I predatori della nostra storia [di Maria Antonietta Mongiu]

L’Unione Sarda 31 agosto 2023. La città in pillole. Mentre la Sardegna è ai domiciliari e gli aeroporti, non luoghi ben oltre le classificazioni da di Marc Augé, ne sono evidenza perché insieme referenti di un diritto costituzionale negato. Ancor di più se passassero a privati.

Mentre la Sardegna è ostaggio di predatori, variamente denominati, che con l’alibi della transizione ecologica occupano terra e mare, facendo apparire la Legge delle chiudende rispettosa del bene comune.

Mentre chi si trovi in Sardegna vive l’ansia di non avere l’assistenza sanitaria, garantita a chiunque ovunque si trovi. Mentre accadono faccende di tale inaudita gravità, denunciate anche da chi, dopo un’ospitata nei generosi festival, una volta rientrato in “continente, s’interroga come si possa sopportare e noi con lui.

Hai voglia di fare azioni positive e mobilitare l’opinione pubblica, insulare e non, per avere pari opportunità e dignità. Hai voglia di raccontare ai giovani che solo il merito li salverà quando non gli viene garantito il diritto allo studio e un lavoro conseguente. Disparità che hanno spinto un Sottosegretario a incitare i Sardi a ribellarsi. Non sarebbe il caso che si rivolga ai decisori politici, quindi a sé stesso e ai suoi pari, perché agiscano politiche risolutive? Perché la storia insegna che le giacobinate certificano che la politica immagina per la Sardegna la costa come un gran parco giochi per ricchi, a diverse gradazioni di cemento, e l’interno di cui rapinare terra, sole, vento.

Certificano l’impotenza di classi dirigenti non diverse da quelle descritte da Antonio Gramsci. Prese dai destini personali e concentrate nel perpetuare il proprio dominio. Che altro sono gli incontri in cui le sigle corrispondono ai partecipanti e il focus è decidere l’occupazione di caselle disponibili nelle istituzioni?

Clamorosa riprova in Consiglio regionale. Un collegato alla Finanziaria pretende di modificare il PPR che è di rango costituzionale e in cui è scritto che il paesaggio è l’autobiografia delle identità della Sardegna nella sua lunga storia. Dall’altra parte, in Consiglio, si propone l’insegnamento della cultura nuragica, antidoto al sottosviluppo (!).

Ignorano che il 15% del Curricolo nel piano formativo può includere la storia locale? Ignorano che il paesaggio è parte integrante della storia, materiale e immateriale, che vogliono cementificare con il citato collegato?

Sarà il caso di sottoporre chi deve prendere decisioni, non solo gli studenti, ai Test Invalsi e OCSE Pisa? Certificano conoscenza e competenza.

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