Purché non sia una barzelletta [di Raffaele Deidda]

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In tour elettorale a Milano, Matteo Renzi è stato interrotto mentre spiegava il decreto Irpef. “Questa storia degli 80 euro sta diventando una barzelletta”, ha detto. Poi, imitando la voce di Berlusconi: “Abbiamo deciso di fare una riduzione del cuneo fiscale, di aumentare il mercato interno e la domanda nel Paese consentendo l’aumento dei consumi, acciò che finalmente l’Italia possa uscire dalla crisi”.

E’ realmente motivato l’ottimismo del segretario-premier? Non ne è convinta CGIA Mestre, l’associazione artigiana più conosciuta che produce ricerche, analisi, comparazioni economiche e prese di posizione. Puntualmente riportate dai media nazionali che ne riconoscono serietà e autorevolezza. Il segretario Giuseppe Bortolussi ha lanciato l’allarme: Sfiancate dalla crisi e sempre più a corto di liquidità c’è il pericolo che molte famiglie e altrettante piccole imprese non riescano a superare questo vero e propriostress test fiscale”.

E’ in arrivo, infatti, un ingorgo fiscale e CGIA fa sapere che tra giugno e luglio i cittadini e le imprese avranno a che fare con 29 scadenze fiscali. Al netto del gettito riconducibile ai contributi previdenziali, stima che nelle casse dello Stato entreranno oltre 75 miliardi di euro di tasse, 40 miliardi dalle famiglie e 35 dalle imprese. Provenienti da Irpef, Ires, contributi previdenziali, prima rata Imu, Tasi e, in molti Comuni la rata della Tari (tassa sui rifiuti). Per quest’ultima decideranno i Sindaci numero e scadenze delle rate. A giugno, inoltre, dovranno essere onorati i versamenti mensili delle ritenute Irpef, dei dipendenti e dei lavoratori autonomi, il pagamento dei contributi previdenziali e dell’Iva riferita al mese precedente. Nel mese di luglio dovrà essere effettuato il versamento Irpef dei lavoratori dipendenti e degli autonomi, oltre ai contributi previdenziali e al pagamento dell’Iva del mese precedente.

Commenta ancora il segretario della CGIA: “Oltre all’imponente sforzo economico che nel prossimo bimestre famiglie e imprese saranno chiamate a sostenere, i contribuenti italiani dovranno sopportare anche un costo aggiuntivo legato alla burocrazia che attanaglia queste operazioni. Secondo una nostra elaborazione su dati della Banca mondiale, per pagare le tasse in Italia sono necessarie 269 ore all’anno, pari a 33 giorni lavorativi. Nell’area dell’euro solo il Portogallo registra una situazione peggiore della nostra”.

Regna, infatti, una grande confusione sulle modalità di pagamento delle imposte comunali. Molte amministrazioni sono in ritardo nel definire le nuove aliquote della Iuc, l’imposta unica comunale che mette insieme Tari, Imu, e Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. Un pasticcio che rende irrealizzabile l’innovazione presentata da Renzi come simbolo del nuovo modo di governare, riportata anche nella legge di Stabilità: l’invio a casa dei contribuenti dai Comuni del bollettino prestampato con l’indicazione dell’importo da pagare.

 

E’ l’ufficio studi della Uil a dire che in 12 città capoluogo, delle 32 che hanno fissato le aliquote, si pagherà in media per la Tasi sulla prima casa più di quanto si pagava per l’Imu. L’anno scorso il gettito dell’Imu era di 20 miliardi, per il 2014 si calcola che fra Imu e Tasi si arriverà ad un tetto fra 24 e 27 miliardi. Dove risiede la sbandierata semplificazione se per la sola Tasi sono previste 75 mila combinazioni di aliquote e detrazioni in base a reddito, rendita catastale, nucleo familiare etc.?

 

Tornando agli 80 euro (certi, pare, fino a dicembre 2014), non sono una barzelletta per chi ha un reddito di poco superiore a 1000 euro al mese. Rischiano di diventare una beffa se il bonus sarà assorbito dagli aumenti delle imposte e se le incertezze in capo a queste ne renderanno imprudente la spendita in beni di consumo.

Forse per dare efficacia al bonus sarebbe stata necessaria una moratoria fiscale. Anche per evitare che a 10 milioni di italiani sorga il dubbio che lo Stato prima eroga 80 euro e poi se li riprende, magari con gli interessi. Se fosse una barzelletta, sicuramente non la troverebbero divertente.

One Comment

  1. Antonello Farris

    Un bonus di 80 euro (che poi il prossimo anno saranno 53) mi sta bene se riguarda i dipendenti pubblici. Per i dipendenti privati lo Stato avrebbe dovuto tagliare in modo più consistente il cuneo fiscale e spingere confindustria e altre associazioni datoriali ad aumentare gli stipendi ai lavoratori per avvicinarli al livello dei maggiori paesi europei (Francia, Germania, Olanda, Inghilterra).

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