La carota di Vostok [di Guido Pegna]
L’autore scrive in prima persona. Lui e un’amica sono al ristorante. Poco prima avevano assistito a una conferenza di Terry McIver, uno scrittore detestato, il quale parlava del riscaldamento globale e della biodiversità. La deforestazione, ha spiegato Terry, provoca la scomparsa di intere specie di animali, mentre secondo stime attendibili l’impatto dell’uomo sull’ambiente causa l’estinzione di cento specie al giorno, contribuendo al riscaldamento globale della terra – prospettiva che, almeno in questo paese [il Canada, dove l’inverno freddissimo dura sei mesi, n.d.a.] mi parrebbe estremamente auspicabile. “La biodiversità è il nostro retaggio vivente” ha proclamato fra gli applausi, chiedendo quindi a tutti di firmare una petizione che stava girando fra il pubblico. “Perché diavolo hai firmato quella fesseria di petizione?” le ho chiesto. “Non era una fesseria. La vita degli animali è davvero a rischio”. “Anche la tua e la mia, se è per questo. Ma vuoi sapere una cosa? Hai ragione tu. Sono molto preoccupato. Che mondo sarebbe senza iene, sciacalli, scarafaggi, serpenti velenosi e pantegane?”. “Che ne diresti di lasciarmi mangiare in pace?”. “ Pensa che solo per colpa nostra potrebbero estinguersi come i dinosauri”. (Da: La versione di Barney, di Mordecai Richler). L’altro ieri era la giornata mondiale della Terra, e si è parlato molto di clima. Prima di tutto i fatti. Le rilevazioni mostrano che è in atto un riscaldamento globale. Negli ultimi cento anni la temperatura è aumentata di circa 0,7 °C, e continua ad aumentare con velocità crescente. Sulle cause di questo fenomeno i climatologi si dividono in catastrofisti e scettici. I primi, supportati da fior di grafici sull’andamento della temperatura, fanno notare che in questi ultimi cinquant’anni essa è andata aumentando come mai in nessuna epoca storica precedente. Esibendo altri grafici fanno notare che c’è stato ed è tuttora in atto un accelerato aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. La CO2 è uno dei cosiddetti “gas serra”, ma non il principale, che è il vapore acqueo. Questi gas, per le proprie particolari proprietà, risultano trasparenti alla radiazione solare entrante, ma opachi alla radiazione infrarossa riemessa dalla superficie del pianeta riscaldata dai raggi solari diretti. Così l’atmosfera si scalda e con essa la superficie della terra. Questo è l’effetto serra. Quindi, per i catastrofisti, vale il seguente semplice sillogismo: il riscaldamento globale è causato dall’aumento dell’anidride carbonica; quest’aumento è provocato dalla combustione di carbone e petrolio da parte delle attività umane; ergo il riscaldamento è causato dall’uomo. Al quale sillogismo sono collegate le seguenti catastrofiche previsioni: i ghiacci delle calotte polari si scioglieranno e il livello del mare salirà di alcuni metri, determinando la necessità di abbandonare città come New York, Venezia, la parte bassa di Cagliari; l’Europa del sud verrà trasformata in un deserto sabbioso come il Sahara; guerre catastrofiche, eventualmente nucleari verranno combattute per il possesso della risorsa più importante per l’uomo, che è l’acqua dolce. A cui seguiranno catastrofi minori ma più sottili e di lungo termine, come la scomparsa di intere specie di animali, come ironizza Richler, la sparizione della biodiversità che ci permette di nutrirci ecc. I catastrofisti trovano vasta risonanza e persistente tambureggiamento sui media, che sanno che si vende molto di più spargendo preoccupazione e gridando cattive notizie che rasserenando il pubblico con le buone. Non solo: siamo tutti sottoposti ad una pressione crescente sulla necessità di ridurre le emissioni di CO2 e questo ci costa dei soldi. Così dobbiamo aggiornare le nostre automobili alle sempre più stringenti norme euro e alla fine una pressione conformista e amministrativa insostenibile ci costringerà ad acquistare automobili elettriche; dobbiamo istallare pannelli fotovoltaici sulle nostre case, dobbiamo pagare di più per l’energia elettrica perché nella bolletta vi sono i sovraprezzi per gli investimenti nelle pale eoliche e per gli incentivi sul fotovoltaico; dovremo