Non solo i luoghi della scuola ma anche tempi e contenuti [di Umberto Cocco]

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Che bella notizia che Pigliaru ricominci dalla scuola (oltre che dal Piano Paesaggistico Regionale). Ma bisognerebbe stare attenti: che non sia un annuncio, che replica quello di Renzi; con le stesse formule, in parte con le stesse risorse (quelle dei Comuni….). E che non sia una questione di risorse e di progetti, non solo di risorse.

Se fosse affare di risorse, i 30 milioni che la giunta sembra avere trovato nel “Fondo competitività e sviluppo”, sono meno dei 35 che in un paio di giorni (anzi, di notti) l’assessore Milia e la giunta Cappellacci hanno distribuito in mezza Sardegna alla vigilia delle elezioni, senza bando pubblico, facendo girare la voce fra progettisti e sindaci amici di progettisti e assessori, con qualche concessione all’opposizione, ai consiglieri regionali di opposizione. Un duecento paesi e città ai quali son stati fatti presentare di corsa uno o anche più progetti, appunto in una notte, e che si sono ritrovati finanziati: non solo scuole da mettere in sicurezza, ma palestre, campi sportivi, di paesi anche vuoti di bambini, non solo di calciatori. Bisogna che ne tenga conto la “Cabina di regìa” istituita dalla giunta, che un equilibrio va ristabilito, un’ingiustizia sanata.

Leggo nella delibera sulla scuola che le “Opere immediatamente cantierabili” sono un modello al quale ispirarsi, e che dai fondi destinati in parte alle “Opere immediatamente cantierabili” si ricaverebbero i primi 30 milioni per l’edilizia scolastica. Ma ci sono opere immediatamente cantierabili non ancora autorizzate dalla Regione, a 4 anni dal bando vinto, e non sarebbe bello che si togliessero i soldi da lì, alle opere in graduatoria, ai Comuni che aspettano, avendo anche bloccati i soldi del cofinanziamento dal proprio bilancio, perché la Regione non ammette che si spendano, come sarebbe logico, in un primo lotto. (C’è un avvocato al Centro di programmazione, che dirige tutta questa materia, complicandola. Date uno sguardo al fondo di qualche giorno fa del “Corriere della Sera”, di Daveri e Giavazzi, a proposito dell’origine e della formazione dei “mandarini” della pubblica amministrazione, che è utile anche in Sardegna….).

Adesso l’annuncio, di Pigliaru: somiglia a quello di Renzi, alla lettera ai sindaci in cui ci è stato chiesto di indicare una scuola, una per paese, per città, poi fra le righe veniva chiesto di indicare l’origine delle risorse, che il governo penserà a come farle spendere speditamente. I 3miliardi e 700milioni di cui Renzi ha parlato in quei giorni sono in gran parte soldi che sono già nelle casse dei Comuni, bloccati dal patto di stabilità. L’ “Unità di missione” che si metterà al lavoro il 1° aprile, sempre negli annunci di Renzi, cercherà di agevolare la procedura autorizzativa, i tempi dei bandi, la spendita di quelle risorse (dei Comuni).

Chiederei al Presidente Pigliaru: la “Cabina di regìa” politica e la “Struttura tecnica di missione” di cui parla la delibera regionale, si coordinano con quelle di Renzi, visto che lavorano agli stessi progetti, maneggiano gli stessi soldi (dei Comuni)? Non è una sovrapposizione, altra burocrazia, anziché semplificazione? Francamente, ne basterebbe una, magari quelle di Renzi, che sono già avviate, a leggere gli annunci…. O c’è di mezzo una questione di autonomia della Sardegna? Sarebbe bene chiarire questi aspetti, in questi giorni. E poi farsi venire qualche idea, che Pigliaru annuncia.

