Incontro [di Sergio Vacca]
Herat. Campus universitario. Erano le dieci e trenta del mattino del primo maggio. Col Rettore dell’Università di Sassari e altri tre colleghi, ci predisponevamo alla cerimonia di proclamazione di due neo-Dottori di Ricerca in Scienze e Biotecnologie dei Sistemi Agrari e Forestali di due Ricercatori e Assistant Professor afghani, che hanno frequentato l’omonima Scuola di Dottorato della nostra Università. Avevamo portato con noi, per dare forma solenne alla cerimonia, l’ermellino del Magnifico e per noi della delegazione, per i neo-dottori e per il Chancellor of Herat University, la toga. Mi accingevo ad indossare il tocco e la toga per fare ingresso nella sala della cerimonia, al suono di Gaudeamus Igitur, che una sapiente regia aveva inserito assieme agli inni nazionali nel registratore, quando avverto una potente scossa che, per una frazione di secondo, investe il mio corpo. Entra nell’auletta nella quale avveniva la nostra preparazione un cortesissimo Tenente Colonnello, che faceva parte della delegazione del Contingente Militare di Herat, che mi avverte: E’ arrivata Maria Bashir. Gli rispondo secco: Sì, lo so! In realtà non sapevo dell’avvenuto arrivo dell’ospite d’onore della cerimonia, Procuratore generale del Distretto giudiziario di Herat. Mi scuso subito col cortesissimo Tenente Colonnello per la risposta un po’ brusca e la giustifico col nervosismo della giornata molto particolare. Mentre entriamo in sala, mi ritornano come dei flash due episodi, avvenuti tra il 2009 e il 2010 in Palestina. A Gerusalemme, davanti alla tomba di Cristo, un forte tremore alle gambe, un sudore freddo ed una fortissima commozione. Incapace a muovermi per alcuni minuti, con una fila di pellegrini che premeva perché mi allontanassi. L’anno successivo, in visita alla tomba di Arafat a Ramallah, rimasi impietrito per un tempo lunghissimo, forse un quarto d’ora, nella posizione militare degli “Attenti”. Con questi pensieri prendo posto nelle poltroncine dedicate alla delegazione dell’Università di Sassari e al Chancellor di Herat. Individuo subito, nella prima fila, separata dal Generale Comandante della Brigata Sassari da un interprete, una donna elegante nel suo spolverino nero, arricchito ai bordi da motivi geometrici e floreali, con un copricapo che lasciava intravvedere una chioma corvina. Era lei, Maria Bashir. Osservandola, compresi il perché di quella potente scossa che mi aveva investito. Uno sguardo magnetico si intuiva a distanza. La cerimonia comincia con la preghiera officiata da un professore della Facoltà di Islamistica, della quale seguiamo i suoni. Imitiamo anche i gesti delle mani, molto simili a quelli del Padre Nostro nelle nostre Messe. Discorso, poi tradotto per noi, del Chancellor. Discorso, a sua volta tradotto nella lingua pashtun, del Magnifico Rettore di Sassari. E’ poi la mia volta, per un breve excursus storico della cooperazione tra l’Università di Sassari, l’Ente Acque della Sardegna, la Regione Sarda e l’Università di Herat. La cerimonia prosegue con la consegna al Dr. Mohammad Alam Ghoryar e al Dr. Abdullah Halim dei diplomi, peraltro vidimati dall’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Afghanistan in Italia, che ne attesta la validità nel loro Paese. Poi, i riconoscimenti. Il Rettore di Sassari consegna al Chancellor di Herat una pergamena in ricordo dell’evento e il sigillo storico dell’Ateneo turritano e pergamene e medaglie commemorative al Preside della Facoltà di Agraria e al Direttore del Dipartimento di Zootecnia. Non si fa attendere la risposta del Chancellor. Consegna al Magnifico Rettore una Letter of Appreciation. Anche a me viene riservato questo onore. Ricevo anch’io una bella targa, contenuta in un elegante cofanetto di legno abbellito da motivi floreali. E’ la volta di Maria Bashir. Anche a lei il Rettore consegna la pergamena, con la motivazione “In segno di riconoscimento del ruolo di difensore dei diritti civili delle Comunità urbane e rurali del Suo Distretto Giudiziario”. A me l’onore di consegnare alla Signora il Sigillum Universitatis Turritanae Sacerensis, con le effigi dei tre martiri turritani, Gavino, Proto e Gianuario. Il Rettore annuncia poi che l’Università di Sassari le conferirà la laurea honoris causa in “Pianificazione e Politiche per la Città, l’Ambiente e il Paesaggio”. Giusto la sera del 30 aprile Il Consiglio del Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica ne aveva deliberato il conferimento con la motivazione “per la tenacia nel perseguimento di una città e di un territorio dei diritti” a “Maria Bashir premio «Donna Coraggio» del 2011, consegnato da Michelle Obama e Hillary Clinton, e definita da Time come la donna più influente della Repubblica Islamica afgana e tra le più importanti del pianeta”. Attimo di forte commozione da parte della Signora e – tradotte le parole del Magnifico Rettore – scrosciante applauso di approvazione da parte del pubblico di professori e studenti presente. Foto di rito. Chiedo alla Signora di poter avere una foto ricordo con lei. Sorriso d’assenso. Poi i saluti. E così come era apparsa, quasi misteriosamente scompare. Seguita dalla sua scorta.
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