Il Terrapieno in pericolo [di Carla Deplano]
Con buona pace di tutti, i primi pini sono stati segati di buon mattino. Cercasi soluzione alternativa all’abbattimento della variegata flora che rende unico e irripetibile il Terrapieno del viale Regina Elena, a Cagliari. Questa sera si è riunito un comitato di salvaguardia del verde urbano a ridosso dei moncherini dei pini storici: quanti sono effettivamente al corrente delle conseguenze dei lavori di consolidamento del Terrapieno? Vogliamo evitare un “Piazzetta Maxia bis”? Si dice che sei pini, tre phytolacche e uno schinus molle non saranno abbattuti, ma piuttosto trapiantati in un vivaio comunale. Non sono un’esperta di botanica, né tantomeno un’ingegnere, ma da cittadina accorata nonché residente nella circoscrizione Villanova-LaVega invito tutti ad andare a vedere di persona quel che resta di alberi segati all’altezza di un metro da terra e non certamente trapiantabili, che hanno contribuito con la loro presenza a definire il genius loci di uno dei siti più suggestivi della città. Da tanti anni non faccio che constatare lo stato di grave precarietà del bastione di contenimento del Terrapieno e mi rendo perfettamente conto dell’urgenza di un intervento di consolidamento. Certo è che con un po’ di buon senso e di lungimiranza i danni creati dalle radici e dal peso delle piante ora ritenute non compatibili con la sicurezza del muro potevano essere contenuti e risolti nel tempo con interventi progressivi e mirati, evitando soluzioni drastiche e traumatiche. Mi chiedo se sia stata realmente contemplata una soluzione che possa ovviare all’abbattimento dei pini e delle phitolacche cantate da Alziator e tanto care ai cagliaritani. Ciò che si auspica, d’altra parte, in previsione di interventi tanto delicati, è un coinvolgimento diretto della popolazione che dev’essere informata di diritto attraverso una forma concreta di democrazia partecipativa: non possiamo subire da un giorno all’altro – passivi e impotenti – degli sfregi che gridano vendetta come la nuova Piazza Costituzione prevista dalla precedente Giunta comunale, perché poi le proteste tardive a nulla giovano e i danni sono permanenti!
*Storica dell’arte |
Un contributo alla causa:
http://www.vitobiolchini.it/2013/10/10/riusciranno-i-nostri-eroi-a-salvare-gli-alberi-di-terrapieno-a-cagliari-motoseghe-di-sinistra-in-azione/
Anch’io vivo a Villanova sotto il Terrapieno e non essendo neppure io un’esperta, ho dovuto dire, inascoltata, che il Terrapieno, il suo pavimento, i suoi gradini e i suoi muri, hanno cominciato a camminare dopo la costruzione del parcheggio. In quel momento ho capito che il Terrapieno, come se avesse una vita propria, stava cercando un suo nuovo ubi consistam, si stava riposizionando, insomma, come dopo un terremoto. Ho pensato che bisognasse lasciarlo in pace ed aspettare che il riposizionamento si consolidasse. Ed invece sono arrivati gli esperti, che hanno esaminato il prima e il dopo ma non l’intermezzo e sono usciti con la storia delle piante troppo pesanti che trascinerebbero giù il giardino pensile. Sarà. Purtroppo non c’è la prova contraria e l’unica consolazione è che verranno messe a dimora altre piante. Speriamo siano piante allegre, belle e profumate come quelle portate via e non siano invece quei tetri lecci che, con la scusa della flora identitaria, stanno ingrigendo e rattristando a morte le strade sarde.