E’ recentemente scomparso lo storico francese Jacques Le Goff, a ragione, uno dei padri del medievismo europeo. I suoi studenti lo ricorderanno come un dispensatore di cultura il cui motto “La storia è memoria” spiegava la necessità di far conoscere ai giovani la storia per non renderli orfani del passato e per non privarli dei mezzi per “pensare correttamente il nostro mondo e per potervi agire bene”. Il pensiero all’uomo di cultura mentre viviamo la contemporaneità e le dinamiche che l’attraversano. Mentre ci domandiamo quale cultura stia esprimendo l’Italia in questi vent’anni. Viene il dubbio che sia diseducativo trasferire ai giovani l’inculture della politica del Bel Paese. Prevale il monito di Le Goff: la storia è memoria e va raccontata. Tutta, anche quella delle povertà culturali in capo a soggetti che hanno ricoperto ruoli di rappresentanza e di governo.
Fra i casi recenti, eclatante il deputato del Movimento5Stelle Tripiedi quello di: “Sarò breve e circonciso“. E’ giovane, ma non per questo va scusato perché sta in Parlamento, luogo deputato a produrre le leggi, anche quelle che riguardano la cultura. Non mancano grossolanità e “gaffes” dei meno giovani e più noti. Antonio di Pietro, ex leader dell’Italia dei Valori disse:“Un Governo Monti sostenuto da Pd e Pdl sarebbe come due maschi a letto insieme: non possono fare figli”. Oppure l’ex ministro dell’Istruzione Gelmini: “Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”.
L’ex segretario del PD Bersani, amante delle metafore, usò l’espressione di origine tedesca: “È meglio un passerotto in mano piuttosto che un tacchino sul tetto” traducendo erroneamente, forse per assonanza, la parola Taube che in tedesco significa piccione e non tacchino. Sempre Bersani dopo l’ultima campagna elettorale: “Il Pd è arrivato primo ma non ha vinto“. Chi spiegherà questa sottigliezza politica agli studenti? C’è stato un ex viceministro del governo Monti, l’enfant prodige Michel Martone che, parlando dei giovani, aveva commentato: “Dobbiamo fare lo sforzo di comunicare loro dei messaggi veri: se a 28 anni non ti sei ancora laureato sei uno sfigato!“ In bocca ad un viceministro quella parola, sfigato, suonava male. Stupenda l’esternazione dell’ex consigliera regionale della Lombardia Nicole Minetti: “Le madrelingue sono tutte invidiose”. Forse intendeva dire malelingue. Chissà?
L’ex ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo: “Le probabilità che si possano ripetere eventi alluvionali simili con analoga intensità, sarebbero superiori ai 500 anni e sicuramente plurisecolari”. Concetto raccolto e amplificato da Ugo Cappellacci a proposito delle devastanti alluvioni in Sardegna: “L’isola è stata vittima di una piena millenaria“. Restando in Forza Italia che dire dell’ex premier Berlusconi? Una vera miniera di strafalcioni e di gaffes, fra le quali la più terribile: “Sotto la Cina di Mao i bambini non li mangiavano ma li facevano bollire per concimare i campi. E’ una cosa orrenda ma purtroppo è vera!” E ancora: “Enea diede luogo a una dinastia da cui nacquero Romolo e Remolo.” Infine: “Sempre a parlare di questi fratelli Cervi. E andiamoli a trovare questi fratelli Cervi!” Esente da gaffes neppure il professor Monti riferendo in inglese sulla situazione economica dell’Italia al Parlamento europeo: “Credo che andremo decisamente più a fondo“ .Stupore fra gli europarlamentari!
Ora al governo c’è Renzi, dicono che parli bene l’inglese e il suo italiano è corretto. Conosce anche il latino. A proposito della condanna dell’amministratore delegato dell’Eni Scaroni e delle prossime nomine nelle società controllate dallo Stato (circa 600 poltrone da distribuire), ha utilizzato fra il serio e il faceto la frase di Giustiniano: Nomina sunt consequentia rerum, ovvero i nomi sono conseguenza delle cose. In molti si sono chiesti se il premier non intendesse invece dire che nominae, le nomine, sono conseguenza delle cose. Come avviene in politica. La Sardegna non fa certo eccezione, anzi. Sarà lunga e interessante la storia da raccontare.
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