E’ chiaro che di scuole in Sardegna ce n’è in eccesso, quanto a numero di edifici. Diminuisce la popolazione scolastica, nei paesi sotto i 1000 abitanti costretti i pochi bambini a recarsi nella scuola del paese vicino. Nei paesi fra 2000 e 3000 abitanti gli edifici costruiti negli anni ’60 e ’70 per le elementari e le medie, sono eccessivi per il numero dei bambini drasticamente diminuito, costosi da gestire, riscaldare in inverno, mantenere in efficienza. Bisogna riorganizzare questi spazi, insieme a tutti gli altri costruiti o ristrutturati, musei e biblioteche, centri polivalenti, teatrini, tutti desolatamente vuoti, non gestiti, ingestibili.

Forse si apre un’occasione per affrontare questo insieme di questioni, se la Regione se la sente. Perché è un modo per rimettere in discussione anche se stessa, il proprio centralismo, non solo il clientelismo alla Cappellacci-Milia ma anche il dirigismo dei bandi che non tengono conto delle esigenze, delle priorità degli enti locali e delle comunità, e anche di recente hanno messo a correre soldi per le piazze davanti alle case Iacp e non un euro per le case che stanno cadendo a pezzi, per fare un esempio.

La delibera della giunta Pigliaru promette di non fare solo edilizia, giustamente. E anche quella, di farla bene, all’altezza delle esigenze, una buona architettura, l’intreccio con la didattica, la scuola aperta, l’uso delle tecnologie informatiche, e il benessere dei bambini in quegli ambienti, dei docenti, magari dei genitori se li si facesse frequentare qualche ora alla settimana la scuola dei figli, insieme ai bambini di pomeriggio nella scuola a tempo pieno…

Facciamo un altro sforzo: la scuola in relazione con tutto il resto della vita comunitaria, con i musei, con le biblioteche. Sembrerebbe naturale, basterebbe farsi un giro in Emilia Romagna, per non dire la Francia, la Svezia. Cambiare paradigmi, o si starà così, aggiustando di volta in volta, mettendo pezze, al passo delle burocrazie e delle progettazioni.

In conclusione, complimenti al Presidente Pigliaru, agli uffici (compreso l’ufficio stampa che torna a far parlare un linguaggio sobrio al sito istituzionale dopo 5 anni di propaganda anche di cattiva qualità): riecco le delibere della giunta pubblicate tempestivamente sul sito istituzionale. Avere tollerato che Cappellacci non lo facesse, con arroganza impunita, è una delle colpe più gravi dell’opposizione; maneggiavano nell’oscurità, e i nostri si accontentavano di qualche briciola che andava a finire sotto il tavolo. Imperdonabile.

E poiché trasparenza chiama trasparenza, non aspettate troppo a rendere accessibili le delibere che per una qualche ragione non lo sono. Anche quelle dell’altro giorno, c’è qualche delibera che sposta soldi in funzione di urgenze qua e là. A Gonnesa, a Giba. Saranno urgentissime, ma non lasciate margini ai sospettosi, ai diffidenti. Pubblicate, pubblicate tutto.

 

One Comment

  1. Alex

    Ciao Umberto, vorrei aggiungere alla tua frase “Facciamo un altro sforzo: la scuola in relazione con tutto il resto della vita comunitaria, con i musei, con le biblioteche” un ulteriore punto: ” e con i Centri di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità”. In altre nazioni i C.E.A.S. sono una vera “istituzione” e l’educazione ambientale e alla sostenibilità riceve un’attenzione decisamente maggiore. Nel 2013 la Regione Sardegna non ha neanche pubblicato il consueto bando per i C.E.A.S. non accreditati (e neanche l bando per l’accreditamento) che negli anni scorsi ha permesso di finanziare un minimo di attività per il territorio, attività risultate gratuite per la Scuola, che oggi non dispone spesso più di risorse per permettersi attività extracurriculari. Colgo quindi l’occasione per chiedere al Presidente Pigliaru una maggiore attenzione per i C.E.A.S. della Sardegna, anche nel momento in cui verrà preso in mano il capitolo Scuola.

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