Che cosa cambierà per il commercio dell’arte nel Regno Unito con il nuovo Governo laburista? [di Georgina Adam]
https://www.ilgiornaledellarte.com/11 luglio 2024. Dalla fine delle agevolazioni fiscali sui redditi all’estero alle nuove leggi antiriciclaggio, gli esperti dicono che cosa aspettarsi dal nuovo scenario politico. Alle elezioni generali del 4 luglio nel Regno Unito il partito laburista ha ottenuto una vittoria schiacciante rovesciando 14 anni di Governo conservatore e conquistando ben 411 seggi sui 650 totali. Ma quale sarà l’impatto di questo cambiamento sul commercio dell’arte? Tradizionalmente, i laburisti non sono percepiti come un partito schierato dalla parte dei ricchi, quelli che spesso acquistano arte. Per anni, ad esempio, prima del risultato dei giorni scorsi il partito laburista aveva promesso di porre fine al regime fiscale «non-dom» (ovvero per i non domiciliati, gli individui fiscalmente residenti nel Regno Unito che vivono nel Paese ma la cui residenza permanente, o domicilio, si trova altrove, Ndr), in base al quale alcuni ricchi residenti nel Regno Unito non pagavano le tasse sui loro redditi all’estero. Questa politica è stata poi adottata dai conservatori sotto l’allora cancelliere Jeremy Hunt, e già prima delle elezioni aveva portato molte persone ad alto reddito a fuggire dal Regno Unito per stabilirsi in Paesi più favorevoli dal punto di vista fiscale. Ciononostante, il neopresidente della British Art Market Federation (Bamf), Martin Wilson, è ottimista sull’impatto che i laburisti avranno sul commercio d’arte. Wilson, di professione avvocato, dal 2018 è il consulente legale capo e responsabile dei servizi fiduciari di Phillips, dopo essere stato in precedenza da Christie’s per 10 anni: è quindi perfettamente in grado di comprendere le complesse questioni in gioco. «Ci sono state voci molto negative secondo le quali l’arte e la cultura non sono una priorità per il nuovo Governo e le modifiche fiscali sconvolgeranno le cose, commenta Wilson. Io però sono del parere opposto». Tanto per cominciare, afferma di sentirsi incoraggiato dall’energia che si sprigiona da ogni nuovo Governo e sottolinea il fatto che il mercato dell’arte britannico è una «grande storia di successo. Guardate che cosa crea il mercato dell’arte qui in termini di turismo e la nostra posizione di polo culturale. Questo Governo è, come si suol dire, focalizzato sulla crescita, quindi penso che questa sia un’opportunità per costruire sul successo esistente». Che cosa vorrebbero vedere lui e il Bamf e che cosa è possibile fare in questo nuovo contesto? La sua risposta è chiara: «Favorire l’attività commerciale, in particolare per l’importazione e l’esportazione di opere d’arte, alleggerendo la pressione amministrativa che grava sulle imprese grandi e piccole». Il Bamf stando a Wilson, è già in trattativa con il Ministero del Tesoro in merito alle norme antiriciclaggio: «Vorremmo che il Governo e il Tesoro riducessero gli oneri amministrativi», rimarca. L’altra questione citata è la possibilità di semplificare l’importazione temporanea, che consente di non pagare dazi su merci importate nel Regno Unito destinate a essere rapidamente riesportate, e che era già stata discussa prima delle elezioni. In generale, Wilson auspica che la quantità di pratiche burocratiche possa essere alleggerita. «Se si guarda agli Stati Uniti, che sono di gran lunga il più grande mercato d’arte del mondo, hanno le nostre stesse preoccupazioni, ma in qualche modo riescono ad attenuarle con un tocco più leggero», chiosa. Paul Hewitt, direttore generale della Society of London Art Dealers, riflette lo stesso ottimismo: «Storicamente, afferma, sotto i laburisti l’industria dell’arte ha fatto bene. Negli ultimi 14 anni la crescita è stata ostacolata, ma ora il nuovo Governo punta tutto sulla crescita». Intravede però una nube all’orizzonte: le nuove restrizioni all’importazione di oggetti culturali provenienti da Paesi extracomunitari, che entreranno in vigore tra un anno. Un po’ meno positiva si mostra invece Eva Langret, direttrice artistica di Frieze London. «Ci sono così tante cose in agenda per il nuovo governo, constata. Temo che non possa dare la priorità all’arte e alla cultura, che resterà in secondo piano rispetto a molte altre questioni più urgenti, ma confido in un cambiamento».
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