Il burden sharing delle energie rinnovabili [di Giuseppe Biggio]
La recente bozza di decreto proposta dal Ministro Gilberto Pichetto Fratin relativo ai siti idonei, in attuazione al D.Lgs 199/2021, stabilisce – fra le altre cose – anche due punti particolarmente rilevanti:
Si riporta qui di seguito lo stralcio della tabella di cui sopra: TABELLA A- RIPARTIZIONE REGIONALE DI POTENZA MINIMA PER ANNO ESPRESSA IN MW
Come si può vedere alla Sardegna vengono assegnati 6,2 Gw di potenza quale obiettivo per il 2030. Da una lettura anche superficiale si può notare come ci siano forti discrepanze tra i valori e le caratteristiche delle Regioni. Infatti, non c’è una logica che possa legare il valore finale alla dimensione dei territori regionali, né alla loro demografia o ad altre caratteristiche proprie della Regione, ma la linea seguita dal MASE è stata quella di basarsi sulle richieste di allaccio avanzate dalle varie società energetiche nel territorio regionale. L’effetto di questa ripartizione sul territorio sardo è devastante, se si pensa che allo stato attuale – secondo le fonti Terna – la Sardegna ha una potenza di 2,8 Gw da fonti rinnovabili. Quindi lo stato attuale di scempio del territorio e del paesaggio sardo che è sotto gli occhi di tutti è misurabile e vale appunto 2,8 Gw. Pertanto, il salto da 2,8 a 6,2 Gw rappresenta una compromissione del paesaggio più del doppio di quello attuale e la Sardegna non è in grado di reggere un simile carico. Allora la domanda che sorge spontanea è: quale dovrebbe essere il criterio equo e sostenibile di ripartizione degli 80 Gw di potenza tra le varie Regioni? Solo un criterio può reggere a questo confronto ed è la proporzionalità alle reali esigenze di energia di ciascuna Regione, ovvero la proporzionalità ai reali consumi. Così come nel campo ambientale vige il principio che “chi inquina paga”, altrettanto deve valere per la transizione energetica sul carico di potenza da FER: “chi più consuma, più produce”. Quindi bisogna rompere il tabù dell’intoccabilità del “Burden Sharing” (condivisione degli oneri regionali dell’energia) e rimettere in discussione questa ripartizione secondo una proporzionalità equa basata sui reali consumi di ciascuna Regione. Secondo questa nuova visione della ripartizione degli oneri è particolarmente significativa la seguente simulazione. Ipotesi ripartizione 80GW in base ai CONSUMI REALI
In questa simulazione emergono subito alcuni aspetti particolarmente interessanti. Il primo è che la Sardegna dovrebbe contribuire per soli 2,19 Gw al raggiungimento dell’obiettivo del 2030 (a fronte dei 6,2 Gw della bozza di decreto). Il secondo è che la Sardegna, avendo attualmente una produzione di 2,8 Gw da FER (vedi prima colonna della tabella) avrebbe già ampiamente raggiunto l’obiettivo prefissato per il 2030. Il terzo è che quasi tutte le Regioni del sud – tranne Sicilia e Campania – avrebbero anch’esse raggiunto tale obiettivo, mentre quelle del centro-nord – ad esclusione di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige – dovrebbero contribuire più attivamente. Occorre quindi insistere su questa ripartizione che rappresenta l’unica equa e razionale possibilità di trovare un accordo condivisibile. Infine, a sostegno di un confronto leale con lo Stato e le altre Regioni, si ricordino altri due fatti particolarmente importanti:
Pertanto, si può concludere che con queste considerazioni ci siano diversi elementi di forza tali da sostenere con decisione un contraddittorio serrato – ma leale – nel tavolo di confronto Stato Regioni. *Componente del Comitato scientifico Insularità in Costituzione
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Giustu!
Totu cussu eólicu e fotovoltàicu ischit solu de aprofitamentu ingiustu e a dónnia modu assurdu, dannosu e de arrefudare!
Ischit de su matessi vile aprofitamentu de is polígonos militares ca seus unu mesu desertu de gente e ca in s’Istivale is poligonos a provare armamentos e gherras istrobbat e inoghe sigheus a ‘gosare’ de s’agiudu a fàere su desertu!
Ponendo puru chi su consumu de energia in Sardigna crescat e meda puru, cun su fotovoltàicu in is domos, in is locales pùbblicos e is comunidades energéticas, intanti chi no devastant su logu, iaus a pòdere giare unu contribbutu mannu po su chi serbit a is àteros fora de s’ísula.