I luoghi offesi e l’eredità svenduta [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 20 luglio 2023. La città in Pillole.  E in principio fu heres. Come altre, è parola da ascrivere al nucleo fondante il latino, nel tempo oscuro che costruì ordito e trama di un villaggio marginale che dominerà il mondo.

Era lo stesso tempo in cui i Sardi avevano smesso di costruire nuraghi; e Fenici e Greci sostituivano gli antichi vettori, tra cui li annoveriamo, di minerali e merci. Come altre, fu generatrice di norme di un immenso Corpus giuridico, approdato fin qui. Variata, talvolta, nel significante, per le mille declinazioni delle geografie antropologiche, etniche, topografiche dell’Impero romano e degli esiti, nel suo tramonto, dal IV secolo.

Ma ha conservato l’irriducibile essenzialità del primo significato. Come un fiume, ricco di affluenti che si riproducono ma non perdono la memoria dell’originario tracciato. Erede, è il suo primo significato. Scavarla ovvero interrogarla, convoca all’attenzione le implicazioni che ha indossato nel tempo. Quanto queste soccorrano il nostro tempo, abitato dall’eterno presente che nega e si nega la responsabilità di essere erede, lo raccontano ferite e crepe dei vissuti, personali e sociali.

Lo rappresentano, plasticamente, le offese ai luoghi.  Dal centro, ormai periferico a sé steso, alle frange limitanee. Basta un giro tra Corso Vittorio, Piazza Yenne, Via Sassari in queste torride giornate, non più sostenibili per i residenti per le decine di condizionatori nelle facciate dei ristoranti, in teoria, tutelate; per il tanfo; per gli animali di ogni specie tra tavoli che negano l’accesso a casa propria.

Che dire delle periferie, un tempo dintorni e prima cintura urbana, oggi area metropolitana e tra non molto banlieue fuori controllo? Nel passato, centro e periferia, erano luoghi nient’affatto esclusi perché capaci di conservare l’integrità di comunità non afflitte dalla crisi di presenza.

Ecco la necessità di interpellare heres, parola che ci trasformò in eredi con responsabilità. Ha figliato hereditare; e in francese heritar, iritage, eritage, heritage. Quest’ultima in inglese è l’erede più accreditata: “patrimonio ereditato dal passato”. Vale per ambiti materiali e immateriali. In inglese, nel suo senso originario, e pure nel sardo erénzia significa eredità e, insieme, anche parentela e famiglia (P. Casu).

Davvero possiamo svendere il nostro/a heritage/erénzia, composto/a da un’infinità di declinazioni culturali e paesaggistiche o renderlo grottesco con la bulimia di improbabili azioni di marketing? No. Non solo perché semel heres semper heres (una volta erede sempre erede).

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