impiantare orti sinergici nei nostri giardini, coltivare bietole e allevare maiali sui nostri balconi, dovremo comperare frutta e verdura al “chilometro zero” per ridurre le emissioni causate dai lunghi trasporti e così via fantasticando, spesso ingenuamente e velleitariamente. Nel campo scientifico la confusione è drammaticamente inestricabile. In contrapposizione ai catastrofisti, di cui l’ex vice presidente USA Al Gore è un famoso e multipremiato rappresentante1, gli scettici oppongono argomenti molto fondati, che sono questi. Circa la metà del recente riscaldamento è avvenuto prima del 1940 e non può essere attribuito alle emissioni di anidride carbonica poiché gran parte di questaè stata emessa dopo. Tra il 1940 ed il 1970 la temperatura è diminuita di 0,2°C, mentre la CO2 aumentava fortemente. Il ritiro dei ghiacciai è iniziato attorno al 1820, assai prima del forte incremento nell’uso di idrocarburi. Molti dati e molti elementi si ricavano dalle importanti scoperte che sono state fatte recentemente in Antartide, dallo studio degli anelli di accrescimento degli alberi, dalle colonie coralline, dai sedimenti dei fondali marini, dalle rocce, dai pollini ecc. Nei ghiacci dell’Antartide è scritta la storia del nostro pianeta. Ad ogni strato di ghiaccio corrisponde a una diversa era geologica. L’impresa dell’estrazione di cilindri di ghiaccio (le carote) fino alla profondità di 3600 metri effettuata nella base russa di Vostok2 è uno dei più impressionanti exploit tecnici dei nostri tempi. Dall’analisi delle bollicine di aria intrappolate nelle carote di ghiaccio e dalla sua composizione isotopica sono stati determinati l’andamento della temperatura e della concentrazione di CO2 dell’atmosfera negli ultimi 420.000 anni. Si è visto che abbiamo avuto un susseguirsi, circa ogni 100.000 anni, di ere glaciali lunghe e fredde intercalate da calde ere interglaciali corte di 10-20.000 anni. Durante l’ultima glaciazione la temperatura era di circa 8°C più bassa di oggi. Poi 18.000 anni fa la Terra ha iniziato a scaldarsi, i ghiacci hanno smesso di avanzare, il livello del mare ha cessato di calare, poi si è alzato di 100 metri e si è formato lo stretto di Bering, le foreste hanno preso il posto del ghiaccio, alcune zone verdi sono diventate desertiche. Tuttoquesto è avvenuto per cause naturali, indipendenti dalle attività umane. Adesso ci troviamo in un’era interglaciale calda da 11000 anni. In un futuro più o meno lontano dobbiamo aspettarci il ritorno del grande freddo. La temperatura e l’anidride carbonica hanno nel tempo un andamento oscillante tra minimi e massimi e sono fra loro strettamente correlate. La scoperta più importante è che prima c’è stato un aumento di temperatura, e che da 400 a 800 anni dopo è cominciata ad aumentare la CO2. Ciò significa che ci sono stati forti aumenti e diminuzioni di CO2 anche in ere passate quando pochissimi uomini erano presenti su questo pianeta e che un aumento di temperatura causa un aumento di CO2 e non il contrario, come viene affermato dai catastrofisti. Quando la temperatura aumenta si liberano enormi quantità dell’anidride carbonica che è disciolta negli oceani3, che sono la massima riserva terrestre di CO2. Infine essa ha un effetto trascurabile sulla temperatura e quindi sul clima. Infatti si trova che un raddoppio dell’anidride carbonica nell’atmosfera provoca un aumento della temperatura di un centesimo di grado centigrado, che è trascurabile rispetto alle fluttuazioni naturali della temperatura della superficie terrestre. Così l’uomo con le sue emissioni non è responsabile dell’incremento della temperatura del globo a cui stiamo assistendo. Un altro elemento importante a sostegno della causa non umana delle variazioni climatiche è di tipo storico. Nel Medio Evo, fra l’anno 1000 e il 1350 si ebbe un aumento della temperatura della Terra di circa 1°C, e l’uomo a quell’epoca non aveva ancora automobili, aerei, industrie chimiche, impianti di riscaldamento ecc. Ma allora quali sono le cause del riscaldamento globale? È ragionevole supporre che anche l’attuale riscaldamento, come quelli del passato, sia da attribuirsi prevalentemente a cause astronomiche. È