Nulla di nuovo sotto il sole [di M.Tiziana Putzolu]
Non c’è errore. E’ una precisa scelta strategica quella adottata ieri dal Governo italiano per la nomina di quattro donne Presidenti ai vertici delle più importanti Aziende di Stato. Il nuovo corso delle ‘pari opportunità’ ha il volto ed i Nomi delle Donne Celebri di importanti industrie italiane, donne manager cioè, che andranno a presiedere altrettanto importanti aziende, questa volta di Stato, al fianco di più sconosciuti nomi di Amministratori Delegati che deterranno nelle loro solide maschili mani il vero potere di quelle aziende. Le accoppiate Presidente – AD vedono Emma Marcegaglia – Claudio Delcalzi all’Eni, Patrizia Grieco – Francesco Starace all’Enel, Luisa Todini – Francesco Caio alle Poste, a Terna il nome certo è quello della Presidente, Catia Bastioli, mentre sull’AD è necessario un supplemento di riflessione, pare. Forse nessuna di loro è stata giudicata abbastanza ‘competente’ per esercitare il ruolo di AD in quelle che sono tra le più importanti aziende strategiche italiane. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi. Queste scelte ricalcano un copione abbastanza mediocre e scontato anche se gli attori così scontati non sono, né, tanto meno, poco avvezzi a giocare con il potere. L’essenziale è che non si dia a questa stucchevole sceneggiata più importanza di tanto perché si tratta di una versione edulcorata, una cortina fumogena sul tema delle Pari Opportunità. Mentre Emma Marcegaglia festeggia la sua nomina a Presidente dell’Eni con la chiusura di una sua azienda a Milano lasciando a casa scala 169 operai, ed i più ingenui accolgono il film Finalmente le Donne ai Vertici con gridolini di giubilo, il volto più vero della differenza di genere nel lavoro, quello vero, e nelle istituzioni, quelle che contano sempre meno, rimane diffusa in tutto lo stivale. Oltre a ricordarcelo i dati Istat (Istituto che legge impietosamente la realtà quotidiana con occhi più scientifici dei nostri, che affondano nella realtà che ci circonda), ce lo ha ricordato qualche giorno fa l’algida Christina Lagarde, Direttrice del Fondo Monetario Internazionale, rivolgendo all’Italia un duro monito in merito al cosiddetto gender gap, bocciando senza appello l’assenza di politiche volte ad incoraggiare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Partecipazione che, invece, sostiene ancora, tanto bene farebbe per uscire dalla stagnazione. Se a qualcuno, quindi, è sembrato che qualcosa si muovesse nel campo delle differenze di genere, certo quel che si muove è molto lento, e spesso sono operazioni maquillage, che hanno anche un loro valore simbolico, ben inteso, ma che rimangono operazioni di facciata, sia chiaro. Nel Rapporto del World Economic Forum (WEF) 2013, il più noto fra gli studi sul gender gap, che analizza le opportunità che maschi e femmine hanno nei propri paesi, l’Italia è al 71° posto a livello globale tra i 138 paesi considerati dal corposo studio, posizione che ci siamo conquistati risalendo dal 79° posto nel quale eravamo confinati l’anno precedente. L’Italia è al 65° posto per quanto riguarda l’istruzione, al 72° posto per la salute, al 44° per l’accesso al potere politico ed al 97° per la partecipazione alla vita economica. Quel che è peggio è che solo il 51% delle donne lavora contro il 74% degli uomini. Dati nazionali e che potrebbero essere ben peggiori se solo si scendesse sui diversi divari territoriali. Per ora quella delle ‘pari opportunità’ è solo un’illusione, per il nostro paese, nella quale siamo ben accompagnati, comunque. Perché le cortine fumogene sono presenti anche in altri paesi a noi vicini, come in Francia, Germania, Regno Unito. Da fonte Eurostat è utile apprendere, infatti, che la presenza delle donne ai vertici di ogni area del potere politico, delle Pubbliche Amministrazioni, dell’economia e della finanza sono occupate quasi esclusivamente da uomini. Nelle Banche Centrali di Italia, Francia, Germania e Regno Unito (rilevazione 2013) sono stati considerati i ruoli di Direttori e i Ruoli Chiave. Ebbene, nessuna donna è presente nel ruolo di Direttore ed i Ruoli Chiave sono in larghissima maggioranza in mano agli uomini. Nelle istituzioni finanziarie, considerati i CEO (Chief Executive Officier), Dirigenti (Executives) e Direttori non esecutivi (Non Executives), sempre nei quattro paesi considerati solo nel Regno Unito sono presenti due donne. Naturalmente la percentuale si solleva moltissimo nei ruoli Non Executives. Ad analizzare la presenza delle donne nella vita politica ed economica del paese (il nostro) e di altri al nostro vicini, possiamo riscontrare andamenti contrapposti: da un lato l’ascesa di presenza femminile nei ruoli politici (solo nazionali, però, perché ai livelli istituzionali locali lo scenario è desolante), e dall’altra la quasi assenza di donne nei ruoli chiave a livello economico e finanziario. Sebbene nessuno possa negare che nella composizione delle due camere del Parlamento italiano in carica la presenza femminile sia aumentata, e scorretto sarebbe anche negarne il ‘passo avanti’ (con differenze tra partito e partito e tra Camera e Senato), l’assenza invece di donne nei ruoli chiave della finanza è un fatto acclarato che ricalca quello spostamento dei baricentri del potere che da quello politico si è da tempo incardinato nelle istituzioni economiche e finanziarie, sganciate dalla tensione derivante dalla ricerca di consenso sociale e dai contesti rappresentativi. Le istituzioni politiche, sempre più screditate, avranno ancora meno ‘peso’ nelle decisioni nazionali. Scenderanno consensi e compensi. Ci saranno più donne. Ma forse funzioneranno meglio. Insomma, ci sarà da attendere. E da combattere. L’importante è non cascare nelle trappole e non farsi ingannare dalle cortine fumogene. C’è chi crede fermamente che le cose cambieranno, inevitabilmente. Perché in un mondo sempre più pieno di paradossi, le donne che già studiano di più, nel 2020 saranno una massa sempre maggiore. Faranno figli anche senza uomini o mariti, mentre lo stesso non potranno farlo gli uomini. Dice Domenico De Masi in una recente intervista ‘Nessuno vi ha regalato niente. Anche perché chi detiene il potere non regala cose a chi non ne ha’. Si dovranno arrendere.
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