largo con altri, altrettanto consolatori, nel frastuono che ci opprime per esprimere l’urgenza di non accantonare il ricordo di chi non c’è più. Soprattutto nei giorni in cui si invoca la pratica della memoria come necessaria non per oltrepassare persone ed eventi ma per storicizzarli e, di conseguenza, per salvarli dall’oblio. Questi i primi pensieri per consegnare al pubblico ricordo Ubaldo Badas, venuto a mancare qualche giorno fa. Omonimo del padre che ha segnato la storia dell’architettura della città, Ubaldo aveva scelto campi diversi in cui agire con i suoi tanti talenti. Quelli della Sardegna antica, non particolarmente distanti dalle passioni paterne. Non solo e, certamente, in modo speciale che è dei geniali e dei migliori; per i quali il passato ovvero la memoria delle origini nasconde l’ossessione per la contemporaneità, per dirla con Ranuccio Bianchi Bandinelli. Un alibi per una ben più insistita urgenza che è l’impegno per il bene comune, preteso dalla Costituzione. In lui ha avuto uno sbocco sorprendente ove si pensi a cosa ha rappresentato il Museo di Villanovaforru. Il primo in Sardegna in linea con le posizioni più evolute della didattica museale così poco praticata ancora oggi. Ubaldo Badas non si laureò mai; emulo di un padre che non ne ebbe bisogno, pur essendo tra i protagonisti dell’architettura del Novecento sardo. Non lo era neanche Le Corbusier che fu capace di auto denominarsi con uno pseudonimo per meglio occultarsi. Alcuni lo fanno senza neanche rincorrervi perché sono tanto umili quanto per niente modesti e, soprattutto, sono consapevoli del tempo che gli è capitato di vivere. Pertanto, come non ricordare una figura, ombrosa e affettuosissima, che molti e molte incrociarono in quel fulcro della storia, tra 1968 e anni Settanta. Quante cose accaddero nell’ennesimo tentativo di modernizzare la Sardegna; tutte da restituire alla conoscenza. Ubaldo, come altri leaders del movimento studentesco, era di un’altra generazione e perciò si fece maestro, trasferendo le competenze necessarie affinché si abitassero le pratiche democratiche dal basso. Come non ricordarlo interrompere le lezioni di professori che sarebbero diventati mostri sacri dell’archeologia, come Mario Torelli e Fausto Zevi? Lo amavano e rispettavano, perché sono gli eretici che spostano il limite.
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