noto infatti che l’attività solare o numero delle macchie è correlata ai cambiamenti climatici, sia recenti che passati. Il Sole ci manda enormi quantità di energia. Piccole variazioni dell’attività solare hanno grandi effetti sulla temperatura. Anche gli aumenti di temperatura riscontrati recentemente in alcuni pianeti del sistema solare sono dovuti a cause cosmiche. Un altro fenomeno, probabilmente il più importante, contribuisce ad amplificare l’attività solare. Variazioni della attività e del vento solare, modulando i raggi cosmici, producono variazioni della ionizzazione della troposfera che induce la formazione di nuvole. In altre parole, un aumento del vento solare, riducendo il flusso di raggi cosmici, riduce le formazioni nuvolose producendo un riscaldamento tanto maggiore quanto maggiore è l’attività solare. In sintesi, il sole agisce sul clima sia in modo diretto con l’irraggiamento sia in modo indiretto attraverso i raggi cosmici e la nuvolosità. Si spiega così il riscaldamento globale, tutto o in parte, senza ricorrere all’effetto serra. Queste sono le idee attuali sul riscaldamento globale. Il fatto che le posizioni degli scettici siano più fondate su dati certi e sui risultati di recenti grandi esperimenti che non quelle dei catastrofisti non deve tuttavia indurci ad adagiarci sul modello di sviluppo basato sulla incontrollata deforestazione e sullo sfruttamento esasperato e illimitato dei combustibili fossili. Le foreste sono il maggiore assorbitore di anidride carbonica. Prima o poi i combustibili fossili diventeranno sempre meno disponibili, i loro prezzi aumenteranno fino a diventare proibitivi; quindi è saggio sviluppare fonti alternative e rinnovabili finché siamo in tempo, conservando il petrolio per gli usi per i quali esso sarà sempre insostituibile, almeno per quanto è possibile prevedere ora. Per esempio, niente petrolio niente voli aerei. Niente petrolio niente grosse macchine, ruspe, buldozer, caterpillar per movimenti terra e costruzioni. Niente petrolio, niente materie plastiche effettivamente insostituibili in molte delle applicazioni nel mondo come è diventato oggi: computer, televisori, parti di automobili, parti e isolanti elettrici per tutte le applicazioni – ma non certamente gli shopper da supermercato. * Fisico, Università di Cagliari. 1. Gore è stato insignito del Premio Nobel per la pace nel 2007 insieme all’IPCC (International Panel for Climate Change, una sigla di cui si parla molto) per i loro “sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti”. Nello stesso anno gli è stato assegnato il premio Principe de Asturias de Cooperacion Internacuional. 2. In tutte le cose è contenuta una componente di ironia e di assurdo. Per tenere in vita la base antartica russa, che può ospitare da 12 a 25 ricercatori che lavorano per elevati fini di ecologia e di studio del clima, occorrono 170 tonnellate di carburante all’anno, con conseguente inquinamento di quell’habitat fino a poco tempo fa incontaminato. 3. È esperienza comune che quando si scalda una bevanda gassata, come per esempio la Coca Cola, nella quale è disciolta l’anidride carbonica, questa si libera in grande quantità. Alla temperatura di 15°C e alla pressione atmosferica l’acqua scioglie un uguale volume di CO2; a pressione doppia volume doppio e così via. |
Molto interessante
Ottimo articolo Guido. Ma sa però che da fisico ti poni più dalla parte degli scettici che dei catastrofisti. La moda degli scenari non è recente
(La praticavano gli indovini o, più recentemente, i Laplaciani), ma è diventata roba da mass media con il Club di Roma agli inizia degli anni ’70 del secolo scorso. Secondo me, gli scenari scomodi servono per indirizzare i comportamenti collettivi in modo da evitarli. Ad esempio, Malthus aveva ragione ( finora) per quanto riguarda la popolazione umana, ma nel prossimo futuro le cose potrebbero rapidamente cambiare. Noi Sardi abbiamo iniziato. Infine, con il riscaldamento globale e l’aumento di CO2 , derivante anche dagli enormi depositi di torba bloccati dal permafrost nelle regioni artiche, le rese dei raccolti aumenteranno, ma l’incostanza climatica renderà più aleatori i raccolti.