Portali dell’Oristanese [di Franco Masala]
Il più spettacolare è certamente il portale visibile a Donigala Fenughedu, oggi frazione di Oristano. Risalente al 1780 circa, si erge nella sua maestosità, mostrando l’andamento curvilineo delle cornici e delle volute in uno scambio continuo di pietra trachitica – grigia e rosa – che lo costruisce. Il grandioso manufatto accentua l’andamento obliquo dello stipite sinistro per agevolare il passaggio dei carri e si incarica di celebrare le ricchezze di Vitu Sotto, facoltoso proprietario di allora. Non è meno interessante la bella inferriata che traccia linee sinuose ed eleganti permettendo di scorgere l’interno dell’estesa tenuta. Le forme del portale rientrano nel linguaggio architettonico del Barocchetto diffuso nell’Isola dalla cultura piemontese, soprattutto attraverso la presenza e l’opera di Giuseppe Viana, il grande architetto che proprio a Oristano fornì il progetto per il complesso monumentale del Carmine, una delle testimonianze più alte dell’architettura del sec. XVIII in Sardegna. L’andamento mistilineo della chiesa, sia nelle pareti che nella pianta, richiama le linee articolate del portale di Donigala consentendo di supporre una paternità comune. Non è il solo e, anzi, nelle campagne intorno a Oristano è frequente vedere portali al centro di una recinzione che chiude proprietà un tempo più vaste, secondo una modalità frequentissima anche in terra di Spagna. E se ormai sono isolati i due bei portali nel centro abitato di Cabras – quello di Don Peppi e quello di Donna Annetta – altri sono disseminati nel territorio lungo le strade di campagna e in condizioni non sempre buone. Ora con richiami barocchi di tipo popolaresco, ora semplicemente intonacati e con mattoni pieni, questi manufatti testimoniano “un nuovo modo di concepire il rapporto con la campagna da parte dei suoi proprietari” (Salvatore Naitza, 1992) mettendo in rilievo la valorizzazione della messa in coltura dell’ulivo, in particolare, favorita dai Piemontesi. Oggi rimangono come prova tangibile di una civiltà agricola, legata ormai al paesaggio storico.
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Peccato solo che alcune abitazioni che si trovano all’interno si trovino in uno stato di completo abbandono.