L’impotenza della classe politica sarda di fronte al Decreto Draghi è indice della scarsa dimestichezza con i reali strumenti dell’Autonomia regionale? [di Gian Valerio Sanna]
Abbiamo oramai tutti chiaro quale sia il pericolo che incombe sulla Sardegna se si dovessero realizzare le prospettive disegnate dal Decreto Draghi. Se lo scenario calamitoso che incombe è abbastanza chiaro, non altrettanto sul terreno di ciò che può essere fatto mostra sincerità e chiarezza da parte dei protagonisti istituzionali e non. Non è vero che non si può fare altro che mitigare con la trattativa con il Governo Nazionale, le ricadute sarde del Decreto Draghi. Se si insiste su questa litania è del tutto chiaro che o non si conoscono i reali strumenti di cui dispone l’Autonomia Regionale oppure siamo già nel terreno mistificato di chi sta’ coprendo gli interessi delle multinazionali in terra Sarda. Questo lo vedremo presto, alla verifica dell’interesse pubblico prevalente con il voto del Consiglio Regionale che darà conto del fatto che le note famiglie che intercettano da decenni, i grandi interessi della Sardegna, anche nel centro sinistra, sono ancora al vertice del condizionamento e del ripiegamento dello Statuto Sardo al novello conquistatore. Sarebbe utile fra i tanti, che il sistema creditizio dei Sardi, quello che si è fatto grande con i risparmi e i profitti dei sardi, esprimesse la propria “obiezione di coscienza” al sostegno delle iniziative di una tale devastazione ambientale. Sarebbe utile ma temo attenderemo invano. Tuttavvia la Presidente della Regione ha in mano il pallino delle decisioni, la linea di difesa della nostra Autonomia che, è bene ribadirlo, non può coesistere con un approccio di non belligeranza o da vogliamoci bene, con il Governo Nazionale. Prima di tutto gli strumenti. La Regione Sardegna può contrastare la prevalenza delle disposizioni di cui al Decreto legislativo n.199/21 (Decreto legislativo che dà origine alla strategia della transizione energetica nazionale) con uno strumento di pari o superiore valore giuridico. In ragione di questa prospettazione, infatti, molti esperti della materia indicano la possibilità di utilizzare le disposizioni di cui al Decreto Legislativo n.42/2004 ovvero il Codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell’articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137. Tale strumento assumerebbe un valore ancora più prevalente se riferito a quanto espresso all’articolo 1 dello stesso, che lo introduce con il seguente corollario: ” In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni del presente codice ”, nonché a quanto esprime il comma 3 dell’articolo 145, sulla dichiarata prevalenza delle norme di tutela del paesaggio rispetto a piani, programmi e progetti nazionali anche a carattere settoriale. La Regione Sardegna non ha ancora esaurito le previsioni dettate dal su citato Decreto Legislativo n.42/2004, le ha realizzate in parte e solo nelle fasce costiere mentre manca al suo completamento tutto il territorio interno dell’isola, che è poi quello maggiormente insidiato dalle ricadute del D.lgs. n.199/21. Si tratterebbe di utilizzare tale strumento giuridico per operare il completamento della Pianificazione Paesaggistica e porre al riparo dalla speculazione la parte più delicata del nostro territorio rurale ed interno all’isola. Anteponendo la tutela costituzionale a ogni altra pianificazione, potrebbe risultare più agevole, successivamente, gestire la disciplina e la individuazione delle aree idonee da quelle non idonee. A tale impostazione, l’eventuale contenzioso amministrativo non potrebbe contrapporre un interesse prevalente del privato contro quello pubblico e di rango costituzionale rappresentato dalla Regione. Non così accadrebbe puntando sulle prerogative esclusive in materia urbanistica che, realizzandosi con legge regionale ordinaria, non prevarrebbero in sede di contenzioso con le ricadute che producono le norme fondamentali di riforma economico-sociale della Repubblica insite nel Decreto legislativo 199/2021. Dunque, non è vero che non si può fare nulla, basta invertire, per fare un esempio, la priorità contenuta nel comma 1 dell’emendamento sostitutivo totale della Giunta Regionale anteponendo la pianificazione paesaggistica a ogni altro ordine di pianificazione. Per altro non bisogna mai confondere gli strumenti. Infatti, nell’emendamento di cui sopra si vorrebbero utilizzare norme di salvaguardia in attesa di una legge ordinaria. Per definizione le misure di salvaguardia scattano dall’adozione del nuovo strumento di pianificazione