Si fa esattamente così: altro che quote rosa [di Lucia Annunziata]

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L’Huffington Post 11/04/2014 11:07.  Un giorno il Premier si sveglia e dice “capolista tutte donne“, e il giorno dopo ancora “ai vertici delle più grandi aziende pubbliche tante donne”.

Si fa esattamente così, perché il punto della rappresentanza femminile nella nostra società è una questione che ha fatto la muffa, è una discussione da novecento illuminato, la disquisizione sui meriti dei cittadini in gonnella è memoria di epoche glaciali più che di oggi. Intendo dire che non si dovrebbe nemmeno discutere del ruolo delle donne, figuriamoci della loro parità. Nella vita vera di quel che siamo la non parità è ormai relegata a termini di terzo mondo, di diritti umani più che di diritti civili. Giustamente: la massa critica reale della parità del merito e dell’accesso è un dato sociologico ed economico che, semmai (e penso qui ad esempio alle performance scolastiche) pende a favore delle donne.

Quello che voglio dire è che nel mondo reale la cittadinanza della metà del cielo è un dato di fatto – imperfetto, conteso quanto volete (vedi le norme, vedi il femminicidio) ma fatto acquisito. Quello che manca in questo paese a metà da sempre fra conservazione e progresso, è lo sfondamento verso l’alto da parte delle donne. Quello che le anglosassoni chiamano the glass ceiling, e che da noi è una vero e proprio tetto di cemento. Parlo sì dei posti più alti: presidenze, amministratori delegati, ruoli alla guida di grandi aziende, banche, esercito, intelligence, aziende sanitarie, istituti di ricerca, istituzioni culturali, dalla Scala alle Fondazioni, media. Non è un problema solo di potere, ma di eliminazione dell’ultimo tabù dietro cui si è barricato il potere al maschile: quello della competenza.

Quel doppio standard per cui agli uomini viene assicurato un flusso di occasioni, dentro cui “dare prova di sé” e alle donne invece vengono imposti continui sbarramenti per valutare la loro “capacità”, la competenza appunto. Un percorso a ostacoli fra valutazioni occhiute, sparlate dietro le spalle sugli “appoggi” di cui è costruita la promozione delle donne, pettegolezzi denigratori sul carattere, tutto l’armamentario che appesantisce e blocca la carriera al femminile.

Una cultura del sospetto nei confronti delle capacità femminili che ferisce profondamente ancora le giovani donne di oggi, che sono comunque incerte e insicure di sé stesse, e alimenta il bullismo degli uomini che al contrario sono spesso più sicuri di sé stessi di quanto non dovrebbero essere. In questo senso le quote rosa sono sbagliate. Sono (forse) uno strumento necessario nella condizioni che ho descritto, ma rimangono pur sempre e solo un meccanismo di “garanzia” di un soggetto da proteggere.

Il gesto vero è invece quello di sfondare il tetto di cemento. Sfondarlo quasi come operazione militare, per creare la breccia attraverso cui incanalare con velocità tutte le competenze e le forze femminili che pullulano alla base della piramide sociale. In modo da portare la presenza delle donne a un livello di massa critica.

Poi le donne diventeranno come tutti, e se la giocheranno. Riveleranno davvero quel che sono: alcune brave altre no, alcune corrotte altre pie, alcune mediocri altre eccellenti, alcune versate per un carriera altre per altre. Saranno insomma finalmente giudicate e trattate come tutti. Una normalità che potremo chiamare una rivoluzione.

One Comment

  1. Maria Giovanna Medau

    Le quote rosa fanno pensare alle quote latte delle UE .Sono entrambe scelte dall’alto ,entrambe decidono chi e la quantità .Il fatto che sia un leader ,maschio, a decidere quante donne saliranno al potere , crea un rapporto di dipendenza tra chi ha fatto la proposta e chi ne ha beneficiato .Poche volte assistiamo a posizioni autonome di deputate e senatrici che si impongono con il loro pensiero piuttosto che con quello del loro leade,r di cui condividono sempre tutto .Questo non succede nella scienza o nel lavoro ,le donne all’apice sono capaci e competenti.Hanno sbaragliato la concorrenza sono “veramente” le più brave e lo sanno. Non vedo questo spirito in politica .Le donne nei partiti , che si occupano di politica sono sempre poche ,poi all’improvviso arrivano le dirigenti e non sai mai come e perchè sono lì ,ma sono sempre echittettate come seguaci del leader di turno .Non ho ancora visto una corrente al femminile .Le donne devono fare politica non imitando i maschi ma mettendo in campo quelle caratteristiche che le rendono vincenti nel lavoro ,nella ricerca ,negli studi , altrimenti la parità sarà sempre una quota decisa da un maschio e mai un cambiamento della politica.

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