Il partito del No! [di Pier Giorgio Testa]
In effetti nel nostro Paese sempre più rilevante è il numero di persone che dichiarano la propria contrarietà a scelte, che sembrano creare problemi ambientali, per cui sono viste con fastidio e le si vorrebbe ghettizzare dentro “il partito del no a tutto”. C’è chi si ostinano a insistere perché non vengano realizzate alcune opere, ritenendole utili più a chi le autorizza e a chi le fa, piuttosto che a chi ne dovrà fruire. E’ una modalità già ben consolidata anche per altri ambiti: per esempio, l’auto serve molto a chi la usa, ma si consideri quanto serve a chi la vende e, soprattutto a chi controlla il traffico del petrolio, utile a farle andare. A tal punto che, questi ultimi due, dotati di ben maggiore potere della massa dei loro clienti, sono stati in grado di organizzare la nostra vita in modo tale che diventi indispensabile usare la macchina. Basti pensare, a questo proposito, quanto in Italia siano difficilmente realizzabili Centri chiusi al traffico auto, rispetto per esempio alla Germania: a Monaco di Baviera il centro storico, aperto dal 1972 esclusivamente a Metro, Tram e molte biciclette, ha un’estensione pari a quella di una città di medie dimensioni italiana. Roma non ce l’ha e, tra le città di antica origine, come per esempio Napoli, Palermo, Genova, Bari ed altre, l’isola pedonale esiste laddove, per l’angustia delle strade e dei vicoli, non è proprio possibile passare con auto. Perciò le città italiane, cosparse di Volkswagen, Opel, Citroen, Fiat e Jeep, sembrano tutte uguali, perché tra i monumenti che le caratterizzavano e le migliaia di auto presenti, sono queste ultime a impattare maggiormente. L’economia, cioè commercianti e rivenditori di carburanti è, di fatto, in prima linea contro le isole pedonali. Quelli definiti spregevolmente del partito del No sono contrari, per esempio, a:
Ma è questo il punto: non aver ancora capito che i Beni Culturali e l’Ambiente italiani non meritano gli scempi di un’economia che nega il loro valore. L’Italia non può essere la sede di infrastrutture, che ci farebbe somigliare di più ad altre Nazioni, non dell’Europa, più a quelle del terzo mondo e forse agli USA. Questo territorio non può essere sottoposto alle sevizie che un’economia come quella attuale comporta, incuranti del suo inarrestato, ma arrestabile consumo. Ad affacciarsi ad una qualsiasi delle valli del Centro Nord italico si rimane, oggi, senza parole, per vederle occupate, tutte, da capannoni ed altre infrastrutture industriali; al Sud, scenari ereditati dalla Magna Grecia e altri, altrettanto importanti come quelli sardi, non meritano di essere degradati dalle utilissime pale eoliche, che sembrano solamente segnalare gli antichi monumenti. A suo tempo non fu detto NO ed è questo il risultato. Siccome in Italia esistono da decenni leggi che servono a tutelare il suo territorio, non solo perché consentono, ma perché obbligano a dire NO! al degrado, risulta chiaro che, chi sostiene l’esistenza del partito del no, darebbe un benevolo assenso alla soppressione di quelle leggi, sempre viste come palle al piede per il progresso e lo sviluppo….ma sempre di chi ci guadagna.
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