territoriale o settoriale, attivando una sorta di “doppio corso urbanistico”, dovendo applicare contemporaneamente le disposizioni degli strumenti urbanistici in adozione prima e poi a regime. Così almeno dice l’attuale articolo 12 del DPR 380/01 e che in sostanza riprende quanto già disponeva un tempo l’articolo 1 della L. 1902/1952 (abrogato con D.L. 112/2008). La Presidente della Regione ha dunque uno strumento determinante, in grado di porre al riparo il patrimonio ambientale e paesaggistico della ruralità sarda dall’assalto indiscriminato che si profila e, immediatamente dopo, definire le mappe delle aree di minor pregio ambientale e paesaggistico da porre nella disponibilità delle imprese perché si dia un contributo regionale alla transizione energetica. Usare tale strumento consentirebbe di chiamare il Governo al confronto della Regione sulle quote da attribuirsi alla Sardegna e perché vi sia un criterio di proporzionalità e di logica, nell’esigere ai sardi quello che è strettamente giusto venga concesso. Si chiama così da tempo, lo spartito essenziale dell’Autonomia, il rapporto “pattizio” con lo Stato, quel rapporto dialogante ma mai cedente, l’idea di una specialità fatta di tutela delle prerogative dell’insularità e della sua storia ed anche il richiamo di quelle ruvidità e del contrasto politico, quando necessari, che hanno segnato le più grandi conquiste autonomistiche. La disattenzione degli ultimi decenni dei rappresentanti della massima Istituzione autonomistica, su i temi della sovranità dell’Autonomia nei processi di trasformazione e sviluppo della Nazione, hanno fatto crescere una condizione di sempre più evidente “sudditanza” e di ineluttabilità dei destini della Sardegna, che merita una immediata e forte iniziativa da porre in capo alla Presidente della Regione, in rappresentanza dei cittadini sardi, per un urgente riequilibrio delle prerogative dell’Autonomia. Non si tratta dunque di sottrarsi alla dovuta partecipazione della Sardegna ai processi legati alle transizioni dei nostri tempi, ma la definizione di questo contributo sulla cifra della tutela di altrettanti valori irrinunciabili quali la sovranità territoriale, la tutela dell’ambiente e del paesaggio e le opportunità di sviluppo turistico legate alle potenzialità del territorio. Alla Presidente della Regione un in bocca al lupo, ricordando che chi vince non deve avere mai paura di aprirsi e farsi contaminare dal confronto, sempre che siamo tutti, nelle stesse condizioni di libertà. |
Bene, Gian Valerio Sanna!
Ma «la Presidente della Regione ha in mano il pallino delle decisioni», «La Presidente della Regione ha dunque uno strumento determinante»
«Alla Presidente della Regione un in bocca al lupo» (e po no foedhare de àteros interventos chi capitat de ligere) custu insìstere cun sa Presidente mi faet pentzare a una dimandha.
Giai est craru ca sa Presidente depet ischire portare su pesu chi est istétia disponìbbile a si carrigare.
Ma a donniunu sa responsabbilidade sua! A donniunu de noso!
Sa dimandha est: is Cossigeris e Assessores de sa magioràntzia ite pentzant de fàere, ite faent? Dhue funt ibertandho is miràculos e fortza istraordinària de unu Superman o funt dispostos e ischint fàere fortza paris po is possibbilidades chi tenet fintzas custu istràciu de RAS po respinghere una pretesa de eólicu e fotovoltàicu aprofitadora, ingiusta, assurda e disastrosa po sa Sardigna e no solu?
E ite ndhe narant de unu càrrigu deasi mannu no solu isproportzionau de dónnia puntu de vista, salvu s’aprofitamentu disgratziau, fissau a prus de 6 GW coment’e mìnimu puru?
E is Cossigeris de sa minoràntzia poite dhue funt, po ibertare ite ischit fàere sa Presidente e pòdere apustis isparare crìtigas apitzus a machiore fatu?
O funt totu gioghendi a mammacua?
Sa fortza de sa Presidente at a èssere sa fortza de sa magioràntzia e de minoràntzia, de chie dhos at votaos e de chie no dhos at votaos ca funt rapresentàntzia de is Sardos totus, si no funt de is Sardos aprofitadores in custa ocasione puru ca connoschent solu su torracontu issoro mancari a dannu de is àteros totus.
E si est propriamente sa Presidente, chi coment’e viceministru in su Guvernu Draghi at cundividiu su decretu famau, siat chi apat ischìpiu o no apat ischìpiu e cumpréndhiu ite fut cundividendho in raportu a sa Sardigna, ite at fatu, su giuramento de Pontida? O no est sèmpere tempus e dovere mannu de si curregire si at ibbagliau o no at cumprèndhiu o no at ischìpiu ita at fatu?
Egregio,quanto esposto nell’articolo avrebbe avuto grande seguito se esposto di persona a Saccargia…