Alle europee i Sardi irrilevanti [di Nicolò Migheli]
La paura fa novanta, dice la cabala. C’è da giurare che da questi giorni fino all’apertura delle urne verremo incalzati da appelli al voto, sarà agitato lo spettro dei populismi che vogliono distruggere l’unità europea. Le prime elezioni del parlamento europeo dopo le politiche di austerità, impauriscono le èlite continentali sottoposte a verifica transnazionale. A maggio non si eleggeranno solo dei parlamentari ma anche il Presidente della Commissione europea, fino ad ora nominato dai governi dei paesi membri. Chi sarà eletto avrà ben altro peso rispetto ai predecessori. Il Parlamento europeo sarà il luogo di confronto e scontro non solo sulle diverse visioni del continente, ma anche sulle contraddizioni territoriali, sui differenziali di sviluppo, tra ricchi e poveri. I Sardi anche questa volta, non ce la faranno ad eleggere un proprio rappresentante. Non ci riusciranno perché penalizzati dal Collegio delle Isole, che mette insieme Sicilia e Sardegna: regioni con diversità storiche, economiche e demografiche. Un candidato siciliano di Forza Italia ha già foderato di manifesti la città di Cagliari. La capolista del PD alle elezioni europee Caterina Chinnici dichiara: “ Rappresenterò la Sicilia con amore e spirito di servizio”.Come darle torto? I Siciliani hanno un’ identità forte, curano i propri interessi molto bene, verranno in Sardegna a dirci che si occuperanno anche dei nostri. Però basterebbe un’indagine sugli atti parlamentari europei per scoprire quando l’hanno fatto. Forse mai. Lo stesso principio demografico agirà per ogni lista, Tsiparas e M5S compresi. Di conseguenza un milione e seicentomila abitanti resteranno senza rappresentanza europea. A Roma, pare che questo non turbi i disegni delle forze politiche e del governo; in piena contraddizione con il diritto europeo che concede la rappresentanza a tutti i cittadini dell’Unione. L’Italia per legge riconosce i Sardi come minoranza linguistica, ma non è conseguente con il diritto comunitario. Malta con 418.366 abitanti ha sei parlamentari, Cipro con 1.129.000 sempre sei, così Estonia con 1.339.000 e il Lussemburgo con 531.441. Se la Sardegna fosse indipendente ne avrebbe almeno in misura uguale ai paesi citati. La nostra isola però non lo è. Il confronto diretto lo si può fare con la Comunità germanofona del Belgio che ha stessi diritti di quella vallona e fiamminga. Un territorio di 854 Km quadri, 76.775 abitanti – all’incirca la popolazione di Quartu Sant’Elena – elegge un parlamentare europeo. I territori acquisiti dal Belgio nel 1919 a seguito del trattato di Versailles, risultano essere l’entità più rappresentata in Europa. La Sardegna quella che lo è per nulla. A poco varrà per noi, mettere in lista personaggi che siano conosciuti oltre il mare. La notorietà non basta contro rodate macchine elettorali. I Sardi si trovano oggi dentro un gioco che non dominano, pensavano che fosse cooperativo ed invece è determinato dagli egoismi personali e territoriali. L’ennesimo no al Collegio della Sardegna, quello di ieri, è l’ulteriore conferma della nostra irrilevanza. Quel sasso ad occidente dell’Italia è luogo buono di vacanze, abitato da una popolazione esotica che si vive come indomita, uno spazio su cui versare veleni, occupare con basi militari, condannare alle servitù energetiche. Uno schiaffo sul volto delle èlite sarde che continuano a credere che l’unica possibilità di poter contare sia l’essere incardinati nelle organizzazioni italiane. È così per i partiti, i sindacati, gli imprenditori, il mondo dell’università, persino la Chiesa cattolica. Un ceto che ha come unico orizzonte l’Italia, che non conosce l’Europa o finge di non conoscerla, che dal rapporto dipendente ed intermediario ricava solo benefici personali, quando va bene. Poi c’è chi non capisce perché in Sardegna vi sia un forte desiderio di autodeterminazione, anzi lo considera un fatto involutivo, un rinchiudersi nello specifico. Non sono i Sardi che si condannano al localismo è l’Italia con le sue politiche che sta operando una secessione nei nostri confronti. Aspirare alla auto-determinazione è diventare adulti, è decidere anche di stare ancora nella Repubblica da soggetti protagonisti in un rapporto ricontrattato. Se questo non avverrà è bene sperimentare ogni via legale per prendere in mano il proprio destino. Alle prossime elezioni europee ci troveremo davanti ad un gioco di ruolo in cui qualsiasi mossa si faccia si otterrà il medesimo risultato. Se si andrà a votare si eleggerà un siciliano, se non ci si andrà si eleggerà ancora un siciliano. Questa volta però occorrerà che l’astensione abbia significato politico, sia organizzata e di massa, si faccia sentire e non venga derubricata nell’antipolitica o nella disaffezione al voto. Per ora non abbiamo altre armi. Nel futuro occorrerà ricorrere alla Corte di giustizia europea. Ci sarà un giudice in Lussemburgo, visto che a Roma non c’è. |
sono del tutto d’accordo
Anch’io. Astensione politica. Ma dovrebbero dimettersi anche tutti i candidati. Senza chances è un voto truccato.
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Ciao sono Flavio cabitza, presidente dell’associazione per la tutela
Dei diritti dei sardi. Io condivido appieno tutto (oggi chi vota lo fa da servo)e per tale motivi che la mia associazione e’ passata dalle parole troppo spesso inascoltate ai fatti con la presentazione del ricorso contro lo stato per il diritto come minoranza linguistica ad avere un proprio rappresentante al parlamento europeo,diritto non riconosciuto dal parlamento italiano.che strano eppure è lo stesso parlamento che nel 1999 con la legge 482 ha concesso tale diritto a tutte le minoranze linguistiche che vivono in Italia
Nell’articolo ti sei dimenticato i nomi dei parlamentari sardi che votato contro una mozione che ristabilisse la disparità Sicilia Sardegna .
(Tutti quelli del pd e quelli del pdl hanno votato contro
Quelli di cinquestelle astenuti, favoreli solo pili e il rappresentante sardo di sel
Ciao Flavio